"La gatta sul tetto che scotta" di Tennessee Williams all'Alfieri

"La gatta sul tetto che scotta" di Tennessee Williams all'Alfieri "La gatta sul tetto che scotta" di Tennessee Williams all'Alfieri I^a storia di questa gatta, la sanno tutti oramai. E' una storia più o meno scandalosa, e perciò ha suscitato molta curiosità. E' una storia sordida e volgare e perciò, oltre la curiosità, ha provocato in alcuni lo sdegno. Vi si rappresentano i casi privatissimi di una famiglia sciesurata. Ur>a giovane moglie, Margaret, sta sui carboni ardenti (la jatta sul tetto...) perché il marito, Brick, si rifiuta ostinatamente al dovere coniugale; Brick, che appare zoppicante per una stolta prodezza allo stadio, è alcoolizzato; incominciò a bere quando gli morì l'amico Skipper; questo Skipper era stato accusato da Margaret di < anormalità >, e allora il giovanotto per dimostrarle la falsità dell'insinuazione aveva fatto con lei un tentativo infelice: unica, trista conseguenza l'amicizia sospettata e infangata di SkipDer e Brick. In tali repugnantl circostanze-la morte per stravizi ed eccessi d'ogni genere e per disperazione eliminò Skipper, e Brick che aveva per l'amico un culto purissimo (egli dice) incominciò a detestare la moglie e a disertarne l'alcova. Le smanie sessuali di. Margaret sono complicate e acutizzate dà ou'n càlcolo di1 avidità e avarizijj.;' 6?n«a -Agli, ' ella teme che-.Jè; sfugga l'eredità del suocero ^ricchissimo. Questo suocero.'KàiUn cancro e non lo sa. Ci penserà Brick à dirglielo, .brutalmente al secondo atto, In un momento di esasperazione. Il fatto dèlia disputata eredità riesce così a contendere il primato dell' abiettezza ai fatti del sesso. Contro Margaret si erge la cognata Mae, moglie di Gooper che è fratello di Brick. Se la coppia MargaretBrick è sterile, quella MaeGrooper è straordinariamente feconda, cinque o sei figli, che diventeranno altrettante pedine a conquistare il cuore (e i miliardi) del vecchio. Ipocrisia, cattiveria, bassezza suggeriscono tutte le parole e le azioni di questa gente; non si nomina che il Ietto e il denaro; anche il vecchio adocchia le nuore, fantastica di donne libertine e sguaiate, mentre già l'ombra lo avvolge... Non abbiamo nessuna voglia di continuare il racconto. Verismo? spregiudicatezza? arditezza? No; è un nulla avvilente e mortificante; quando si esce, in-quésto modo, da ogni giustificazione e dignità d'arte e di poesia,*rio'rrc*è' P'ù nujia.-Qualcuno ha dettò che sònò'cosé di cattivo gusto; avremo il facile cgl'logTscsl'cl'segvè davdtecsnDcebpvbdRcrcltdsnsmsmacdTdspradtSsntmGhtgtfrcaePticgCMlllllllllllllIIllllllllIllllllllllllUllillllllllillllIllll coraggio di dire che anche il gusto è un flore modale, e che l'immoralità, il p^cat" contro lo spirito di un'opra come La gatta sul tetto che scotta di Tennessee Williams è senza riscatto. Non è vero che all'arte sia lecito tutto; è vero che l'arte, sincera e grande, purifica tutto, trasfigura tutto. Se l'arte è assente, il nostro animo senza pregiudizi e lìbero insorge: non si può accettare che la vita sia abbrutita così. Il teatro è per noi un inno, anche nel dolore e nell'orrore, è un inno alla bellezza, alla santità, alla verità; è ironia e tragedia, gioia di vivere e trionfo. Nell'opera teatrale si esalts e si adempie ciò che vi è di i ù swero e misterioso e puro nell'uomo. E se no, perché ameremmo i! teatro? Dal teatro siamo pronti ad accettare le più diverse e umane esperienze: non l'umiliante bruttura. Detto questo del testo, passiamo allo spettacolo. La Compagnia di Gino Cervi con Lea Padovani e Gabriele Ferzetti si è impegnata dunque (regìa di Raymond Rouleau) a convertire in qualcosa di importante e di pittoresco le miserabili parole- del copione, flaccide, monotone, a loro modo falsissime, tanto da toccare il ridicolo. Non era davvero facile. Le scene si svolgono in una piantagione, nel delta del Mississippi, una sera d'estate, e a rendere l'atmosfera del luogo e del costume (è la festa del vecchio miliardario) lo spettacolo fu accompagnato da suoni, voci, canti, stridii di animali, grida di bambini, spari, scoppi di Tuochi d'artificio, e via dicendo. Non ci è parso che questo accrescesse di molto il pathos del dramma né soccorresse l'ardua situazione degli attori. I quali avevano tutti da sostenere una parte ingrata, un personaggio odioso. Soffocata dall'autore l'umana simpatia, i valorosi attori hanno dovuto lottare strenuamente con il testo, per renderlo meno antipatico, e tollerabile. Gino Cervi era il vecchio, e he disegnò 16. figura a (»ra-.>di tratti, coti vigoria, a . za'ungendovi certe venature affettuose, paterne, di ottimo effetto. Al secondo atto la sua recitazione, mossa e ■ comunicativa, variata e calorosa, ammorbidì l'asprezza del tipo e la durezza dei casi. A Lea Padovani toccò dì rappresentare Margaret: ossia di tènere in equilibrio, tra la sfacciata confessione e l'audacia sfuggente, un personaggio malfido. Ci riuscì con misura. Il Fer¬ lllIIlllIliflIllllllllllillillIfl'i'Il»"*"!'"'"»"*"»"»' il e o a di ie e fie o ra o el o zetti era Brick e dovette filare una lunga scena di ubbriachez/.a e furore e desolazione; non potè sottrarsi ad una certa monotonia. Ricordiamo ancora Vittorina Benvenuti, colorita nella parte di una mamma pazzerellona e stravagante, Irene Aloisi, Arturo Dominici. Il teatro Alfieri era gremito; un gran pubblico elegante ha seguito lo spettacolo con attenzione ed ha applaudito calorosamente. f. b. C l i 'i'Il»"*"!'"'"»"*"»