Piena confessione sulla rapina all'ATM Il tranviere bandito e il capo sono crollati

Piena confessione sulla rapina all'ATM Il tranviere bandito e il capo sono crollati Rivissuto ora per ora il clamoroso colpo al deposito di corso Tortona Piena confessione sulla rapina all'ATM Il tranviere bandito e il capo sono crollati Due figure opposte: il tanno piange disperato, il Ciappina ride tracotante - Compirono l'assalto in cinque: i milanesi e lo zio del tranviere-Ora si sa tutto: dalla minuziosa preparazione del piano, alla fuga; chi rubò l'auto, chi la guidava, chi sparò - E il Ciappina rischia anche hmlutazione di tentato omicidio - Regia perfetta, ma un errore di esecuzione mise in forse l'impresa - Feroce litigio per non aver preso la quarta cassetta - Due infelici: le sorelle del tranviere - Innocente il cugino, Mauro Cusanno Primo .Allalba di ieri mattina, Ugo Ciappina e Mauro Cusanno sono crollati quasi contemporaneamente ed i funzionari di polizia che avevano condotto gli interrogatori, con ritmo estenuante hanno potuto avere finalmente sotto i loro occhi l'intero svolgimento della clamorosa rapina dell'ATM, in tutti i.dettagli. Le confessioni sono state diverse soltanto nel modo in cui i due le hanno rese: Ugo Ciappina, il capo, delinquente incallito, si è arreso con un sorriso spavaldo sulle labbra, fumando una sigaretta dopo l'altra, con un tono che può aver ricavato dalla lettura dei più deteriori < gialli » americani; Mauro Cusanno, il giovane incensurato, il tranviere che tutti conoscevano come un onesto ladarivdesi toleinac'ehoa tisnomnevicipebisi mbato lavoratore, con parole rotte dai singhiozzi, ed invocazioni rivolte al dott. Maugeri, capo della Mobile dì Torino, recatosi a Milano per gli interrogatori: « Dottore, la prego, pensi lei alle mie sorelle! Sono rovinate, non sanno nulla, non c'entrano con la rapina, io le ho portate alla rovina! ». L'idea-base del colpo venne a Filippo Cusanno, zio dell'autista arrestato. Filippo Cusanno ha quarantatre anni:.circa metà di questi li ha trascorsi nella lontana Corato, in provincia di Bari, fino a quando cioè, essendo stato condannato per alcuni furti, pensò di cambiare aria e venne a stabilirsi a Milano per fare l'unico mestiere che conosceva, il barbiere. Veniva a Torino molto raramente, . anche perché sapeva che i nipoti, trasferitisi anch'essi, come è noto, in via Cigna 11, conoscendo i suoi trascorsi penali, non lo vedevano di buon occhio. Ora queste sue visite senza uno scopo dichiarato nella nostra città hanno destato sospetti nella polizia: non è esagerato presumere che lo zio Filippo compiesse questi viaggetti per mettersi in contatto con persone poco raccomandabili. Ma su questo si saprà qualcosa in seguito. Per ora, importa precisare che la pecora nera della famiglia Cusanno, colui che doveva portare alla rovina il dipendente dell'ATM fu lo zio Filippo. II quale iniziò la manovra a largo raggio. Cominciò ad informarsi sui suoi guadagni: sulle 60 0 70 mila lire al mese. « Per un ragazzo sveglio come te, non sono certamente molte. Ne conosco di quelli che sanno far fruttare il loro cervello molto meglio >. Per le prime volte lo zio non aggiunse spiegazioni a quelle parole un po' sibilline. Poi vennero altri particolari: domandava se è vero che alla Azienda Tranviaria, il giorno delle paghe, c'erano dei furgoni ci portavano le cassette zeppe di milioni quasi Incustoditi, se mai nessuno aveva pensato ad allungare una mano, e così via, con frasi sempre più evidenti. E venne il giorno in cui lo zio, lo prese in disparte e gli fece proposte precise: «Ormai sappiamo tutto. Ho alle spalle una banda di gente piena di fegato, il colpo non può fallire. Tu