L' Impresario delle Smirne di Goldoni al teatro Carignano

L' Impresario delle Smirne di Goldoni al teatro Carignano L' Impresario delle Smirne di Goldoni al teatro Carignano Quella di iersera al Carignano più che una rappresentazione, fu una festa del teatro. Finalmente! Contrastati e contristati da tutta una serie di spettacoli ossessivi, mortificanti, soffocanti, gravi di tedio isterico, violenza sesso morte, e una miseria infinita, finalmente ci siamo riportati a galla: nella meravigliosa, allegra, delicata gioia di vivere, e di vivere sul palcoscenico, ch'è tipicamente goldoniana. La Compagnia presentata da Luchino Visconti, con Rina Morelli e Paolo Stoppa, dopo il glorioso successo parigino, oi ha portato L'Impresario delle Smirne. Bellissimo, deliziosissimo spettacolo, e un garbo, un gusto, nella letizia commoventi. Ma non insistiamo nelle lodi generiche. Come ha fatto Visconti a mettere in scena la vecchia commedia con così abbagliante e pur morbida, sfumata, gentile serenità di immagini, di luci, di voci, di suoni? Ecco qui. E' d'uso, commentando L'Impresario delle Smirne, ricordare una paginetta di Gaspare Gozzi, e precisamente, al 5 luglio 1760 dell incantevole Gazzetta Veneta, la descrizione dei preparativi, a San Moisé, per il viaggio di una compagnia di cantanti, di « un dramma per musica », com'egli dice. L'accostamento è scolastico, e potrebbe apparire ozioso tant'è evidente. Ma può servire di traccia e di indicazione. Il bozzetto del Gozzi è delizioso e ironico; la scrittura magra, il segno nettamente inciso, la sottolineatura maliziosa ti danno il distacco del moralista. Sulla scia del Gol'doni (L'Impresario è del dicembre '59) il Gozzi trasferisce la festa teatrale goldoniana sul piano dell'osservazione disincantata, del sorrisetto scostante. Con Goldoni è tutt'altro affare. Gozzi sta al di fuori, letterato e cronista, Goldoni, in questa avventura, c'è dentro con tutto il suo estro di autore comico, di innamorato del teatro. Qui, in questo calore, nella simpatia mal dissimulata dalla caricatura, si deve cercare il segreto dell'Impresario. L'azione è povera, i personaggi sono manierati, ma dall'affinità sentimentale del Goldoni con quel suo mondo fantasticato e parodiato, scaturisce la vivezza allegra, cordiale, umana dello spettacolo. Goldoni sapeva tutto del teatro, e degli attori e delle attrici, e anche del teatro « in musica », delle canterine, degli im presari, dei tenori e dei ballerini, costumi, vizi, albagie, In vidie, capricci, fumi: tutto quanto, la miseria tronfia, la presunzione ridicola, la sordidezza fastosa. Esperienza ricchissima, e in molti sensi amara e irritata; ma Goldoni, quel benedetto palcoscenico lo amava: e quella gente a volte vile pettegola insopportabile, ma sulle scene così spesso splendida, inventiva, affascinante, gli era cara, e pur denunciandone i ghiribizzi, se la sentiva vicina al cuore; e perciò un'operetta da nulla, satireggiante e burlesca come L'Impresario, è poi scorrente divertente immaginosa, e così ricca di allusioni amabili e di amenità ridenti. La storiella è semplice: un certo Ali, un turco, se ne arriva a Venezia e ha l'idea di formare una compagnia di canto e bailo da portare in Oriente, a Smirne, ove, gli hanno detto, avrà gran successo. Subito è attorniato: un conte Lasca, squattrinato protettore di « prime donne », il Nibbio, direttore di teatro, Maccario, poeta, gli propongono servizi e occasioni. Ed ecco l'infatuatissimo Carluccio, «soprano », ecco Pasquariello. tenore, e, spassose provocanti buffe, ecco le tre donne, Lucrezia virtuosa Fiorentina, Tonina virtuosa Veneziana, Annina virtuosa Bolognese. Una parata eccentrica e adorabile delle più vistose oabotines. (Dell'/mpresario Goldoni stese due versioni, la prima in martelliani, la seconda in prosa; e nella prima — adottata da Luchino Visconti — le tre donne parlano ognuna nel proprio dialetto, il che se aumenta le difficoltà e le sorprese del concertato, definisce e chiarisce incomparabilmente meglio il senso, il fóndo realistico, un po' sguaiato e popolaresco, dei personaggi; ed è una ghiotta sfumatura che il Visconti ha fatto bene a non lasciarsi sfuggire). Ali dunque, che è turco, più che alla musica sarebbe sensibile alle grazie, alle civetterie e alle moine di queste femmine smaliziatissime: le quali gli si dimostrano però cosi avide, pre- potenti, litigiose, e tutt'insiemel'impresa gli si presenta cosiirta d. dispetti, equivoci, Ingan-?L?.