«Kon-Tiki» archeologo della Polinesia ha piantato la sua tenda in Liguria

«Kon-Tiki» archeologo della Polinesia ha piantato la sua tenda in Liguria Jktix» ave retò il Pacifico su uno zafterone di irò ne Hi «Kon-Tiki» archeologo della Polinesia ha piantato la sua tenda in Liguria Alto, robusto, biondo, paria del suo incantevole soggiorno tra le bellezze di Thaiti - "Volevo ritornare alle origini, ma ho capito trattarsi d'un'utopia,, - Ora presso Laigaeglia sembra ritrovare la perduta felicità - Il suo libro: settantadue edizioni nel mondo (Nostro servizio particolare) Laigueglla, 24 giugno. Thor Heyerdahl, il giovane barbuto vichingo che anni or sono attraversò l'Oceano Pacifico dal Perù alla Polinesia su uno zatterone fatto di tronchi di balsa, battezzo to «KonTiki > come il leggendario dio di quei mari, ha rinunciato alle delizie delle isole dei Mari del Sud per piantare la sua tenda sotto un albero di ulivo fra 1 ruderi di Colia Micheri, un villaggio abbandonato alla sommità di Capo Mele. Il seflor Kon-TiM, come lo chiamano gl'indigeni dell'isola di Pasqua, trai quali visse a lungo, non ha più'la barba né l'aspetto del vichingo che un bellissimo libro e un fortunato film ci resero familiare. (Il libro Kon-Tiki ebbe 72 edizioni in tutto II mondo, al film toccò 11 premio Oscar). E' un uomo alto e robusto ma non massiccio, biondo, dal viso di adolescente benché abbia passato la quarantina. Ha deciso la sua rinuncia dopo lunghe meditazioni, avendo alle spalle l'esperienza di un'impresa che resta tra le più belle compiute da uomini del nostro tempo, e una meticolosa, lunga attività di scienziato, svolta sempre nelle isole del Pacifico, dove egli riteneva di aver trovato finalmente la sede perfetta per l'uomo desideroso di ritornare alle origini. Con lo stesso coraggio dimostrato nell'attraversare il Pacifico su una zattera, Thor Heyerdahl riconosce oggi che il ritorno alle origini è utopia: < Ho capita che non si può ritornare indietro di millenni. Non possiamo fingere di sentirci primitivi. Sarebbe ipocrisìa, viltà per non. riconoscere il fallimento dei nostri sogni >. Chi non ha sognato le isole dei Mari del Sud, ispirato da una letteratura che ebbe l'avvio dal diario - del capitano Cook? Ma Thor Heyerdahl è qui a smentire che in quei paradisi terrestri si possa trovare felicità. Tutto vero: lè bellissime ragazze Inghirlandate di fiori; le spiagge coralline con le palme da cocco; l'assoluta mancanza di preoccupazioni per procurarsi il cibo, l'alloggio e il vestiario, bastando frutti e pesci, una capanna di foglie e un fazzoletto. Ma, dopo aver provato a lungo il paradiso terrestre, Heyerdahl lo ha lasciato. < Mi sentivo solo e lontano. Spaurito e inutile. Me ne ritornai a casa e fui ancora una volta infelice perché ad Oslo il contrasto con i Mari del Sud era troppo grande. Scesl sul Mediterraneo e venni in Riviera. Un autista di piazza mi portò per caso a Capo Mele. Scopersi Colla Micheri, piantai la tenda. Qui è la perfetta misura fra Tahiti e la fredda civiltà del Nord >. Piantare la tenda è una espressione usai.a con significato letterale. Il norvegese vive sotto una tenda spaziosa di color verde sbiadito, arredata con un lettino da campo, un lume a petrolio (lassù non arriva elettricità né acqua), qualche libro. In un sacco a pelo dorme da ieri il figlio maggiore, di 19 anni. Sotto una pietra, quasi ogni mattina Heyerdahl ritira una lettera della moglie rimasta in Norvegia con tre bambini (verranno tutti qui ad agosto), recapitata da alcuni pescatori di Laigueglia che hanno lassù le loro « fasce > di ulivi. Ne trovo quattro, seduti su grandi lastre di pietra, intenti a conversare col « norvegese > impiegando espressioni dialettali slmili al francese con la aggiunta di parole spagnole familiari al marinai. La tenda è su uno spiazzo erboso, racchiuso da mura e archi di pietra In rovina Sette galline razzolano nei pressi con due piccoli cani bastardi. Una vecchia grinzosa, un po' strabica, si avvicina al norvegese porgendogli una fiaschetta di plastica colma di latte. «Bono latti, bono latti> esclama Heyerdahl tentando i primi incontri con la lingua italiana. La vecchietta lo guarda con amore, come un figlio bizzarro del quale non si sappia che cosa pensare: « Sei uova ogni mattinai, mi dice. < Gliele porto appena prese nel nido. Lui le mette in fila, le beve tutte, crude, una dopo l'altra >. A Colla Micheri Heyerdahl si sente veramente felice. Mi conduce tra I cipressi altissimi indicandomi da una parte l'isola Gallinara e la costa fino a Genova, dall'altra il golfo di Andora e le Alpi Marittime. Come se io fossi l'ospite che scopre la nuova terra. In un angolo, tra i ruderi di una iiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiliiiiiiiiiiiimiii Casina da caccia egli ha fatto il suo focolare. Mi indica su un muro della piazzetta una meridiana con la scritta: «Vuoi saper l'ora? Tel' dirò sùbito — è ''ora, di oprar da uomo onesto :. Heyerdahl sembra orinai appartenere alla popolazione di Colla Micheri, composta di tre famiglie, tenacemente affezionate ai ruderi del villaggio: o u a : ò a i e : poche piccole case di pietra grezza, bassi archivolti, i resti di un palazzo principesco disabitato da tre secoli. Il scilor Kon-Tiki non ha progetti all'infuori di un rapido viaggio in Costarica dove andrà a giorni per raccogliere altro materiale di studio. Egli è infatti un archeologo. Il viaggio del Kon-Tiki confermò le migrazioni di popoli primitivi dall'America alla Polinesia. Con la sua recente permanenza all'isola di Pasqua ha scoperto il segreto dei famosi colossi di pietra, circa seicento statue dal volto oblungo, pesanti anche cinquanta tonnellate, che in età remote furono scolpite nella roccia vulcanioa per essere poi trasportate in vari punti dell'isola con sistemi rimasti misteriosi per gli archeologi di tutto il mondo. Heyerdahl ripetè l'esempio del Kon-Tiki: provò a imitare gli antichi indigeni con la massima semplicità rifacendo le statue e trasportandole con i soli mezzi a disposizione dei primitivi. Quando il primo colosso fu scolpito a forza di asce di pietra, gl'indigeni parvero rinascere: con alcuni pali, corde, sassi, riuscirono a trasportare i giganti di pietra da un capo all'altro dell'isola, a rimetterli sui piedistalli da cui erano stati abbattuti nel corso di lontane guerre fra tribù. Dopo quell'impresa il seflor Kon-Tiki divenne poco meno di una divinità. E allora, dopo aver scritto « Aku-Aku > che è il racconto della sua vita all'isola di Pasqua, se ne venne sulle rive del Mediterraneo, trovando finalmente la giusta misura tra semplicità e civiltà. Più che un eroe o un archeologo egli è un saggio dal volto infantile. Mario Fazio iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Thor Heyerdahl niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii