Il bandito Cesaroni arrestato nel Venezuela dove s'era rifugiato dopo la rapina di Milano

Il bandito Cesaroni arrestato nel Venezuela dove s'era rifugiato dopo la rapina di Milano Viveva in un appartamenti» al 12° piano di un grattacielo di €Jaraeas Il bandito Cesaroni arrestato nel Venezuela dove s'era rifugiato dopo la rapina di Milano Si è presentalo in vestaglia agli agenti - Secondo i recenti accordi potrebbe essere consegnato alle autorità italiane - Era fuggito con passaporto falso via Zurigo-Amsterdam dove aveva ottenuto il visto da un funzionario venezuelano - Si riteneva al sicuro ed aveva con sé sessanta milioni e una ballerina cilena (Nostro servizio particolare) Caracas, 25 giugno. In un lussuoso appartamento al dodicesimo piano di uno dei più moderni grattacieli del centro di Caracas, è stato arrestato ieri nel po meriggio Enrico Cesaroni, da mesi ricercato dalla polizia italiana quale organizzatore dei più clamorosi « colpi > che la cronaca nera del dopoguerra ubbia registrato. Enrico Cesaroni, secóndo quanto è possibile fino a questo momento sapere, verrà consegnato all'Interpol in virtù dei recenti accordi stabiliti a questo riguardo con l'organizzazione internazionale della polizia, e dall'Interpol, con tutta probabilità, affidato alla polizia italiana entro un termine brevissimo di tempo, previsto in non più di un mese. Nel frattempo il gangster italiano è stato rinchiuso nelle carceri federali di Caracas, sorvegliato a vista da du» fra i più abili agenti venezuelani, in attesa che sul suo conto la polizia di Garacis possa accertare se non vi sono pendenze sospese, nel qual caso, ovviainerite, la consegna all'Interpol verrebbe effettuata dopo aver saldato i conti con le au torità locali. Enrico .Cesaroni era tran quillo a Caracas. Riteneva di avere scelto un Paese del tutto indipendente da qualsiasi legame con gli organismi polizieschi internazionali, quindi un Paese che lo potesse ospiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiii tare come un pacifico e tranquillo cittadino fino al termine dei suoi giorni. E con la base non indifferente dei mezzi che evidentemente il bandito italiano aveva potuto portare con sé — sulla cui entità la polizia sta ora indagando, ma che si aggirerebbero sui 100 mila dollari, attorno ai 60 milioni di lire — tutto senibrava avviato nel migliore dei modi nella nuova residenza venezuelana. Enrico Cesaroni aveva acquistato un'automobile di lusso americana, s'era installato in un elegantissimo appartamento moderno in uno dei quartieri più ricercati della capitale venezuelana e s'era messo a condurre una vita brillantissima, frequentando i migliori locali di Caracas e cercando di introdursi anche negli ambienti commerciali e industriali del Paese. Naturalmente aveva stretto ben presto amicizia con una giovane donna che lo seguiva dovunque: una ballerina cilena residente al Tamanaco Hotel, uno dei più lussuosi alberghi dell'America Centro-Meridionale, a quanto sembra totalmente a spese del recente immigrato italiano. Non si era nascosto minimamente, dunque, Enrico Cesaroni, forte di ciò che egli fermamente riteneva — e cioè di non poter essere arrestato dall'Interpol — evidentemente sulla scolta di notizie raccolte prima della sua fuga dall'Italia. Ma chi gli ha fornito queste notizie evidentemente non era al corrente del fatto che recentissimi accordi hanno accolto nell'organizzazione dell'Interpol anche il Venezuela, per cui, per un reato comune, è possibile anche in questo Paese assicurare alla giustizia un criminale. Se solo Cesaroni avesse saputo che tali accordi non esistono ancora con la Colombia, sarebbe stato uno scherzo per lui passare da Caracas a Bogotà, e vivere senza disturbi