ì?/id! ?~f£et!?-w' ì""fastidito e svelto, egli, alla vi gilia di" imbarcare la cenciosa e illustre compagnia, se ne scappa da solo, ritorna rapido al suo paese. I virtuosi e le virtuose rimangono a terra con pappagalli, cagnolini e fagotti; vani furono i dispettosi e ansiosi preparativi di questo viaggio, il « dramma per musica » s'è insabbiato a riva; la delusione è grande. Anche questo è tin sogno disperso. Appare forse chiaro pur dal nostro cenno sommario, come la commedia del Goldoni e la sua rappresentazione possano essere dense di . emozione teatrale, vogliamo di-re di memoria e fantasia sceni-ca, e di amore delle belle im-magmi, e di queil aria e luce veneziana e settecentesca che circonfuse di grazia ruggianteJe figure favolose dello spetta-colo e quelle banali e gr ge1 del-la realtà quotidiana. Laffettodel Goldoni cosi trionfai d°veegli 6 passato sempre qualcosarimane d'intimo e familiare, un ricordo ridente ed una no-stalgia. Luchino Visconti ha davvero penetrato questa verità del Goldoni; ha evocato una atmo- sfera, una presenza e una trasparenza antiche, le ha fatte sue sull'onda di un amore, che per essere magistralmente dominato >j convertito in perfetta rappresentazione, non èmalici sentito, pungente e vivo.Se l'argtjzid, la sottigliezza efin«?.za colturale, il flore dellefigure attratte sul palcosceni- co dai remoti regi.i della fantasia (pitture, stampe, paesaggi) danno il carattere sovrano, di bellezza levigata ed effusa, di ricordo e di sogno a queste scene, il sentimento intimo, goldoniano e teatrale, le fanno poi tutte fresche e ariose e plastiche e scorrenti. Visconti e i suoi attori hanno vibrato con lo scrittore meraviglioso, hanno restituito alla ribalta la vita minuta e ormai favolosa, che fu il suo dono, grande e perenne. In quello senso si può dire che nell'Impresario del Visconti se non tutto Goldoni, c'era tutto il senso goldoniano dei'..-. realtp e dello spettacolo. Stupeiiua gioia, tanto più cara e degna perché rattenuta in una calma visione, in un giuoco serrato ma misuratissimo, in una musicalità tenue e leggiadra, senza sopraffazioni, mai. Vorremmo dire partitamente; basti un consiglio: andare a vedere, ad ascoltare, a godere di quest'arte serena, che pare ingenua ed è un trionfo di scaltrezza e di immaginazione. Subito, il velario si apre su una sinfonia di grigi, il cortile di una locanda, di tale intensa suggestione, .che vi apre il cuore a tutto quello che verrà. In un istante, siete entrati in un mondo. All'ultima scena, su questa locanda (e intorno Venezia l'espira), brilleranno le stelle, e alla ribalta si affolleranno quel poveri « guitti », con i cagnolini, i gatti, le bestiole, le masserizie e le speranze, e si leverà il vento, e i panni stesi si gonferanno come vele, ma la partenza non avverrà... E allora capirete, che tra quel primo albeggiare della prima scena e quest'ultima speranza tradita avete assistito al nascere e allo svanire di una primaverile vocazione teatrale. Tra questi incanti, ì personaggi sono di un carattere e di un estro svettanti. Rina Morelli ha fatto della personcina della virtuosa bolognese, un mazzo di fiori: grazia, malizia, humour, una fragranza e ebdbeslatitelatie ca—mdRdupstabhateaftebuAtosaceALremnlimscppBoTrTrVeMToGeBoFiPiAnPeaillllMllllllllllllllllllllllllllllllllllllimiimimillll e una visione. Paolo Stoppa era AH: la sua atessa immo: bilità, la nera testa sui rubini della veste, sotto il turbante bianco, era un miracolo di espressi vita, ilare e felice. Bella, leggiadrissima la « fiorentina » (Ilaria Occhini), irruente, espansiva, divertentissima la « veneziana » (Edda Albertino; e tutti perfetti di gesto e di intonazione nel dire e nel cantare (perché qui al canta — musica di Nino Rota — come in ur.'opera buffa), il Pandolfl, il Fantor.;, il Giorda, il Ruggeri, il Pani e via dicendo. Un'armonia, una letizia, un piacere; che vorreste di più? L'inizio di questa breve stagione dell'insigne gruppo artistico è stato felice. Il pubblico ha applaudito sempre, ha fatto clamorose ovazioni alla fine. Ci auguriamo che il teatro sia ad ogni spettacolo affollato. £ k TEATRO ALFIERI — Per martedì 6 maggio è annunciato il debutto del Balletto Inbal di TelAviv, un balletto israeliano diretto da Sara Levi-Tanai. L'interfSsante spettacolo ha ottenuto di recente vivo successo e curiosità In America.

Luoghi citati: America, Smirne, Venezia