Un testimone sviene raccontando gli orrori del Lager di Buchenwald

Un testimone sviene raccontando gli orrori del Lager di Buchenwald Un testimone sviene raccontando gli orrori del Lager di Buchenwald (Nostro servizio particolare) Bonn, 18 giugno. Una serie di terribili particolari sulle efferatezze compiute da Martin Sommer, il « boia di Buchenwald >, sui prigionieri rinchiusi nel « blocco arrestati » del campo, è stata ricordata da tre testimoni che hanno oggi deposto alla Corte di giustizia di Bayreuth alla ripresa del processo, che fu sospeso per tre giorni a causa delle cattive condizioni di salute dell'imputato. Il Sommer, che ha 43 anni, si è presentato anche oggi in aula seduto su una poltrona a rotelle e accompagnato dal proprio medico. Egli aveva perduto una gamba durante un bombardamento, dopo che un tribunale nazista lo aveva processato, nel 1943, per « eccessi di crudeltà » trasferendolo per punizione al fronte. L'insensibilità e il sadismo del Sommer sono stati rilevati dal primo teste, chiamato a deporre, Josef Ackermann, attualmente direttore dell'ufficio informazioni del Municipio di Monaco. L'Ackermann, che ha trascorso cinque anni nel campo di concentramento di Buchenwald, ha definito l'imputato « un uomo dalla mentalità brutale di un ragazzo primitivo », divenuto crudele unicamente per dimostrare la sua cieca obbedienza agli ordini dei superiori e dei medici delle SS, ai quali va attribuita, secondo il teste, la maggiore responsabilità degli eccidi di Buchenwald. Alcuni di questi medici — ha notato — esercitano ancora oggi indisturbati la loro professione nella Germania occidentale. Drammatica l'escussione del secondo teste, il cinquantottenne Rudolf Gottschalk, un contabile di Francoforte sul Meno, rinchiuso a Buchenwald dal 1938 al 1942, e costretto, pei* tutti i cinque anni, a compilare apposite schede con i nominativi dei prigionieri deceduti o uccisi. Visìbilmente emozionato, egli ad un certo punto è caduto a terra svenuto. Il dibattimento è stato sospeso per circa mezz'ora. Più tardi, il Gottschalk ha continuato la sua deposizione raccontando come gran parte dei prigionieri sottoposti alla sorveglianza del Sommer venissero barbaramente flagellati con un nerbo di bue e poi trasferiti all'infermeria del campo, dove morivano dopo atroci sofferenze. I ricordi più terribili del teste si riferiscono ai particolari accorgimenti con i quali il Sommer torturava e uccideva « quanti cadevano in sua disgrazia». Egli legava le mani delle vittime dietro il dorso e le appendeva con le braccia cosi immobilizzate agli alberi del campo, stando attento che i loro piedi sfiorassero appena il suolo. Le grida di spasimo degli impiccati si potevano sentire per quasi tutto 11 campo — ha affermato il teste — ed il Sommer osservava la scena imperturbabile. La morte sopravveniva solo dopo molte ore di atroce agonia. Il Gottschalk ha poi riferito che l'imputato infierì a nerbate su un sacerdote soltanto perché questi sì era rifiutato di salutare la bandiera con la croce uncinata che sventolava sul campo. Dopo la tortura, il prigioniero fu ucciso dal medico di Buchenwald, il quale gli inetto nelle vene aria e gas velenosi. Il terzo teste, un impiegato di banca di Hannover, di nome Heinrich Dilcher, ha ripetuto che il Sommer frustava i prigionieri per puro sadismo e senza alcun motivo. Egli ha detto che l'imputato aveva infierito su una vittima con centocinquanta colpi di frusta perché questa non aveva voluto fare la spia, dando al Sommer alcune informazioni sul conto di un suo compagno di sventura. I cadaveri che venivano portati via dal « blocco arrestati », ha proseguito il Dilcher, erano ogni giorno in numerevoli. > Il numeroso pubblico che anche oggi affollava la sala del Tribunale ascoltava silenzioso e stupito le deposizioni dei testi. L'imputato non ha manifestato nessuna emozione: il volto pallido e magro cercava soltanto di nascondere la impazienza di uscire dall'aula. m. p.

Luoghi citati: Bonn, Francoforte, Germania, Monaco