Collana di brillanti per 9 milioni rubata ad un orefice di via Roma

Collana di brillanti per 9 milioni rubata ad un orefice di via Roma Clamoroso colpo verso mezzogiorno alla gioielleria Corsi Collana di brillanti per 9 milioni rubata ad un orefice di via Roma il proprietario si accorge della scomparsa quando il cliente era già uscito - Il sospettato, un distinto sessantenne che parlava francese, avrebbe sfilato la collana dalla vetrina, mentre il gioielliere si rivolgeva a un collega Dall'oreficeria Corsi in via Roma, alla destra, poco dopo piazza Castello, ieri sul mezzogiorno 6 stata rubata una collana di brìi lanti del valore di oltre 9 milioni. II negoziante Virgilio Corsi pre stime che l'autore dell'audace colpo sia un uomo sul sessant'annl, distinto di modi, elegante nel vestire con due baffoni appuntiti. Già si era presentato il giorno prima chiedendo se poteva mettergli un fregio in oro ed argento sulla copertina di un libro. « Senz'altro » rispose il gioielliere. Prese in mano il libro rilegato, lo osservò e ripetè che poteva fare il lavoro richiesto. Il colloquio avvenne in francese perché In quella lingua 10 sconosciuto aveva Iniziato. Questi volle 3apere press'a poco quanto sarebbe costato, rimase un momento incerto e disse che preferiva avere il consenso della moglie perché aveva pensato di spendere meno. . Tornò ieri sul mezzogiorno con 11 libro. Sempre In francese confermò che era d'accordo sulla cifra richiesta. Il colloquio continuò in italiano. SI scusò di non possedere a pieno la nostra lingua, e non era vero perché la sapeva usare in modo corretto, anche se l'accento la denunciava straniero. « Posso sedermi un momento? Questo tempo Incerto mi affatica ». SI sedette ed indicò qualche piatto d'argento e qualche vaso esprimendo la sua ammirazione. «Avete della bella roba. Se non fosse rosi cara. Ci lascio il cuore ». Continuò: «D'altronde gli oggetti belli hanno il loro valore ». Pregò il gioielliere di fargli vedere un piatto d'argento ed un vaso di Capodimonte informando¬ si del prezzo. Ieri 11 commesso era assente perché ammalato ed il; Corsi per prendere piatto e vaso era costretto a volgere le spalle allo sconosciuto. Però cercava di essere veloce nel movimenti perché l'esperienza gli aveva insegnato di dubitare di tutti. Il 16 aprile 1954 due sconosciuti altrettanto distinti proprio sul mezzogiorno lo avevano derubato di una collana che %-aleva 4 milioni. L'uomo dall'accento straniero si dimostrava sempre più Innamoralo del vaso di Capodimonte facendo intendere che avrebbe potuto anche acquistarlo. In quel momento entrò un altro gioielliere con un pacchetto in mano. « Disturbo?». Il Corsi si volse allo sconosciuto quasi a chiedere se poteva concedergli un momento. « Ma si immagini. Facciano pure. Per me è una goia stare in questo negozio ad ammirare tante cose belle ». Si alzò e, un passo dopo l'altro, raggiunse l'uscio. La portella della vetrina era leggermente socchiusa. Introducendo le dita allargò l'apertura: fece passare una mano, afferrò la prima collana che pendeva da un supporto, se la mise in tasca. Un altro gioielliere entrò nel negozio : vide 11 Corsi con un collega e Io sconosciuto fermo accanto alla vetrina, alzò la voce in un saluto: «Vi lascio tranquilli ai vostri affari : buon appetito » e se ne andò. Tre quattro minuti e nel negozio rimasero di nuovo soli il Corsi e lo sconosciuto. « Le dico che questo vaso mi piace. Che ora è? Mezzogiorno e 15. Mia moglie deve aver finito dal parrucchiere. Sino alla mezza lei tiene aperto? Vado a prenderla e cosi decidiamo insieme». Il Corsi si affacciò ad attendere sul vano dell'uscio guardando la gente passare sotto I portici. Del te un'occhiata alla vetrina e solo allora scoperse il furto. Telefonò alla « Volante ». Arrivò il dott. Sgarra della « Mobile ». Il derubato ricostruì la scena, dette indica zioni sul presunto ladro, non lo riconobbe nelle fotografie di pre giudicati che la polizia gli fece vedere. Pare che la medesima persona giovedì scorso si sia pre sentata in una gioielleria di via Barbaroux; il proprietario sospet toso non lo perse d'occhio e lo sconosciuto, che aveva promesso di tornare dopo aver parlate con la moglie, non si fece più vedere. nldansseismo. Di fatto slnora l'or-gam'izzazione sindacale social-comunista è rimasta nell'edificio dietro pagamento di regolare affitto (sulla base di 350 mila lire al mese) all'U.L.O.S. (Ufficio liquidazione organizzazioni sindacali), un ente che gestisce tutti I beni dei disciolti sindacati fascisti. La costruzione del palazzo di corso Galileo Ferraris cominciò noi 1894 per iniziai iva dell'Associazione generale operala. Più tardi i lavori vennero completati (con la sopraelevazione di un piano rispetto al progetto originario), attraverso il contributo volontario deigli operai torinesi che sottoscrissero un milione e 700 mila lire. Nel 1899 l'Associazione generale operaia si fuse con la Cooperativa ferrovieri, dando vita alI'-attuale Alleanza cooperativa torinese. Noi 1923 tutti gli enti sindacali vennero sciolti dal fascismo o affidati a commissari. TI 19 febbraio del 1929 l'edificio venne ceduto ai sindacati fascisti dietro versamento di un milione e 300 mila lire, di cui un milione venne donato dal comune di Torino. Alla Liberazione tutti i beni dei disciolti sindacati fascisti vennero affidati alI'U.L.O.S., mejitre l'Alleanza Cooperativa Torinese tentava di rivendicare la proprietà do] palazzo della Camera del Lavoro. L'az^cne non è mai andata a buon line. Ora, come abbiamo dello, sembra che l'U.L.O.S. abbia deciso di porre ini vendita il palazzo di corso Galileo Ferraris. I sindacati aderenti alla Cgil si proporrebbe ro di chiedere la sospensione del provvedimento e di sollecitare il plabdssVpmrcgctbapcFtsv2èrnpmstmgt nuovo Parlamento ad approvare lo schema di (legge preparato dal defunto on. Romita, per restituire alle organizzazioni sindacali i beni che furono incamerati dal fascismo.

Persone citate: Corsi Collana

Luoghi citati: Capodimonte, Torino