con i milioni illecitamente acquistati. La polizia di Caracas, appena avuta la segnalazione dall'Interpol, aveva disposto una accurata sorveglianza attorno al grattacielo per accertare se Enrico Cesaroni conducesse una esistenza particolarmente complicata: e ciò, ovviamen te, per predisporre l'arresto e non fallire nell'operazione. Ma il bandito non temeva nulla, per cui con molta semplicità nel pomeriggio di ieri quattro agenti si sono presentati alla porta del suo appartamento, mentre tutti gli ingressi dello stabile erano bloccati. E' stato lo stesso Cesaroni che si e presentato ad aprire: appena uscito dal bagno, roseo, profumato, avvolto in una vestaglia di seta rossa cangiante. Non appena gli agenti si sono qualificati, Enrico Cesaroni è im pallidito, poi si è ripreso e ha chiesto la ragione di quella visita, ma non ha tentato di ribellarsi all'invito di seguire i poliziotti al comando, certo di potersela cavare presto. Ma al comando di polizia un gentile funzionario lo ha smentito: c L'Interpol ha a che fare anche con il Venezuela — ha spiegato il funzionario al gangster — ed è in seguito alla sua segnalazione che viene effettuata questa operazione >. Il gangster ha chiesto allora di essere assistito da un avvocato, ma il funzionario ha spiegato che questo gli servirà pochissimo, in quanto l'unico compito della polizia venezuelana era di arrestarlo, non di entrare nel merito dell'accusa rivoltagli. « Al massimo — ha spiegato ancora il funzionario — si potrà vedere se a carico dell'immigrato Cesaroni c'è qualche pendenza a seguito di trasgressione alle leggi venezuelane: nel qual caso ci si metterà d'accordo fra i tribunali*. Ma non sembra che Enrico Cesaroni abbia vio- lato le leggi venezuelane, anche se un elemento è emerso sicuro: e cioè che per entrare nel Venezuela via Zurigo-Amsterdam il bandito italiano si è servito di un passaporto intestato ad Alberto Montanari ed ha ottenuto un visto presso il consolato venezuelano di Amsterdam dietro esborso di 1200 dollari (circa 750 mila lire italiane). Sembra che il visto sia stato concesso da un funzionario disonesto del consolato, malche, nonostante questo, tv'i.o sia perfettamente regolare nel l'entrata del Cesaroni ne' IMc- se. Se mai sarà il funzionario^che, se identificato, come po- re, pagherà le proprie male- fatte. Ma Enrico Cesaroni non deve rendere conto, a quello che risulta fino ad oggi, di nulla alla legge venezuelana: per cui, una volta accertato ciò, il gangster potrà essere affidato all'Interpol e da questo organismo consegnato alla polizia italiana. Quanto alla ballerina cilena amica del bandito, dopo un lungo interrogatorio da parte degli agenti venezuelani, non essendo emerso nulla a suo carico, è stata rilasciata nella stessa giornata di ieri. La polizia venezuelana ha precisato che Cesaroni è stato arrestato in seguito alla sua accertata partecipazione alla colossale rapina avvenuta a Milano mesi addietro. Silio Hernandez, capo dell' ufficio per i crimini contro le persone, ha detto al riguardo: « Abbiamo arrestato Cesaroni dietro richiesta dell'Interpol; lo tratteniamo perché le autorità italiane vogliono che sia loro consegnato. Non appena l'ambasciata italiana richiederà la la sua estradizione non avremo alcuna difficoltà a consegnarlo>. Un portavoce dell'ambasciata italiana ha dichiarato che l'ambasciata stessa non ha compiuto ancora alcun passo essendo in attesa di istruzioni da Roma. Il Cesaroni avrebbe dichiarato ai funzionari di polizia che appena in Italia proverà di non aver partecipato alla rapina di via Osoppo. Egli ha aggiunto di aver lasciato a Milano la moglie e una figlia di quattro anni. r r. p. Il bandito Enrico Cesaroni, arrestato nel Venezuela