Milano ha ottenuto 19 voti e 8 Torino dai delegati italiani di Giovanni Giovannini

Milano ha ottenuto 19 voti e 8 Torino dai delegati italiani Nella riunione preliminare all'Assemblea di Strasburgo Milano ha ottenuto 19 voti e 8 Torino dai delegati italiani Domani i parlamentari europei designano in segreto tre città - La nostra rappresentanza si è impegnata a sostenere la candidatura di Milano ed, in via subordinata quella di Torino - La scelta definitiva spetta però al Consiglio dei ministri dei sei Paesi (Dal nostro inviato speciale) Strasburgo, 21 giugno. / parlamentari italiani all'Assemblea europea di Strasburgo, hanno espresso oggi, a voto segreto, il loro parere sulle due nostre candidature alla sede della Comunità, pronunciandosi in diciannove a favore di Milano e in otto a favore di Torino; tre hanno preferito astenersi e sei risultano ancora in Italia. Con questo risultato, facilmente prevedibile in un gruppo che conta solo tre parlamentari piemontesi (il senatore G-uglielmone, gli onorevoli Sabatini e Edoardo Martino), Milano viene definitivamente riconosciuta, da parte italiana, come la candidata principale. Tuttavia il sistema adottato dall'Assemblea dei parlamentari dei sci paesi (riunitasi poco dopo la seduta dei delegati italiani) per il voto di lunedì, permetterà ai nostri deputati di 'segnare sulla scheda, sia pure in via subordinata, anche il nome di Torino. Come avevamo chiesto, la città piemontese non è stata esclusa a priori, ed anche sulla sua candidatura sarà l'Assemblea a pronunciarsi. Non è stata una giornata facile né per i nostri rappresentanti né per il cronista che s'è trovato davanti a un dibattito completamente diverso dal previsto. Nessuno dei ^ numerosi oratori, infatti, è 'partito lancia in resta a sostegno di una determinata città: si sono sentiti appena i nomi di Bruxelles o di Strasburgo, di Nizza o di Milano, di Parigi o di Torino. Tutta la battaglia è stata in chiave di tecnica elettorale, su uno sfondo chiaramente politico. Ogni precedente polemica basata sui requisiti urbanistici delle varie concorrenti, è stata trascurata: diversi oratori hanno detto chiaro e tondo che l'inchiesta svolta dalla commissione internazionale non aveva nessun llllIMMIMMllUltinilllllllUIIIMIIIIIlIIMIIIMIIIllU senso « perché in qualsiasi sona, nel giro di un anno, si possono costruire palazzi, uffici e strade ». Il dibattito è stato impostato dal democristiano ' tedesco on. Kopf, relatore ufficiale per la « Commissione degli affari politici e istituzionali », che è presieduta dal sen. Guglielmone. Egli ha proposto ai parlamentari di procedere al voto di lunedì indicando sulla scheda cinque città (delle dieci in lizza) per ordine di preferenza: si avrebbe avuto così come risultato la segnalazione di una città vincente e di altre « piazzate », in maniera da permettere una certa scelta al < Consiglio di ministri della Comunità » (che, ripetiamo, è l'unico organismo competente a deliberare, e che dovrebbe riunirsi a Bruxelles il primo luglio). Il gruppo socialista dell'Assemblea attaccava subito la proposta del relatore definendola macchinosa e inutile: « Basta — ha sostenuto il suo presidente, il belga Lapie — procedere a una pura e semplice votazione; la graduatoria risultante sarà di per sé significativa ». Fra i due sistemi, apparentemente analoghi, la differenza c'era, e non per nulla ai socialisti si univano parlamentari belgi anche di altri partiti: col primo metodo, si puntava ad ottenere una gamma di nomi di città, lasciando impregiudicate varie ulteriori possibilità di trattative e di scelta; col secondo, si mirava soprattutto al nome della città vincitrice (e secondo ogni evidenza, si sarebbe trattato di Bruxelles). La tesi socialista sembrava ad un certo momento prevalere. Sospesa la riunione pie naria, in sede di gruppo democristiano, anche i tedeschi apparivano perplessi: solo l'energico intervento degli italiani — on. Rubinacci, sen. Gu- [llllMMl[IIIlllHllillllMMniUllII!lMHni!MI]IIM3 glielmone, on. Sabatini — induceva il gruppo a desistere, formulando un compromesso. Una mozione democristiana, presentata dal francese on. Teitgen, proponeva cioè di votare in un primo scrutinio cinque città in ordine di prefe renza, attribuendo cinque punti alla prima, quattro alla seconda, tre alla terza, due alla quarta e uno all'ultima. Fra le cinque risultate vincenti, in un secondo scrutinio i parlamentari ne dovranno indicare tre. Le tre in testa, dopo l'ultima votazione, saranno quelle che l'Assemblea indicherà al iConsiglio di ministri» per la scelta definitiva. Diciamo brevemente che la Assemblea ha approvato a grande maggioranza questo sistema. Per l'Italia il vanlag gio è chiaro: le possibilità di vedere vittoriosa in assoluto una sua candidatura erano nulle, quelle di piazzarla al terzo posto sono molte. Se domani la terna risultasse' composta da una città belga, da una francese e da una italiana, noi saremmo ancora in gara per la sede e, soprattutto, in ogni evenienza, ci troveremmo a fa- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiircp iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiu re da arbitri fra gli altri due concorrenti, con possibilità di appoggiare l'uno o l'altro e conseguentemente di trattare per ottenere almeno qualche istituzione minore. Era comunque il massimo che si poteva sperare. Segnaliamo il successo di un altro emendamento proposto dagli italiani (on. Santero): dovunque verrà posta la sede, si dovrà creare un distretto in-, ternazionalizzato. Cosa che, come è noto, sia i francesi che gli italiani si sono già dichiarati pronti ad attuare. Conformemente agli impegni presi tutti i parlamentari italiani (e sono in corso contatti con francesi e tedeschi) voteranno per prima Milano, onde raggiungere il punteggio più alto possibile, ma anche Torino. Vedremo come si pronuncerà l'Assemblea che già stasera — dopo una solenne, unanime protesta per l'assassinio di Nagy e Maleter — ha concluso il suo dibattito e che lunedi passerà senz'altro alla votazione: in mattinata per il primo scruti?u'o, nel pomeriggio per il secondo. Giovanni Giovannini

Persone citate: Edoardo Martino, Guglielmone, Maleter, Nagy, Rubinacci, Sabatini, Santero