Pellegrinaggio di turisti nella patria di Raffaello

Pellegrinaggio di turisti nella patria di Raffaello Bojoo l'oMvayylo allo "Sjpossalixio della Vergine,, & &s*es*sk Pellegrinaggio di turisti nella patria di Raffaello L'atto compiuto a Milano dal pittore folle ha attirato ad Urbino molti visitatori - Vogliono onorare il grande maestro r e o n e a a i e à e a (Dal nostro inviato speciale) Urbino, 18 giugno. Il gesto folle compiuto a Milano da Nunzio Guglielmo, o Nunzio van Guglielmi, o Gugliemo da Messina, contro un quadro di Raffaello sta avendo una ripercussione di carattere turistico assai curiosa. E cioè è aumentato d' parecchio il numero quotidiano dei gitanti ad Urbino, patria di Raffaello. Queste piccola città attirava già come distrazione laterale gli estivanti di Rimini, Riccione, Cattolica, Gabice, Pesaro, Fano, Senigallia. Era il mare che andava a respirare un po' di collina (metri 451), ed una volta lì poteva spingersi magari In alte montagna fino a Petrano (metri 1163) o al Catria (metri 1702). Adesso c'è anche il desiderio di onorare Raffaello in una specie di pellegrinaggio espiatorio per l'ingiuria da lui sofferte a Milano. La curiosità consiste nel fatto che, una volta sul posto, quasi tutti e quasi subito dimenticano Raffaello. Si è, infatti, assorbiti da un clima rinascimentale rimasto pressoché intetto, dove s'incontrano di continuo giganti che citiamo a caso, come Lorenzo e Jacopo Salimbeni, Luca della Robbia, Desiderio da Settìgnano, Piero della Francesca, Paolo Uccello, Giusto di Gand, Federico Barocci, il Bramante, il Verrocchio, il Giambellino e tenti altri. La «Sala degli angeli >, dove si commemora normalmente Raffaello, più che a lui fa .pensare ad Elisabetta Gonzaga, che • convocava là i grandi ingegni dell'epoca per i dialoghi del «Cortegiano». E poi c'è da per tutto quel genio d'armi che fu Federico II da Montefeltro. Dissero che Raffaello nascesse in Urbino pochi mesi dopo la morte di lui per consolare la città di una perdita così irrimediabile. Una lapide latina del secolo XVI spiega, invece, che Raffaello nacque in un luogo così modesto perché « la divina potenza scherza con gli affari umani e vuole spesso chiudere grandi cose nelle piccole >. Pensi ognun come vuole. La casa di Raffaello e veramente piccolissima. Non ha che una finestra, come quella di Dante, d'altronde. Immenso è, invece, il palazzo ducale fatto sorgere da Federico II co me degna cornice della sua fama e «più che palazzo una città in forma di ' palazzo » (Baldassarre Castlglioni). Nessun dubbio ' che se lo merites se. Egli non soltanto «andò sei volte in campo, otto volte sconfisse il nemico e vincitóre 'dr tutte le battaglie aumentò il suo dominio », ma «..la giù stizla, la clemenza, la libera lità, in pace uguagliarono « adornarono le sue vittorie ». Ebbe qualche difetto, ih particolare quello « di essere soverchiamente dedito agli amori illegittimi », il che non gli impedì di dare nove Agli (un maschio e otto femmine) alla sua seconda moglie, Battista Sforza, e di essere cosi attivo in tutti gli affari da far nascere il proverbio «tu hai più da fare della berrette di Federico », detto a persona assorbita da troDre faccende. Più che la città di Raffaello, Urbino è la « città dei Montefeltro», e si fregia, infatti, di questo titolo nella sua pubblicità turistica. Quando la fondò, nel 103 dopo Roma, l'umbro Meteuro Suasso, egli sperò di farne una « piccola Urbe ». Non gli riuscì. I Montefeltro, invece, la spuntarono. E' inevitabile che essi occupino più spazio di Raffaello. Accanto a lui, del resto, non stona certamente Federico II, cosi innamorato dell'arte da incaricare Tommaso di Bartolomeo di « cesellare finemente» le sue bombarde e cerbottane di bronzo. E così il pellegrinaggio si distrae. Proprio nei pressi del monumento a Raffaello abbiamo udito una signorinette chiedere alla guida notizie particolareggiate su Rengarda Malateste (morta nel 1416) e su Calapatrissa Santucci (mor- mau^oleo147^!^^ aimBr^|mante o a Francesco di Giorgio. Ma p'f: Ancora, avrebbe desiderato vipere (e non lo seppe) <iuale fine fece Elisabetta J^eltria, rapita in un chiòstro da. Cesare Borgia e che egli restituì soltanto in cambio di due cavalieri spagnoli prigionieri di guerra. a. a. Molti I visitatori, soprattutto giovani, ieri al Museo di Brera a Milano: tutti si sono soffermati dinanzi al capolavoro di Raffaello appena restaurato (Telefoto) !uiimimiiHiniiiiiniiiiuiim