hai soltanto da stare zitto e avrai la tua parte, tale e quale come noi che dobbiamo « lavorare ». Quello che vogliamo è soltanto questo: che tu non dica una parola a nessuno e ci tenga nascosti prima e dopo il colpo, in via Cigna. Nlent'aTtro >. Tutto marciò aìla perfezione : 10 zio Filippo aveva ragione', l'impresa era così ben preparata che doveva riuscire per forza. La banda arrivò da Milano la sera di venerdì 15 novembre, il giorno precedente alla distribuzione delle buste paga. Erano tipi solidi di poche parole. Scesero da un'Alfa Romeo e da una « 103 », portando un sacco: dentro c'erano le armi, un mitra a canna segata e tre o quattro pistole, ma dall'esterno sembrava che contenesse scatolame o qualche innocuo arnese. Così il Cusanno conobbe per la prima volta gli uomini che dovevano « lavorare ». Glieli presentò lo zio, come se fossero vecchi compagni: 11 Ciappina, il De Maria, il Cesaroni, che tutti, con un sorriso beffardo, chiamavano «il droghiere», il Malaspina, che faceva il sarto. Poche parole, poi la banda si divise: il Ciappina, il Malaspina, lo zio Filippo andarono a dormire in casa dell'autista, in via Cigna 11. Le due stanze erano deserte, le sorelle Rosa ed Antonietta erano state allontanate con un pretesto. Il De Maria ed il Cesaroni, frattanto, approfittavano delle tenebre per portare a termine un incarico importante. Si trattava di procurare una macchina sufficientemente ampia da portare almeno cinque persone, e la trovarono in via Rattazzi. Era la c 1900 » che un medico di Pavia aveva lasciato davanti all'albergo « Majestic». Le maniglie cedettero agli arnesi del De Maria, la portiera si spalancò; il Cesaroni, balzò al volante e via. 1 due girarono un po' per la città, tanto per far perdere le tracce, poi andarono a piazzare la macchina in un angolo di Valsalice e, nonostante il freddo pungente, vi trascorsero la notte. Alle 7 di sabato 16 novembre la macchina si fermava davanti all'alloggio di via Ci gna 11. Il tranviere se ne era già andato cóme al solito, verso il suo lavoro; gli altri tre stavano alzandosi allora. Venne ad aprire lo zio Filippo con ie guance bianche di crema per barba, la notizia si diffuse- sottovoce nel piccolo al¬ DI IER loggio: si cominciava bene, la macchina c'era ed era una potente Alfa Romeo. Ora non c'era tempo da perdere. Tutto era calcolato al minuto e fu attuato con perfezione assoluta. Alle otto in punto, i. cinque erano in macchina; dieci minuti più tardi l'Alfa si fermava a breve distanza dall'ingresso del deposito ATM di corso Tortona. Quanto avvenne in seguito è stato già raccontato a più riprese ed i lettori «mosconi or^ mai tutte le fasi della rapina. Un particolare rimane però incerto: chi dei cinque sparò quella raffica di mitra "he convinse i tranvieri presenti a tenersi lontani dai banditi? Ugo Ciappina, dicono quattro del « gangstere », e lui stesso si è vantato parecchie volte di essere bravissimo nel «far cantare il cannone». Il Ciappina Invece sostiene che a sparare fu lo zio Filippo, ma è probabile che menta. Quando le cassette con i 18 milioni furono sistemate sulla macchina e questa potè scattare per corso Tortona, avvenne un incidente che per poco non mandò tutto a monte. I posti sull'« Alfa » erano stati distribuiti in precedenza e tutti conoscevano la disposizione a memoria: ancora la sera prima avevano eseguito le prove. Secondo quanto stabilito, lo zio Filippo doveva salire davanti, accanto al Cesaroni, che era ai volante, ed al De Maria. Invece salì di dietro, con il Ciappina ed il Malaspina. Uno sbaglio che poteva costare .caro. Il Cesaroni, non vedendolo, si persuaso che fosse rimasto a ter; ra, rallentò gridando che dovevano tornare