Il vero parco e Villa Savoia sono rimasti agli eredi del re di Vittorio Gorresio

Il vero parco e Villa Savoia sono rimasti agli eredi del re Il vero parco e Villa Savoia sono rimasti agli eredi del re Quello consegnato al Comune di Roma è il campo dove avvenne il "ratto delle Sabine,, E' praticamente una sterpaglia, tutta da sistemare - La merenda sul prato delle autorità (Dal vostro corrispondente) Roma, 19 maggio. Leggiamo sui giornali più vicini al governo: «Un nuovo grande parco per i bambini romani: con una semplice cerimonia, il ministro Andreotti ha ( onsegnato alla cittadinanza romana, e per e;isa al sindaco Cioccetti, le chiavi dei cancelli di Villa Savoia». Che bel regalo, pensano i lettori, ed il pensiero corre lietamente a misurare l'estensione del parco (118 ettari), a valutarne le bellezze, ad immaginare le r • 'Sequenze urbanistiche della .fonazione. Oltre alla gioia dei bambini, d'altra parte, terremo in conto la suggestione esercitata dai ricordi di una storia recente: è questo il luogo dove il re abitava, e dove Mussolini fu arrestato il 26 luglio; e noi adesso andremo a passeggiare fra le orme fatali del più storico parco d'Italia, trasformato in giardino comunale dalla munifica bontà di ministri e di sindaci d.c. Ieri mattina, infatti, una graziosa cerimonia si è compiuta davanti ad uno dei i ri 1111111 cancelli 'lei'a villa. Le guardie di Inanza che vi stavano di sentinella hanno passato le consegne ai vigili urbani, il ministro Andreotti ha offerto al sindaco Cioccetti una chiave enorme per la simbolica cessione della proprietà, sono stale firmate pergamene e quinterni di carta da bollo, scambiati convenevoli. Poi, una rustica merenda: soufflé di riso, pane casareccio, porchetta al forno, vino dei Castelli. Tutti mangiavano e bevevano allegri tra i convenevoli sereni che sono d'uso nelle scampagnate riuscite bene; e l'aria era davvero di letizia, e c'era tanta compostezza nel contegno e nei discorsi, da far pensare alle cerimonie di tempi andati e più leggiadri. Era l'atmosfera, perché so ne abbia un'idea precisa, delle ma¬ nifestazioni ufficiali dei primitempi del regno d'Italia, compce le ha descritte Giovanni Va l-dell i in Roma borghese. A quella decorosa dignità dava gran contributo, innegabilmente, l'assenza del pubblico. La cittadinanza destinataria del dono era rimasta fuori dei can¬ il i ri r 11 n 111111111111111111 il 1111111111 ■■ 1111131111111111 celli, e solamente a pochi occasionali invitati è stato concesso di entrare per una ventina di minuti nel parco, e di percorrerne qualche breve tratto in prossimità della cinta. Il parco è ancora da sistemare, e assai remota e imprevedibile è la data della sua vera apertura ai bambini romani. Altro particolare è poi nel fatto che in verità questo futuro giardino pubblico non è Villa Savoia, ma un'estrema propaggine selvatica del giardino del re. praticamente una boscaglia e una sterpaia, impropriamente è detta VìIIh Savoia perché la propaganda ha sue esigenze. La .vera villa, il vero parco sono rimasti in proprietà degli eredi del re; questa porzione che è toccata allo Stato e che lo Stato dona al Comune di Roma alla vigilia delle elezioni, 11 on è che il quinto che sa irebbe .«Tettato ad Umberto II |e eh,;, in virtù della Costitu- zione. è stato passato al Demanio. L'edificio principale è tenuto in affitto dall'Ambasciata della Repubblica Araba Unita, e sono quindi i rappresentanti di Nasser che continuano a passeggiare nel tratto di giardino dove Mussolini fu arrestato; il parco destinato ai romani non è illustre per memorie della storia recente; solo, secondo una leggenda incontrollabile, sarebbe stato il campo dei famoso ratto delle Sabine. Non si chiama difatti Villa Savoia; nelle mappe è segnato con il nome di Monte Antenne, perchè sulla collina che lo chiude alla confluenza del Tevere con l'Aniene sorgeva Antemnae, città sabina vetenor quam Roma, più antica di Roma come attesta Catone. Da Antemnae scesero le famiglie sabine invitate da Romolo alle feste in onore del dio Conso; e poi si sa quel che successe: a un segnale di Romolo, tutti i ribaldi che componevano allora la popolazione di Roma, dove era grave la penuria di donne, si avventarono a rapire le fanciulle degli ospiti; ed anche Romolo si procurò una moglie, di nome Ersilia, e tutti furono contenti dell'impresa, rapitori e rapite: Virgines nani sibi quisque domi romanus habet nuas, come diceva Ennio per significare la gioia dei romani che erano riusciti a portarsi a casa la ragazza. Per magnificare il dono di Andreotti alla cittadinanza romana, sarebbe stato naturalmente possibile evocare questa antica leggenda, che fa illustre il luogo, ma si è forse temuto che lo scabroso suo argomento avesse a turbare la moralità dei pensieri e del costumi di una città come Roma, tutelata nel suo carattere particolare da una esplicita disposizione concordataria. Comunque si è punse o che facesse più effetto parlari del parco del re, famoso pei un altro e più recente rapimento, e perciò sono state dette e scritte inesattezze topografiche, e dati falsi annunzi ai cittadini, fatte promesse a scadenza imprecisa. La merenda sul prato, in ogni modo, è stata una graziosa festicciola, più originale delle tante cerimonie per la posa di prime pietre nelle vigilie elettorali. Vittorio Gorresio