La Jugoslavia minaccia di ritirare il suo ambasciatore da Pechino

La Jugoslavia minaccia di ritirare il suo ambasciatore da Pechino Si inasprisce il contrasto fra Belgrado e il blocco sovietico La Jugoslavia minaccia di ritirare il suo ambasciatore da Pechino I dirigenti cinesi hanno disertato un ricevimento del rappresentante di Tito - A Belgrado si ritiene che il Cremlino abbia deciso la rottura con il Maresciallo e la morte di Hagy perché non vuole più la conferenza al vertice (Dal nostro inviato speciale) Belgrado, 25 giugno Stasera Radio Belgrado ha comunicato che il Governo cinese si è rifiutato di ricevere l'ambasciatore jugoslavo Vladimir Popovich, 11 quale, accingendosi a lasciare la sede di Pechino, aveva chiesto di poter svolgere le normali visite di commiato. La radio di Belgrado ha precisato che durante alcuni giorni l'ambasciatore Popovich aveva tentato invano di parlare con i rappresentanti del governo di Pechino ed ha informato che al ricevimento d'addio offerto dall'Ambasciata jugoslava non si è presentato alcun membro del Governo cinese. Questo atteggiamento, ha commentato Radio Belgrado, non soltanto costituisce una violazione delle normali regole di protocollo, ma è altresì una grave offesa alla Jugoslavia. Dopo quanto è successo si ritiene che il Governo di Belgrado difficilmente potrà nominare un successore a Pechino. L'episodio viene considerato tanto più grave in quanto Vladimir Popovich, che aveva lasciato Pechino qualche mese fa, si era recato nei giorni scorsi nella capitale cinese apposta per procedere alle visite di commiato. A Belgrado non si esita a ritenere che il gesto cinese fa parte della campagna che, nelle ultime settima ne, il « campo socialista » con duce in modo drastico contro la Jugoslavia. L'iniziativa del grave atto dei cinesi, si ritiene abbia avuto l'approvazione di Mosca. Evidentemente i rapporti tra il Governo di Belgrado ed il mondo orientale stanno precipitando. Se Mosca ha deciso di re suscitare la campagna contro la Jugoslavia, i motivi ideolo gici non sono che un prete- sto, dietro il quale si nascer , de dell'altro. Questa è ,a- lutazione che circola nel palazzi ministeriali di Belgrado, dove si prevede, altresì, che l'Unione Sovietica nel cor30 delle prossime settimane accentuerà il suo attegglamen_to ostile. La campagna di Mosca contro Belgrado — ci ha spiegato un importante funzionarlo — ha il suo lontano punto di partenza nel novembre scorso, quando un gruppo di delegati jugoslavi rifiutò a Mosca di Armare la dichiarazione comune dei partiti comunisti. i russi furono colti di sorpresa. ' Essi calcolavano che la Jugoslavia, a quel tempo, a causa di una serie di fatti che l'avevano allontanata dall'Occidente (tra cui la rottura con la Germania di Bonn, le ripercussioni del caso Gilas, il rifiuto di continuare a ricevere aiuti militari americani) fosse matura per allinearsi completamente alle vedute sovietiche. Detto in parole semplici, Kruscev credette fosse venuto il momento, così lungamente atteso, per mettere Tito con le spalle al muro. Ma si trattò di un calcolo sbagliato, che dimostra, una volta di più, l'insensibilità dei russi nei rapporti con Belgrado. Kruscev rimase contrariatissìmo, e più ancora i cinesi. Ciu En-lai, parlando con uno dei membri della delegazione jugoslava, disse molto seccamente: < Presto vi accorgerete che non potete rimanere seduti su due sedie >. A partire dall'incidente del novembre, la campagna sovietica contro la Jugoslavia si svolse in due fasi distinte. In un primo momento i capi moscoviti — secondo quanto ci ha spiegato il funzionario belgradese — si mossero abilmente e sottilmente. Sì irrigidirono con gli jugoslavi, e, al tempo stesso, mantennero un atteggiamento flessibile con gli occidentali, dicendo loro che la controversia con Tito era una bega in famiglia. A questo scopo diffusero, ad arte, la voce di dissensi in seno al partito comunista dell'Urss e, attraverso certe fonti di Varsavia, fecero perfino arrivare all'Occidente delle indiscrezioni, infondate, secondo le quali la posizione personale di Kruscev stava per vacillare sotto la pressione degli stalinisti; e ciò al fine di disorientare e confondere gli osservatori occidentali. Comportandosi in questo modo, i russi miravano a dare la impressione che la vertenza con Belgrado fosse una questione interna del campo comunista, estranea al quadro dei rapporti internazionali. Improvvisamente 1 russi, mutando radicalmente linea, sono passati in una fase drastica. « Ora tutto va molto svelto, molto più svelto che nel '48 » — ci ha detto il nostro interlocutore. L'uccisione di Nagy richiama alla memoria, in modo anche troppo evidente, quella dell' ungherese Laslo Raik, voluta da Stalin all'epoca della prima rottura con Belgrado. Quale sia il fattore che ha indotto i russi a mutare registro così repentinamente, è ancora motivo di congetture; ma ciò che appare abbastanza chiaro è il collegamento fra l'uccisione di Nacy e la situazione internazionale Fino a che speravano nelle trattative per la conferenza alla sommità, i russi contennero In polemica con Belgrado entro termini tollerabili, che non avevano nulla a che fare con quella del 1948. La condanna dei quattro magiari, secondo i nostri informatori jugoslavi, deve essere interpretata come il segno che i sovietici, vista la piega delle trattative, sono arrivati alla convinzione che non è possibile giungere a un qualsiasi accordo sodisfacente con gli Occiùentali. K vedono innanzi a sé, così corie accadrò nel 1948, un periodo di acuta tensione fra i due blocchi. La pubblicazione dei documenti relativi alle trattative per la conferenza alla sommità, che Mosca ha deciso unilateralmente contro l'impegno preso con gli alleati, e la condanna a morte di Nagy sono due fatti collegati strettamente. A Belgrado, in questi giorni, si parla molto del prossimo arrivo del presidente Nasser, previsto per il 2 luglio prossimo a Ragusa. Il 5 e 6 luglio i due rappresentanti del « neutralismo » si incontreranno a Brloni. Ieri, nelle ambasciate belgradesi, è corsa la voce che il capo egiziano avrebbe deciso di includere nel suo programma jugoslavo una visita a Sutiesca, dove, il i luglio prossimo, Tito celebrerà l'anniversario di una importante vittoria partigiana. Ciò che ha mosso l'immaginazione dei diplomatici è la prospettiva che in quell'occasione Tito, come si dice a Belgrado, pronuncerebbe un secondo discorso sull'attuale controversia con Mosca. Se ciò fosse vero, la presenza di Nasser avrebbe un valore di sostegno alla linea di Tito, molto fastidioso per la Unione Sovietica. Al momento non si ha nessuna conferma di queste voci. Al ministero degli Esteri di Belgrado ci hanno fatto osservare che Tito, alcuni giorni fa, ha già parlato della controversia con Mosca, e non esiste alcuna certezza che, il 4 luglio prossimo, egli torni sull'argomento Alfredo Todisco