Ridurre i rischi delle prove perfezionando l'organizzazione
Ridurre i rischi delle prove perfezionando l'organizzazione Ridurre i rischi delle prove perfezionando l'organizzazione Profonda impressione ha suscitato negli ambienti sportivi, specie torinesi, la tragica morte di Sergio Der Stepanian, sopravvenuta in seguito allo spaventoso incidente stradale di Campofelice, mentre il pilota si stava allenando per la corsa automobilistica, della Targa Florio. L'impressione, la pietà, il rimpianto, sono sentimenti normali, spontanei, cui la cronaca delle fragili vicende umane sospinge, si può dire ogni giorno. Specie se la personalità della vittima è per qualche lato niù conosciuta. Ma il cordoglio quasi si volge in un senso di ribellione quando le circostanze o le cause che hanno spezzato la vita di un essere . umano, avrebbero potuto — si pensa — venii' evitate. Inutile disperazione, quasi sempre, che sarebbe pretendere di scoprire i misteriosi invisibili fili che guidano il nostro destino. Eppure si ha il dovere di trarne almeno un insegnamento, tentare di prevenire il possibile ripetersi delle premesse. Il caso dello sventurato Der Stepanian offre, o dovrebbe offrire, oggetto di meditazione anche nella stessa sfera sportiva, che ne rappresenta l'am¬ biente .tanto più trattandosi di materia sulla quale l'opinione pubblica, e di riflesso l'autorità governativa, avevano espresso precisi orientamenti. La sciagura di un anno fa alla Mille Miglia determinò — cosi si credette — la fine delle corse auto-motociclistiche sulle strade italiane. Nel calendario sportivo di quest'anno non sono difatti state ammesse né la Mille Miglia nella sua struttura tradizionale, né il Giro delle Calabrie né la Coppa delle Dolomiti né le altre corse di questo tipo. E' riuscita a trovare eccezione la Targa Florio, anziana corsa siciliana che si svolge su un lungo percorso in prevalenza montagnoso. Ma non è di questo che si vuol parlare, quanto di una circostanza strettamente connessa all'organizzazione delle gare di tale genere. Cioè gli allenamenti che i piloti devono effettuare nelle giornate precedenti, quando il percorso è aperto al traffico. Evidentemente non si può porre alcuna limitazione alla libertà di servirsi di quelle strade, né ai corridori in prova né ai normali utenti; l'affiatamento dei primi con il terreno di gara è anzi un preciso dovere. E però la stessa tecnica della guida sportiva viola in ogni caso le più elementari norme di prudenza obiettive e soggettive: in ultima analisi le strade della corsa, alla vigilia della stessa, vengono a trovarsi in balia di macchine scatenate. Occorre aggiungere altro per dimostrare l'inconcepibile assurdità di simile situazione? Der Stepanian, secondo i primi accertamenti, con la sua potentissima macchina lanciata nel lungo rettifilo Campofelice-Bonfornello, si è trovate improvvisamente di fronte a un autocarro sbucato da una via trasversale: per evitarlo è uscito di strada. L'incidente è stato purtroppo mortale, ma quante altre volte — se né è sempre parlato pochissimo, come di cosa normale — concorrenti in prova si sono feriti alla vigilia della corsa? La sciagura di Sergio Der Stepanian era dunque evitabile? Lo era certamente sul piano sportivo, organizzativo, se non proprio su quello umano. E' una questione — anche di responsabilità morale, se non giuridica — che si condanna da sé. f. b.
Persone citate: Florio, Sergio Der Stepanian
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