L'invito democristiano e la posizione del psdi di Enzo Forcella
L'invito democristiano e la posizione del psdi L'invito democristiano e la posizione del psdi (Nostro servizio particolare) Roma. 9 giugno. Le decisioni dei repubblicani e quelle che stanno per prendere democristiani e socialdemocratici (domani si riuniscono il consiglio nazionale della D.C. e la direzione del P.S.D.I.) hanno offerto ampia materia atre discussioni sulla formazione del nuovo governo. I repubblicani hanno fatto cadere la prospettiva di un governo a tre, che era l'obiettivo massimo di Fanfani. Ma hanno lasciato aperta la porta alle altre due subordinate sulla stessa linea politica: appoggio esterno ad un governo di soli democristiani e socialdemocratici o ad un « monocolore programmatico » sostenuto dai due partiti della'sinistra democratica. < Jl P.R.I. — ha detto il segretario repubblicano on. Reale — non ha pregiudiziali nei confronti della democrazia cristiana. Se esiste una possibilità d'incontro, questa deve essere concretata dalla stessa D.C. attraverso precise garanzie sulla base di un programma che, partendo da una garanzia di piena autonomia dello Stato e di moralizzazione della vita pubblica avvìi a soluzione i problemi di struttura che ancora devono essere risolti nel Paese, quali, ad esempio, la lotta contro la disoccupazione e la sotto'occupazione, l'attuazione del precetto ' costituzionale per l'ordinamento regionale >. E', come si vede, un primo abbozzo delle « condizioni » alle quali i repubblicani sarebbero disposti ad appoggiare dall'esterno una delle due subordinate in cui potrebbe concretarsi il governo di centro-sinistra per il quale sta lavorando Fanfani. La realizzazione della prima formula (governo a due) è subordinata all'accettazione dei socialdemocratici ed appare piuttosto improbabile. L'ala destra del P.S.D.I. rimane ancora collaborazionista: lo hanno confermato oggi Bertinelli e Simonini, non risparmiando apprezzamenti critici alle decisioni repubblicane. Nel resto del partito, invece, si rafforza l'orientamento favorevole alla seconda formula (monocolore programmatico concordato). Saragat è tornato stasera da Salsomaggiore ed ha avuto con i suoi collaboratori uno scambio di idee sulla relazione che farà domani in direzione. Ma non vi sono indiscrezioni degne di fede sul suo atteggiamento. Negli ambienti della segreteria socialdemocratica — secondo una comunicazione dell'Anso — si ritiene che si pronuncerà per un c monocolore di transizione » lasciando impregiudicata la possibilità di un appoggio parlamentare a siffatto governo. Ma si tratta solo dì voci, ripetiamo, che non abbiamo potuto controllare direttamente. Qualcosa di più si sa, invece, sull'atteggiamento di Fanfani, che oggi ha letto ai colleghi della Direzione la relazione con cui aprirà domani i lavori del Consiglio nazionale. Il segretario della D. C. confermerà e svilupperà le indicazioni che ha tratto dai risultati elettorali: politica di centro-sinistra, niente governo di.transizione < balneare », serio impegno programmatico del partito di maggioranza, ricerca della solidarietà — governativa o esterna — dei due partiti della sinistra democratica. Oltre la conferma del tipo'di governo preferito, Fanfani darà anche, probabilmente, qualche indicazione più precisa sul suo contenuto programmatico. I sindacalisti, la sinistra di base e il gruppo del giovani « fanfaniani » neo-eletti al Parlamento fanno un grande affidamento su questa parte della relazione. Brevemente, ma in modo abbastanza esplicito, il loro leader darebbe una caratterizzazione precisa di « centro sinistra » alla carta programmatica con cui la D. C. ha affrontato la battaglia elettorale e che — come si ricorderà — era una carta intercambiabile, estremamente elastica: suscettibile, per l'appunto, di molte, contrastanti interpretazioni. Fanfani insisterebbe, * particolarmente, sul « rilancio » del piano Vanoni, indispensabile punto di partenza per ogni seria politica dì lotta alla disoccupazione, e sui problemi della scuola. Non mancherebbe un accenno alla salvaguardia del- j l'autonomia dello Stato ed alla j« attuazione graduale » delle regioni (in pratica si tratterebbe di costituire quella del FriuliVenezia Giulia). Si sono riuniti oggi in seduta comune il Comitato centrale e la Commissione centrale di controllo del PCI. I lavori dei due organismi comunisti si sono iniziati con una relazione del vice-segretario on. Longo. Il < rapporto » ha insistito nel sottolineare ' la necessità dell'unità d'azione tra il PCI e il PSI per poter muovere la DC in direzione delle riforme sociali. Discutiamo pure — ha affermato, in sostanza, il vice-segretario comunista rivolto ai socialisti — 11 modo come marciare e collaborare insieme: « Ma l'importante è ribadire la fedeltà alla politica unitaria nella piena autonomia politica ed organizzativa dei due partiti. Unità di azione non è né unità ideologica né organizzativa, ma unità nella soluzione dei problemi concreti ». Precedentemente il vice-segretario comunista aveva rilevato che «PCI, PSI, repubblicani, socialdemocratici ed Unione valdostana si sono pronunciati per uno spostamento a sinistra e per l'attuazione di profonde riforme sociali ». Tali forze unite < superano in voti ed in eletti il blocco democristiano e potrebbero trovare larghi consensi e convergenze nello stesso blocco democristiano », nonostante «la De esca dalle elezioni con le sue basi di destra rafforzate ». < E' da prevedere pertanto — ha proseguito — che queste forze di destra ■ solleciteranno tutti i dirigentiJjemocristiani a spingersi sempre più verso un regime totalitario clericale ». , A questo punto l'on. Longo ha. imputato . all'* anticomunismo » il fatto che il PSDI e :1 PRI < siamo rimasti ancorati ai risultati del '53 » e così ha proseguito: « Ma gli anticomunisti si consolano dicendo che il progresso realizzato dal PSI ha un significato autonomìstico ». Dicono, cioè, che per il PSI autonomia significa rottura con il PCI. Perché? Non lo dicono. Ciò è sostenuto da- j etli stessi che durante la cam jpagna elettorale hanno rim- proverato al PSI di essere * succube » del PCI ed a Nen ni di non decidersi a rompere l'« equivoco » con il PCI. La logica dovrebbe far conclude re che il voto dato al PSI non ha affatto il significato cosid detto « autonomistico » che si pretende: infatti gli osservatori più attenti consigliano di aspettare il. pronunciamento dei nuovi eletti e le decisioni responsabili del PSI per individuare il significato del voto a proposito dell'ordinamento unitario o non unitario del PSI ». Enzo Forcella
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