Vendute 17 tonnellate d'oro per sottoscrivere al prestito di De Gaulle di Sandro Volta

Vendute 17 tonnellate d'oro per sottoscrivere al prestito di De Gaulle Fiducia dei risparmiatori francesi nel nuovo governo Vendute 17 tonnellate d'oro per sottoscrivere al prestito di De Gaulle Parigi rispetta gli accordi sulle importazioni dall'Italia - Il generale chiede che la scelta delia capitale europea sia rinviata di due anni - L'esecuzione di Nagy definita "un atto che nulla può giustificare» (Dal nostro corrispondente) Parigi, 18 giugno. « Se l'oro continuerà ad arrivare con questo ritmo bisognerà ingrandire le cantone della Banca di Framciay, ha detto Antoine Pinay, ministro delle Finanze. Diciassette tonnellate d'oro sono stale infatti vendute Ht tre giorni dai risparmiatori parigini per sottoscrivere al prestito'lancialo dal governo De GanVe. L'ottimo inizio delle sottoscrizioni e un certo ottimismo degli ambienti ufficiali, benché il deficit degli scambi con l'estero sia ancora peggiorato, hanno indotto Pinay a rivedere la politica delle importazioni ed esportazioni che era stata stabilita dal precedente Governo. La crisi delle valute aveva infatti provocato, oltre alla soppressione delle attribuzioni di monete estere ai turisti, la riduzione di cento mi liardi nelle importazioni di manufatti. Il provvedimento ebbe un'accoglienza nettamente sfavorevole, tanto alla Commissione economica europea quanto all'O.E.CE. (Organizzazione europea di cooperazione economica) ed alcuni Patii minacciarono, per rappresaglia, di chiudere le loro frontiere ai prodotti francesi. Il governo De Gaulle ha perciò deciso di rispettare integralmente gli accordi bilaterali. Di questa misura beneficeranno numerose categorie di beni dì consumo importati principalmente dall'Italia, la Svizzera, l'Olanda e la Svezia. La Francia, inoltre, non ridurrà i contingenti globali che, l'anno scorso, venivano sostituiti al regivr. 3 della liberazio ne degli scambi. Per tutto il resto delle importazioni francesi, salvo per le materie prime e i prodotti agricoli, la riduzione avverrà nei limiti dello stretto necessario. Invece dei cento miliardi previsti dai precedente governo, la riduzione degli acquisti francesi all'estero sarà di una sessantina di miliardi. Un'altra decisione di De Gaulle, che l'ha comunicata a Robert Schuman, presidente della Assemblea parlamentare europea di Strasburgo, riguarda la capitale dell'Europa, la cui scelta avrebbe dovuto avvenire appunto a Strasburgo nei prossimi giorni. Il capo del governo francese ha invece chiesto a Schuman di proporne il rinvio per due anni. A proposito dei trattati di Roma, il Presidente del Consiglio ha detto a Schuman che lui li avrebbe concepiti in un altro modo, però, dato che ormai sono stati ratificati, il suo governo li rispetterà. Ha poi affermato che la scelta della capitale gli sembra prematura e che, tutto sommato, è meglio che la sede provvisoria dei nuovi organismi continui ad essere a Bruxelles, a Strasburgo e a Lussemburgo. A sostegno di questa tesi, il generale ha detto che bisogna tener conto del fatto che i go verni italiano e belga, all'indomani delle elezioni che si sono svolte di recente nei due Paesi, si trovano in un periodo di incertezza che potrebbe essere paragonato in qualche modo alla situazione in cui era, fino a poco tempo fa, il governo francese. Questo il suo parere. De Gaulle considera d'altronde tutt'altro che favorevoli alla unità europea le polemiche che la scelta della capitale definitiva potrebbe provocare in questo momento. L'ultima notizia di una giornata dominata soprattutto dalle celebrazioni per l'anniversario del discorso di Londra, riguarda l'energica presa di posizione ufficiale del governo francese per V esecuzione di Nagy. < L'esecuzione di Imre Nagy, del generale Maleter e dei loro compagni — è detto in un comunicato del Quai d'Orsay — d un atto che niente po irebbe giustificare. Il segreto del processo, il simulacro di giustificazione giuridica grossolanamente contrario a fatti riconosciuti dauna larga maggioranza dei Paesi membri delle Nazioni Unite, indicano un ritorno ai peggiori metodi sta liniani, che erano stati condannati dagli stessi dirigenti dell'Urss e delle democrazie popolari. Imre Nagy e i suoi compagni sono stati giustiziati per essersi sforzati di dare al loro Paese un regime in cui il popolo avrebbe avuto il diritto d'esprimersi e per avere optato a favore dell'in¬ dipendenza nazionale. Il governo francese considera che l'esecuzione di questi uomini coraggiosi e indipendenti è un avvenimento di una estrema gravità, le cui conseguenze saranno vrofonde. Sandro Volta