I vini sofisticati

I vini sofisticati Realtà e fantasia per mi problema molto delicato I vini sofisticati Sarebbero meno di quanto si pensa - Mancano statistiche sicure sui consumo in Italia La concorrenza straniera si giova molto dei nostri allarmi non sempre giustificati Negli scorsi giorni abbiamo ppubblicato un articolo sulla dproduzione del vino iti Ita- an ^SlEKST/iìfJr,ZZ -° alle sofisticazioni e alla nece^- .sita di impedirle con ogni mez- dazo. Il nostro collaboratore prof. Giovanni Dalmasso, preside della facoltà di agraria a Torino e noto esperto di enologia, precisa ora i limiti delle possibili frodi. . E' riapparso — dopo qualche mese di tregua — il serpente di mare dei 10 milioni di ettolitri di vini sofisticati, preparati e smerciati in Italia. Lo si è visto riaffiorare su La Stampa del 15 corrente in un articolo di Gino Nebiolo. E' bensì vero che l'articolista si limita a dire che « c'è chi sostiene che il vino falso messo in commercio annualmente arriva ai 10 milioni di ettolitri »; però aggiunge che «nessuno riusi •''•à mai a stabilire le realtà». Tuttavia nel titolo si legge: « Secondo una statistica che sembra verosimile »... La quale statistica, molto semplicistici, parte dal presupposto che gli italiani bevano in un anno prò capite 120 litri di vino, pari ad un totale di c^rca 54 milioni e mezzo di hi. ; Ora, siccome la statistica ufficiale per l'ultima vendemmia dà un prodotto di circa 42 milioni e mezzo di ettolitri, per soddisfare il fabbisogno occorrerebbero, almeno 12 milioni di ettolitri di vini artificiali (senza contare quelli che vamno ad alimentare l'esportazione, l'industria distillatoria, gli acetifici, ecc.). Già: un anno fa, a quest'ora, ci si arrovellava per trovare uno sbocco ai 68 milioni e mezzo di ettolitri della vendemmia 1956, ai quali si sarebbero aggiunti anche allora i famosi. 10 milioni di ettolitri di vini seni'uva.... Dov'è finita tutta quella grazia di Dio? Non si vorrà mica affermare che ce la siamo bevuta tutta nella, decorsa annata, e che non ne sia rimasta almeno una parte per Ridurre il deficit della vendemmia 1957... ; . La verità è che nessuno può rjire realmente quanto vino bevano ogni.anno gli italiani. Sé il consumo corrispondesse pressapoco alle disponibilità, .dovremmo credere • che esso dai 75 litri per abitante del periodo 1943-48, sia salito a 95 nel 1952,--a 107 nel 1954, a 101 ner-Ì955,'a 114 nel 1956, a 133 nel 1957... In realtà, gli italiani bevono di più o di meno a seconda che la disponibilità di vino è maggiore o minore, e, per contrapposto, i prezzi del vino scendono o salgono. Ma ritorniamo al tema delle sofisticazioni. Lo scritto sovracitato, mentre riprende il ritornello dei 10 milioni di ettolitri di vini artificiali, cita degli esempi che dovrebbero essere probanti: e li va a cercare soprattutto nella Puglia che, a giudizio di molti... che se ne intendono, dovrebbe costituire la centrale della fabbricazione di tali vini. E cita, come caso più grave e significativo, l'arresto di due « specialisti » di Squinzano (provincia di Lecce) che producevano in un mese « non meno di 2 mila quintali » di vino fatto « con saccarosio e lievito di .birra» (per i profani: zucchero di barbabietola e i soliti lieviti che da Noè in poi s'incaricano di trasformare anche lo zucchero d'uva- in alcool, e cioè il mosto in vino). Nessuno vuole contestare tale cifra: ma di tali fabbriche della potenzialità di 24 mila ettolitri all'anno, ce ne vorrebbero 4 mila per arrivare al tanto temuti 10 milioni di hi. Il che è fuori da ogni realtà. E infine, che si possano addirittura « inventare » nel giro di un mese, compreso anche l'Invecchiamento artificiale (!), del « chiaretti » o rosati « sintetici », mediante vari « componenti chimici», è cosa che è assai più facile da pensarsi che non da farsi. Soprattutto oggi in cui il servizio di repressione delle frodi lavora sul serio, e con mezzi ben più appropriati, sia di uomini che di materiale, che non qualche anno fa Tutto ciò diciamo non già smccnssvfrrarqlpqcipPpgrvJlsvGGnvtsl(tdscsaLtmsuct er voler prendere (ohibò!) le difese dei frodatori (del resto, ntichl auanto il vino, perché, abbiamo più volte ricor- , r ., ,, ato, Imperavano già duemila anni fa e ce lo afferma non olo lo scanzonato Marziale, ma l'erudito Plinio) ; bensì perché la campagna scandalistica che imperversa sui nostri giornali nei riguardi del vino, non olo allontana da questa nostra tradizionale e saiutare bevanda molti connazionali, ma fa il gioco dei nostri concorrenti stranieri, e dei produttori di altre bevande tipiche di altri Paesi. Basta infatti vedere come la stampa estera, sia quella d'informazione che quela tecnica, si compiace di riprendere dai , nostri giornali queste notizie sensazionali, commentandole... com'è facile mmaginare. Per citare solo qualche esempio: l'autorevole Le Monde di Parigi nel dicembre scorso pubblicava in bell'evidenza, togliendola dal Corriere della Sera, la storia del 10 milioni di vini artificiali italiani (e La Journet Vinicole di Montpelier si affrettava a riprodurla sotto il titolo «On fabrique du vin sans raisin... en Italie! »). Gli elvetici Ber Bund e SaintGàller Tageblatt nell'ottobre e nel novembre scorso, pubblicavano altri velenosi articoli sotto il tìtolo « Il vino sofisticato soppianta quello vero in Itaia » (ripetendo la notizia del (HI llHllllMMIllllllllllUIIIllllllilllllMlllllll tutto falsa, che proprio a Torino su 500 vini analizzati 200 fossero stati riscontrati sintetici!). Per finire col recentissimo, caso dell' Expressen di Stoccolma: (del 3 maggio u.s.), in -cui riappare la storia dei 10 milioni di ettolitri che, per far più colpo, diventano «un miliardo di litri di vino adul- sovmleaintagpc.aterato» che gli italiani bevono j|pin uri .anno! Naturalmente, la loro conclusione si è che bisogna diffidare dall'importai e vini dall'Italia, posto che noi stessi (cioè i nostri maggiori giornali) mettiamo in guardia i consumatori italiani dell'accostarsi a questi vini « pericolosi alla salute e più numerosi di quanto si creda », come si legge anche nell'articolo del 15 corrente d'-questo giornale.. Ecco perché ancor una volta facciamo nostro l'appello rivolto dal ministro dell'Agricoltura on. Colombo, inaugurando nel gennaio scorso il nono anno dell'Accademia Italiana della Vite e del Vino, « a quanti si occupano'con passione del problemi del vino, sia come tecnici, sia come giornalisti di snebbiare la pubblica opinione da quella denigrazione del vino italiano, che, credendo di servire il vino, è stata fatta malauguratamente nel nostro Paese ». Giovanni Dalmasso Pres. della Fac. di Agraria fcdpsil4dlecdapcaBpBTT'.MTGBFPAPdell'Università di Torino lMIIllMntlllllMIIIIIUIllllllllMIIIllIMIIIIIIllHIIIIMl

Persone citate: Gino Nebiolo, Giovanni Dalmasso, Journet, Noè