I viticultari attendono invano un corpo di vigilanza contro le frodi

I viticultari attendono invano un corpo di vigilanza contro le frodi Allarme nell'Astigiano per un progetto insabbiato I viticultari attendono invano un corpo di vigilanza contro le frodi / sofisticatoti sono una perpetua minaccia al mercato vinicolo (Dal nostro inviato speciale) Asti, 30 màggio. Lo scorso anno, quando la crisi del vino parve assurgere a proporzioni disastrose per l'eccezionale, quantità del prodotto invenduto, la provinciti, ai-Asti si fece promoti'lcadi un'azióne intesa ad accrescere 11 controllo ' e. la repressione delie frodi nella preparazione dei vini. Vuole un vecchio proverbio che 11 vino si faccia con tante cose « anche con l'uva > ma quello che prescinde del tutto o in parte dall'uva, ovvero che ne adultera lo sviluppo .naturale, è in genere ,&ssa},: ingrato al palato. Era optatone largamente diffusa che le. forti giacenze di vino genuino, fossero imputabili ai < frodatori» d'ogni specie, 1 quali, a forza di immettere sul mercato merce di « cattivo gusto'*, avevano Anito per creare un'atmosfera di diffidenza verso il vino in genere. L'iniziativa di Asti che trovò approvazioni incondizionate in due convegni dell'< Unione Regionale delle Province Piemontesi > suggeriva la creazione di un corpo di «vigili sanitari provinciali », incaricati di sorvegliare e denunciare le cantine sospette. E' varo che c'era già qualche coaa di simile tra le mansioni della «Stazione enologica sperimentale* di Asti e di altre città ma con personale scarso. Qualche anno dopo la guerra! 11 Prof. Garino Canina, direttore della < Stazione » di Asti, ci disse di disporre di uno o al massimo due « Ispettori» per una zona che oltre Asti abbracciava la Lombardia, e la Liguria. Oggi, ecsi sarebbero saliti a sej. Ben poco, e comunque ir « coordinatore » di Asti risiede a Genova. In sostanza, Asti auspicava una vigilanza < più da vicino'*. Roma promise un intervei to favorevole. Sarebbe stata pooslbile una «leggina», come si dice in gergo giuridico, che interpretasse largamente l'art. 62 della legge 10 giugno '55 (n. 987) la quale prevede che « fermi restando i poteri del ministero dell'Agricoltura e Foreste» risalenti al 1926, «sulla preparazione e il commercio di uso agrario e prodotti agrari*, gli stessi poteri erano attribuiti « alle amministrazioni provinciali ». Si tratta di poteri di vigilanza. Nessun dub¬ bio che il vino sia un « prodotto agrario ». Sembravo, una cosa fatta ma ci si mise di mezzo la questione finanziaria. In proposito, quell'articolo 62 era esplicito, in quanto prevedeva che Il Ministero dell'Agricoltura e Foreste avrebbe provveduto ad assegnare i fondi relativi, stralciandoli dalle proprie assegnazioni « all'inìzio » dell'anno finanziare Che cosa sia successo, in fa.c di discussione a Roma, non si sa di preciso. E' certo pero che 11 corpo di vigili sanitari provinciali, la cui creazione era stata prevista, al massimo, per Pasqua, è ancora di là da venire e nemmeno si delinea all'orizzonte. Ciò non ' manca d'inquietare 1 viticultari dell'Astigiano, in nome di tutto il Piemonte. SilstmcmcplpavctpiMtcpdsm Si dice che sarà.« rafforzato » il corpo di vigilanza già esistente, e di cui abbiamo detto. Ma si resterà probabilmente nell'insufficienza. La crisi dèi vino, momentaneamente in regresso per il raccolto scarso del 1957, è sempre in agguato. Va lode a coloro clx, per iniziativa soprattutto del prof. Dalmasso, a ispicano la creazione di « un vino da pasto piemontese», la cui fama métta In riparo i viticultari nostrani da ogni sorpresa, cosi come avviene per il Chianti o il Valpolicella. Ma, come azione flancheggiatrice, una « polizia > robusta che incuta spavento a ogni possibile frode «anche se non dannosa alla salute », avrebbe sempre un'azione immensamente benefica. a. a.

Persone citate: Dalmasso, Garino Canina