I progetti degli ospedali secondo la tecnica moderna

I progetti degli ospedali secondo la tecnica moderna Un convegno a Roma di medici e architetti I progetti degli ospedali secondo la tecnica moderna Lo capacità di ricovero dovrebbe oscillare tra le 500 e le 800 persone - Non più di 6 ammalati per stanza - Il trasporto delle vivande con carrelli scaldati elettricamente; le porzioni confezionate in presenza del paziente - Edifici funzionali, nessun padiglione staccato dagli altri (Nostro servigio particolare) Roma, 24 giugno. La situazione ospedaliera in Italia non è invidiabile: con i nostri otto posti letto ogni mille abitanti slamo al 16° posto in Curopa, al 22° nel mondo. Per metterci in pareggio dovremmo costruire nuovi ospedali per complessivi 56 mila posti letto, il che comporterebbe lo stanziamento di cifre iperboliche, quando si pensi che il costo medio di un posto letto è di* 6 o 7 milioni di lire. Ma il problema dell'assistenza ospedaliera non è grave solo per questo aspetto: è grave anche perché gli ospedali esistenti in Italia sono in gran parte vecchi, superati dal progresso della scienza medica, privi di mezzi terapeutici moderni e di fondi per la ricerca scientifica, con un esiguo corpo di sanitari (20.477 medici per 1417 ospedali), con una insufficiente schiera di infermieri (51.944). Quali le prevedibili conseguenze? Secondo il prof. Vigliani, presidente della Società italiana di medicina del lavo ro, se si va avanti cosi, « tra pochi anni gli ospedali dovranno chiudere i battenti non potendo reggere la concorrenza con le numerose. cllniche private che rastrellano quasi tutti i malati abbienti e in grado di pagare una retta >. Questo pericolo deve essere sventato, specie ora che l'assistenza al cittadini infermi è sentita come un dovere della collettività. I modi ed i tempi di un'attività intesa a migliorare la situazione ospedaliera nel nostro Paese sono stati esaminati oggi da un gruppo di illustri medici riuniti a Roma sotto gli auspici dell'istituto di studi sulla protezione sociale, diretto dal prof. Baldi. Al medici, tra i quali èrano il prof. Morelli, presidente dell'Inali, il prof. Puntoni, il prof. Scagliettl, il prof. Vigliani e il prof. Ronzo, presidente degli ospedali riuniti di Roma, si sono uniti gli ingegneri ed architetti del Centro nazionale per. la edilizia ospedaliera (Cneto). Poiché si parlava delle nuove tecniche da seguire nella progettazione e costruzione di ospedali, era giusto che avessero anch'essi voce in ■capitolo. Anzitutto — è stato detto nel convegno romano — basta con gli ospedali monstre, basta con la concezione che un ospedale è tanto più Importante quanto più è grande. Gli ospedali moderni non debbono assomigliare alle caserme o a grandi alveari capaci di contenere due o tremila persone, la popolazione di un intero villaggio. Per essere funzionale un ospedale deve avere non meno di 500 letti e non più di 800: si realizzano in tal modo le maggiori economie di gestione, il miglior impiego del personale, la più costante cura e vigilanza degli ammalati. Quanto all'aspetto esterno gli architetti sono orientati verso un edificio centrale in cui sono posti 1 servizi e da cui si dipartono le sezioni per il ricovero degli infermi: è in certo senso un ritorno all'an tico, alle costruzioni a ciocie ra, di cui rimangono begli esempi in Francia con gli Hotel Dieu, in Italia con gli ospedali del Rinascimento. Definitivamente condannato è, invece, l'ospedale tipo della metà dell'800, formato da tanti padiglioni staccati e isolati tra loro: in tali ospedali i malati devono percorrere, per trasferirsi da un padiglione all'altro o per raggiungere la sala operatoria, molte centinaia di metri all'aperto, soggetti ai prevedibili sbalzi di temperatura. Inoltre il cibo arriva loro dalle cucine ormai freddo. Quanto al numero del letti, si è calcolato che