indietro a prenderlo... Un momento drammatico per 1 banditi. Ma zio Filippo batté sulla spalla del Cesaroni: « Sono qua, fila via! ». Con un lungo giro l'Alfa andò a fermarsi in via Parma. Qui era la «103» che la banda aveva portato da Milano. Il trasbordo delle cassette fu questione di pochi secondi. L'Alfa fu abbandonata al suo destino e la « gang » si diresse verso via Cigna 11. Le sorelle di Mauro Cusanno erano sempre assenti; l'autista arrivò verso, mezzogiorno. I cinque, per essere più tranquilli, si erano trasferiti in cantina. Qui c'era un'atmosfera piuttosto tesa: si accusavano l'un l'altro di essersi lasciata sfuggire .la quarta cassetta. Comùnque la .spartizione del bottino avvenne in mòdo abbastanza rapido, ed 1 sei poterono passare una seconda notte nell'alloggio con le tasche piène di milioni. Soltanto nella tarda serata della domenica i banditi milanesi se ne andarono con le loro due macchine, prendendo strade separate. Prima di partire il De Maria disse: «Tutto è andato bene, ma siamo stati sfortunati. Gente come noi non può accontentarsi di 18 milioni. Bisogna che ci rivolgiamo a qualche Impresa più redditizia... ». Il Ciappina, che gli era accanto, gli strizzò l'occhio. Che cosa avvenne in seguito è stato già raccontato.. A Torino rimase soltanto l'autista dell'ATM, che continuò Imperterrito 11 suo lavoro senza concedersi 11 minimo lusso. I due milioni e mezzo che rappresentavano la sua parte erano stati nascosti — egli afferma — in cortile, sotto un blocco di cemento. E sono spariti. Il giovane ha lasciato intendere che può essere stato uno della banda a giocargli il brutto scherzo; la polizia è propensa a credere che 1 due milioni e mezzo ci siano ancora, nascosti chissà dove, magari depositati in banca. Comunque 11 Cusanno pare sincero quando piange e grida che le due sorelle sono rimaste senza un soldo, così sincero che il dott. Maugeri, per. calmarlo, ha dovuto promettergli di interes- sarsi per trovare loro una sistemazione. , ._■ Sotto questo aspetto la sua figura è realmente enigmatica e lo dimostra questo fatto. Fra un mese, la sorella maggiore Rosa si sposerà, Ili vista del matrimonio, il giovane aveva chiesto all'ATM un anticipo di 200 mila lire, che avrebbe restituito a rate, e l'ottenne. Questo per confermare che le sue possibilità finanziarie erano modeste (e cioè che il bottino era già sparito) ; ma potrebbe anche essere un espediente per sviare le indagini ed allontanare ogni sospettò. Dello zio nessuna notizia. Con costui tre sono 1 banditi ancora da rintracciare. Gli altri d\i<> sono il Cesaroni e quell'Eros Castigltoni, che faceva l'autista durante l'assalto di via Oscppo. Del primo si pensa che sia ad Ancona, ma la polizia,-che ha setacciato a lungo certi ambienti della città non è riuscita a «covarlo.; il secondo sarebbe invece a Sanremo o nei dintorni. Infine dobbiamo segnalare la piena innocenza di Mauro Cusanno Primo, Come si sa, i Mauro Cusanno sono due: l'uno è 1 autista arrestato, l'altro un suo cugino, che sabato era stato' invitato in Questura per schiarimenti. Il giovane è stato riconosciuto estraneo alla rapina nel modo più totale ed In mattinata ha potuta ritornare in famiglia per festeggiare la Pasqua. E' un ottimo ragazzo, ha fatto sempre il suo dovere, non è certo colpa sua se il cugino si è dato al banditismo. Questa mattina stessa potrà riprendere il suo lavoro, e dimenticare — fra la comprensione e la stima del superiori e dei compagni — le tristi ore che il suo omonimo parente gli ha fatto trascorrere. Le sorelle del tranviere: «Non ci aveva mai confidato nulla!» La casa di via Cigna 11 dove si rifugiarono 1 banditi prima e dopo aver compiuto la rapina