De Gaulle giunge oggi in Algeria per cercare una soluzione alla crisi di Sandro Volta

De Gaulle giunge oggi in Algeria per cercare una soluzione alla crisi La prima difficile prova del nuovo governo De Gaulle giunge oggi in Algeria per cercare una soluzione alla crisi Si spera che con il suo prestigio possa trovare una via d'accordo - Lo accompagnano il generale Ely [di nuovo capo di Stato Maggiore] e tre ministri - Ieri ha convocato a Parigi il generale Salan - Algeri gli prepara grandiose accoglienze, ma gli estremisti non sono ancora soddisfatti ~ L'Assemblea è andata in vacanza fino ad ottobre; nell'ultimo scrutinio radicali e socialisti non hanno più votato contro (Dal nostro corrispondente) Parigi, 3 giugno. « La seduta è tolta: la prossima riunione si terrà ad una data indeterminata » : ha annunciato oggi André Le Troqr " *. presidente dell'Assemblea nazionale. Erano le 15,15 e la seduta era stata aperta un quarto d'ora prima per la lettura del processo verbale della riunione di ieri. Le Troquer si è riservato il diritto di convocare l'Assemblea nel momento che riterrà opportuno, però egli si varrà di questo diritto soltanto nel caso di avvenimenti gravissimi; altrimenti le vacanze parlamentari dureranno almeno fino al 7 ottobre. Durante questi quattro mesi, le leggi votate ieri conferiscono al generale De Gaulle poteri così estesi, come forse nessun presidente del Consiglio di un Paese democratico aveva mai avuto finora. Di questi poteri si varrà subito per affrontare il problema più urgente della vita pubblica francese: quello della rivolta militare in Algeria, e della grave frattura subita dall'unità nazionale. Il generale, infatti, partirà domattina alle 9,30 in aereo per Algeri, accompagnato dai ministri Jacquinot, Lejeune, e Guiilaumat. Lo accompagneranno anche il generale Ely, il quale ha ripreso stasera le funzioni di capo di Stato Maggiore generale delle forze armate, da cui si era dimesso all'inizio dell'insubordinazione di Algeri, e l'ammiraglio Nomy, capo di Stato Maggiore della Marina. La giornata di domani è stata proclamata festiva ad Algeri; studenti, operai e impiegati faranno vacanza e una immensa folla accoglierà il generale,' per il cui arrivo le autorità militari stanno già facendo affluire da varie località gruppi di abitanti indigeni. Sarà certamente un'apoteosi l'arrivo di De Gaulle ad Algeri; però, dietro le quinte dell'impressionante spettacolo che si prepara, incomincia già a manifestarsi il retroscena di una lotta sorda, che renderà molto difficile l'azione della riconciliazione. Uno dei colonnelli che hanno organizzato la ribellione del 13 maggio, il colonnello Godard, presidente del Comitato di salute pubblica di Algeri, ha già fatto sapere che il suo Comitato « espressione della volontà popolare, contesta a chiunque e, in particolare, ad ogni autorità od organismo eletti nella cornice del sistema, il diritto di parlare a nome della popolazione di Algeri ». Anche Màssu ha fatto dichiarazioni tutt'altro che rassicuranti: «La via legale che seguiamo con pazienza — ha detto il generale — porta qualche amarezza, che però verrà dissipata fra poco tempo ». Infine, un giornale parigino che durante la recente crisi aveva assunto la difesa delle soluzioni di destra, Paris Presse, scrive stasera che « l'assenza di Jacques Soustelle dal Governo è interpretata ad Algeri come il rifiuto della politica d'integrazione che, per la maggioranza dei musulmani, degli europei e dei militari, si identifica ormai con la speranza della pace ritrovata ». Consapevole di queste difficoltà e delle pressioni che dovrà subire ad Algeri, De Gaulle ha preso le misure per preparare il viaggio di domani, dal quale dipende il successo del suo esperimento governativo. Ha convocato il generale Salan, il quale ha preso immediatamente un aerep ed è arrivato a Parigi insieme ai generali Dulac, suo capo di Stato Maggiore, e Jouhaud, comandante della aviazione in Algeria; nel primo pomeriggio egli si è presentato a rapporto dal capo del governo, che lo ha trattenuto un'ora e un quarto. De Gaulle aveva d'altronde già comunicato al i capo dell'esercito le misure per riportare prontamente all'obbedienza la sedizione militare. In mattinata, il presidente del Consiglio aveva ricevuto successivamente Robert Lacoste, ex-ministro residente ad Algeri, e Leon Delbecque, che è uno dei principali responsabili del Comitato di salute pubblica dell'Algeria. Questi era arrivato ieri a Parigi, ed è ripartito questo pomeriggio per Algeri, con gli ordini di De Gaulle per il Comitato stesso. Tutto lascia dunque credere che De Gaulle stia per affrontare il problema algerino con quell'energia che gli è consentita dal suo immenso prestigio personale. Le maggiori pressioni che dovrà subire riguarderanno senza dubbio il programma dell'integrazione totale, che era stato annunciato da Soustelle, attraverso il quale i colonialisti si proponevano di fare dell' Algeria una provincia francese, sotto la parvenza deila parità di diritti fra francesi e musulmani. Però le dichiarazioni che De Gaulle fece domenica, chiedendo l'Investitura dell'Assemblea nazionale, e soprattutto i messaggi che ■ inviò ieri al re del Marocco e al presidente della Repubblica tunisina, dimostrano che il suo proposito è quello di una soluzione federativa, in cui i legami dell'Algeria con . la Francia potranno venire stabiliti insieme agli altri due Paesi indipen¬ denti del Maghreb: il Marocco e la Tunisia,- Charles De Gaulle, che dopo il voto della notte scorsa si è ormai trasferito nel Palazzo Matignon, sede della presidenza del Consiglio, completerà il suo ministero al ritorno t da Algeri, ed è probabilmente dal risultato del viaggio che dipenderà la scelta dei nuovi ministri. Intanto ha già invitato per sabato i dirigenti delle tre grandi confederazioni sin- dacali: la comunista, la socialista e la cattolica. Benoìt Frachon, segretario della Confederazione Generale del Lavoro, non ha accettato l'invito; sembra comunque che il generale avesse intenzione di offrire a ciascuno dei tre un pósto nel suo governo. Un certo cedimento nell'opposizione parlamentare avvenne d'altronde la notte uscorsa, quando De Gaulle,lprima del voto sulla riforma costituzionale, prese l'impegno con l'Assemblea nazionale che la nuova costituzione manterrà una assemblea eletta a suffragio universale, davanti alla quale il governo sarà responsabile, e che ci. sarà ancora un presidente della Repubblica e un presidente del Consiglio, i cui poteri rimarranno separati. Quelle parole furono calorosamente applaudite da Mendès-France e da molti dei deputati, che fino a quel momento si erano opposti alla sua andata al potere, non per prevenzione contro di lui, ma per non ammettere il principio che i poteri pubblici possano cedere di fronte a una imposizione dell'esercito. Mendès-France e i suoi amici radicali, 45 deputati socialisti e qualche altro deputato isolato, che avevano votato contro il generale nei precedenti scrutini, si astennero in quello per la riforma elei torale, e così la legge fu approvata con molti più voti dei tre quinti richiesti: óltre ai comunisti, votarono contro soltanto 13 deputati, fra cui Francois Mitterrand. Sandro Volta II generale Salàri all'arrivo a Palazzo, Matignon . (Tel.)