in ogni stanza non debbano superare 1 sei. L'ideale, sarebbe naturalmente una stanza per ogni malato, ma è già confortante che si sia abbandonata l'Idea di progettare fredde e scomode camerate. Quanto al materiali da impiegare nella costruzione gli ingegneri raccomandano l'uso del cemento precompresso che permette di avere grandi solai senza pilastri, e nelle finiture l'uso delle materie plastiche facilmente lavabili e gradite all'occhio per i vivaci colori. Ogni ospedale moderno dovrebbe inoltre avere un impianto di distribuzione pneumatica e possedere dello spazio libero intorno per eventuali ampliamenti e per l'Installazione di nuovi ritrovati scientifici. Come esempio di ospedale modernamente concepito, gli architetti Luigi Brusa e Luigi Sili hanno illustrato ai partecipanti al convegno la pianta del Centro traumatologico ortopedico, un nuovissimo ospedale sorto alla periferia di Roma su iniziativa dell'Inali. Il Centro, più che un luogo di cura, ricorda un ridente albergo in un luogo di villeggiatura. Nel corpo centrale sono ospitati tutti i servizi e le sale operatorie complete di ogni attrezzatura medica. Le cucine sono nel seminterrato e il trasporto delle vivande avviene per mezzo di carrelli scaldati elettricamente: inoltre — per la prima volta — le porzioni vengono confezionate in presenza del paziente evitando gli sprechi, ma soprattutto soddisfacendo 1 gusti e l'appetito dei ricoverati. Questo per quanto riguarda la concezione architettonica dnl nuovi ospedali. I medici, dal canto loro, hanno esaminato altri problemi, attinenti aztMRizpdnlmdvcogpndlosre,dpdmggoumlqolsgsvA alla gestione e all'organizzazione ospedaliera. Il prof. Pun-. toni, preside della Facoltà di Medicina dell' Università di Roma, ha spezzato una lancia in favore dei corsi di perfezionamento per infermieri e per assistenti sanitarie. « I medici — ha detto l'Illustre clinico — hanno bisogno di collaboratori preparati, di elementi in cui riporre piena .fiducia: i bravi infermieri, invece, scarseggiano, e quei pochi sono spesso costretti, negliospedali antiquati, ad impiegare buona parte del loro tempo in attività che non hanno nulla a che vedere con la cura dei malati >. Il prof. Reale ha auspicato la modifica di molte norme, ormai vecchie di vent'anni, sull'organizzazione ospedaliera; il prof. Vigliani, infine — ed è stato questo l'intervento ,di maggiore interesse —, ha parlato dei costi di gestione degli ospedali. « Ogni malato — ha affermato — ha un costo di degenza di 4 o 5 mila lire a'1 giorno. Le rette nei pubblici ospedali oscillano, invece, da un minimo di 1500 lire ad un massimo di 3000 lire giornaliere: come meravigliarsi dunque se le Amministrazioni ospedaliere sono quasi tutte largamente passive? Questo stato di cose porta a conseguenze gravissime: la mancanza di fondi si ripercuote sull'organizzazione interna dell'ospedale, 1 medici vengono pagati male e poco, i malati si sentono trascurati e, a>ppe na possono, chiedono il ricovero in una clinica privata. « Per attenuare il deficit le. Amministrazioni ricorrono con frequenza a questo sistema: prolungarlo oltre i limiti del necessario la degenza dei malati e cercano di avere sempre tutti i letti occupati. Sarebbe, invece, economicamente più sano far pagare una retta corrispondente alle prestazioni effettivamente fornite: alcuni hanno proposto che la retta venga integrata in molti casi con un contributo, dello Stato, altri che venga pagata dagli enti assistenziali. Non spetta a me decidere quale soluzione adottare — ha concluso il prof. Vigliani, — ma è certo che gli ospedali, amministrati con i criteri delle opere pie, non potranno reggere a lungo la concorrenza delle cliniche private, amministrate con criteri commerciali ». 8. C.

Persone citate: Baldi, Luigi Brusa, Luigi Sili, Morelli, Puntoni, Vigliani

Luoghi citati: Francia, Italia, Roma