Iniziata la conferenza a Ginevra in un'atmosfera di serena comprensione

Iniziata la conferenza a Ginevra in un'atmosfera di serena comprensione r il controllo sulla sospensione degli esperimenti nucleari Iniziata la conferenza a Ginevra in un'atmosfera di serena comprensione Aperti i lavori dall'italiano Spinelli rappresentante delle Nazioni Unite - "Siamo certi, ha detto uno scienziato russo, che il senso di responsabilità aiuterà noi e i nostri colleghi occidentali a trovare un linguaggio comune per raggiungere il nostro obiettivo,, (Dal nostro inviato speciale) Ginevra, 1 luglio. La « Conferenza di esperti per lo studio delle possibilità di accertare le violazioni di un eventuale accordo sulla sospensione degli esperimenti nucleari » — questa la lunga ma ufficiale denominazione — sì è aperta oggi pomeriggio In quell'atmosfera serena, per non dire amichevole, che già ieri avevamo notate. Parlando a nome di tutta la delegazione sovietica, e cioè anche dei polacchi, dei romeni e dei cecoslovacchi, il prof. Fedorov ha immediatamente confermato 11 suo consenso alla impostazione degli occidentali per una Conferenza esclusivamente limitata al campo tecnico e senza alcun sconfinamento nella politica. < Noi siamo qui — ha detto lo scienziato russo — per studiare i vari metodi di registrazione delle esplosioni nucleari, allo scopo di stabilire un sistema atto a controllare l'osservanza di un accordo sulla cessazione generale delle prove atomiche. Non a noi certo spetta il compito di porre fine agli esperimenti: questa è materia che dovrà essere regolata dai Governi ». La Conferenza ha avuto inizio alle 3 in punto in una sala del Palazzo delle Nazioni. Db una-parte di un lungo tavo¬ lo, hanno preso posto i sovietici: Hulubei (Romania), Behounek e Simane (Cecoslovacchia), Tsarapkin, Fedorov e Tamm (Urss), Mensovic e Liurkevic (Polonia). Col Premio Nobel russo, prof. Semionov, atteso per domani, i sovietici saranno in. nove, due più degli occidentali seduti di fronte a loro dall'altra parte del tavolo in quest'ordine: Cockroft (Gran Bretagna), Lawrence (Usa), Penney (Gran Bret), Fisk e—Bacher (Usa), Rocard (Francia), Solandt (Canada).'' Tutti tecnici da parte occidentale, un politico — Tsarapkin, che ha rango di ambasciatore — fra ì sovietici. Dietro a ciascuna dolegazione siede una ventina di esperti. E' toccato ad un italiano, all'ambasciatore Spinelli, nella sua qualità di direttore dell'Ufficio europeo delle Nazioni Unite, il compito di aprire i lavori della Conferenza porgendo ai delegati il saluto dell'Orni: « Le vostre discussioni — egli ha dichiarato — toccano uh aspetto di quel problema del disarmo che è sempre all' esame delle Nazioni Unite. Ho gradito molto la vostra decisione di tenere l'Onu al corrente dei lavori. Il segretario generale, signor Hammarskjoeld, ha designato a tale scopo, come suo rappresentante personale, il signor Narayanan (India): mi ha incaricato di fare voti per il successo della Conferenza e di esprimere la sua viva speranza che i vostri sforzi portino ad un reale progresso sulla via della pace e della sicurezza per l'umanità». « Noi siamo qui — ha replicato il capo della delegazione occidentale dott. Fisk — in seguito all'accordo raggiunto fra i presidenti Kruscev ed Eisenhower, per studiare i problemi tecnici inerenti alla registrazione e identificazione delle esplosioni nucleari. E' di grande importanza avere una comune visione di tali problemi come base per una ulteriore considerazione da parte dei nostri Governi in vista di future decisioni. Ciascuno di noi apporta la tradizione della scienza, una tradizione che pone l'obbiettività sopra ogni altra cosa. In questo spirito noi affrontiamo con ogni speranza quella che può essere una missione storica: porre le basi tecniche per delle grandi decisioni ». Il capo delegazione sovietico, dopo avere fatto la già riportata dichiarazione sulla «tecnicità»' della Conferenza, ha formulato l'augurio che il dibattito di Ginevra possa iacilitare la cessazione delle esplosioni nucleari anche da parte occidentale. «Gli esperti qui riuniti — ha detto il prof. Fedorov — si rendono conto più di ogni altro, non solo della tragedia che potrebbe travolgere i popoli nel caso di un impiego bellico delle armi atomiche, ma anche delle rovinose conseguenze per l'umanità e per le generazioni future, di una continuazione degli esperimenti nucleari. Un tempo gli scienziati amavano chiudersi nel loro mondo, lontani dai problemi della società: oggi essi sono sempre più in ansia e sentono sempre più la responsabilità per la maniera in cui le loro conquiste tecniche possono essere applicate: a beneficio o a danno dell'umanità. Siamo certi che questo senso di responsabilità aiuterà noi ed i nostri colleghi degli Stati Uniti, di Gran Bretagna, Francia e Canada, a trovare un linguaggio comune per raggiungere il nostro obbiettivo ». Le parole dello scienziato sovietico sono piaciute agli occidentali e molti sono andati a stringergli la mano, mentre la seduta pubblica veniva tolta. Dopo pochi minuti i delegati hanno ripreso i loro lavori a porte chiuse; all'uscita, dopo quasi due ore, tutti hanno dichiarato di non avere da farò, e di non poter fare, nessuna comunicazione alla stampa. Si è saputo soltanto che, sempre in un'atmosfera molto cordiale, gli scienziati hanno deciso' di estrarre a sorte il nome del presidente per la riunione di domani pomeriggio e di alternarsi in seguito secondo l'ordine alfabetico. Siamo ancora alle questioni procedurali: saranno necessarie diverse sedute soltanto per stabilire un ordine dei lavori. Solo nella prossima settimana, probabilmente, i delegati affronteranno un primo gruppo di argomenti, l'esame cioè dei vari mezzi che permettono di avvertire a grande distanza le esplosioni atomiche, e all'idrogeno. Occorrerà, a quanto sembra, una decina di giorni prima di poter passare a un problema più delicato, quello dell'ubicazione e dell'impianto di posti di osservazione per un controllo internazionale. Secondo ì delegati sovietici, la Conferenza non potrà durare meno di quattro settimane; secondo gli occidentali, almeno cinque. E nessuno si nasconde che le maggiori difficoltà appariranno alla fine, quando dietro alla tecnica potrebbe riaffiorare l'elemento politico: si pensi soltanto all'ipotesi che una delegazione sostenga la necessità di porre posti di controllo internazionali all'interno del territorio proprio e altrui. Giovanni Giovar nini