Dice una sposa in pianto : "Sia un monito por gli altri,. di Carlo Moriondo

Dice una sposa in pianto : "Sia un monito por gli altri,. li» morte dei tre alpinisti di Savigliano Dice una sposa in pianto : "Sia un monito por gli altri,. (Dal nostro inviato speciale) Siiviglinno, 7 giugno. Le case degli alpinisti sfracellatisi durante la tragica ascensione del Corpus Domini all'Uja di Entracque sono a breve distanza l'uria dall'altra, ma non potrebbero offrire un contrasto più stridente: vecchia, annerita dal tempo quella dei fratelli Berardo; ancora fresca di calce, appariscente quella dove viveva l'Alloa. Alla porta della prima sono appese due ceste di vimini: segno del mestiere di Renzo Berardo, che viveva, e certo non lussuosamente, fabbricando a mano panieri, sempre assai richiesti in una zona agricola come è questa. Un mestiere ereditato dal padre, mancato tre mesi addietro, che intrecciando ceste era riuscito ad allevare ben sette tra figlie e figli. La casa del povero Alloa, dipinta di un rosa vistoso, è una delle ultime costruite in Savigliano: era stata una grossa spesa, venirla ad abitare, per quel giovane odontotecnico che muoveva i primi passi nella professione, si era sposato ed aveva subito avuto una bambina. Ma dopo 1 primi tempi difficili erano venuti giorni più agevoli, il peggio sembrava superato, la vita sorrideva: sogni rosei come la facciata di questa casa. Eppure da queste mura visitate dal dolore nella forma più tremenda viene oggi un alto appello, che deve entrare, più che nella mente, nel cuore dei tanti che, come il povero Alloa, tutto rischian mmcj.^j una scalata in montagna". E' l'appello di Giuseppina Allea, rimasta vedova a trent'anni con una bimba, Laura, che I non ne ha ancora due e mai ! potrà ricordare il volto del j padre. La povera signora ha avuto ieri, quando le è stata comuInicata la notizia spaventosa, l momenti di prostrazione; oggi, facendo leva sul suo stesso dolore, si è rivolta a noi per lanciare un monito. < Siamo all'inizio dell'estate — ella ci ha detto. — Entro i prossimi due o tre me3Ì, come tutti gli anni, decine di giovani lasceranno la vita sulla montagna, come ha fatto l'altro ieri il mio Renato. Perché tutto questo? Perché devono piangere tante madri, restare orfane tante creature come la mia piccola Laura? Perché tante famiglie devono restare annientate da un dolore che non ha uguali, veder tornare livido, immobile per sempre un giovane che era partito cantando? Dicendo queste amare parole senza risposta, gli occhi di Giuseppina Alloa non hanno più lacrime: sembra che un'interna fiamma 11 agiti, come se fossero accesi da un fuoco che vuole comunicare il proprio ardore. « Io vorrei — dice — che il mio esempio servisse a qualcosa, che il mio sacrificio evitasse il sacrificio di tante altre donne come me. E' per questo — e sono certa che Renato mi approverebbe — che dico a tutti i giovani che vanno in montagna: guardate me, ricordatevi del mio volto che non ha più lacrime, fate che questo non sia anche il volto della vostra madre, della vostra sposa. Pensate, prima di andare in montagna, che nulla al mondo vale il bene inestimabile che a Renato è stato tolto: là vita». Nel silenzio del piccolo alloggio nuovo, mentre una bimba che non sa di essere orfana sgambetta e chiama il babbo, le parole di questa donna piena di coraggio stringono il cuore, invitano a meditare, ripropongono nella forma più perentoria il vecchio problema dell'alpinismo e dei suoi rischi. Problemi che trovano espressione concreta nella tristissima realtà di òggi. Due famiglie nell'angoscia, tre bare portate a valle nella .tarda serata e deposte nella camera ardente allestita in Pretura, a Savigliano. I funerali, certamente solennissimi, si svolgeranno domani alle 15. Carlo Moriondo La giovane moglie dell'odontotecnico, Renata Alloa, con la sua bimba di due anni

Persone citate: Alloa, Giuseppina Alloa, Renata Alloa

Luoghi citati: Entracque, Savigliano