I «raggi X» problema medico e sociale

I «raggi X» problema medico e sociale E' necessario rendere noto il rischio per ridurlo I «raggi X» problema medico e sociale Le precisazioni portate da due illustri radiologi al mio articolo pubblicato il 27 aprile penso siano state quanto mai opportune, per evitare che, pur parlando esso di abuso e di uso indiscriminato, qualcuno fosse messo in sospetto sul normale uso dei raggi X come mezzo diagnostico. Il problema reBta, quindi, precisato, ma non spostato, perché anche dai due tecnici è stata confermata la necessità della introduzione di una « carta radiologica », che accompagni l'individuo per tutta la sua vita. L'uso dei raggi X, ed in genere la protezione dalle radiazioni nucleari, costituiscono uno dei grandi problemi del futuro, del quale agli specialisti spetta la soluzione tecnica; ma spetta ai sociologi prima, ai politici poi ed al legislatore in ultima istanza, il compito di occuparsi di esso, in quanto interessa l'intera popolazione sotto varii punti di vista. E' questa, infatti, la prima volta che la questione giunge alla conoscenza del pubblico, attraverso il mezzo più idoneo del mondo moderno, e cioè il grande quotidiano di informazione. Poiché l'adozione di una « carta radiologica » richiede un provvedimento legislativo e lunghe procedure per emanarlo ed attuarlo, il mio citato articolo aveva lo scopo, non inutile forse, di ricordare ai pazienti ed ai radiologi l'opportunità di dichiarare o rispettivamente di chiedere, prima di ogni nuova indagine, quante e ^uali siano state le precedenti grafìe o scopìe subite dal malato. Né a me, in Italia o all'estero, né ad alcuno dei miei molti conoscenti è mai successo di sentirsi fare una domanda del genere. Non si dimentichi, inoltre, che i raggi X non vengono usati dai soli radiologi, ma che molti medici hanno, nel loro studio privato, un apparecchio per guardare in scopìa. E la scopìa fa assorbire più <: r » della grafìa. Non si dimentichi, ancóra, che sia nel nostro- paese co? me in altri le grandi e periodiche indagini radiologiche di massa i scopo antitubercolare stanno prendendo larghissimo piede e che potrebbe essere molto opportuno e prudenziale una precisazione dei tecnici circa il massimo limite tollerabile, trattandosi, soprattutto, di ricerche fatte su persone giovani. Provvedimenti in questo senso sono stati già presi negli Stati Uniti. Le notizie alle quali mi riferivo sono state tratte da vari studi usciti su riviste tecniche americane e da libri della < Serie di Ginevra sugli usi pacifici dell'energia atomica », connessi all'opera del Comitato internazionale per la protezione radiologica e del Comitato nazionale per la protezione contro le radiazioni, esistente negli Stati Uniti. Mi riferisco ora ad un altro volume: «Rischi delle radiazioni croniche » di Neary, Munson e Mole, i quali espongono i risultati statistici concernenti gli effetti dei raggi emessi da un reattore atomico che, per anni e anni, a Harwell, ha funzionato al solo scopo di permettere esperimenti biologici, con neutroni veloci e raggi gamma su mammiferi (topi), dato che le esperienze su esseri umani sono, fortunatamente, limitate. Le conclusioni ohe riguar¬ dano gli animali debbono essere, però, estese all'uomo solo in via di approssimazione analogica. E' superfluo aggiungere che gli addetti ad impianti atomici non corrono il minimo, pericolo. Per quanto concerne la nostra specie, si hanno i risultati dei tragici esperimenti di Hiroshima e Nagasaki. E' stata confermata una larga diffusione della cataratta, un aumento della leucemia (da 1 caso su 20.000 persone ad 1 su 400) e si aspettano gli effetti genetici, che potranno apparire solo nelle generazioni future. Da altre indagini pare che la vita dei radiologi sia più breve di quella degli altri medici; non risulta, invece, diminuito comparativamente il numero dei loro figli. Sui topi di Harwell, sui quali gli esperimenti potevano essere condotti con perfetto rigore scientifico, varie interessanti conclusioni sono state tratte. Non vi è differenza tra una massiccia dose di raggi data tutta insieme o la stes?i doso frazionata in un tempo anche molto lungo: pare, anzi, che, in questo modo, gli effetti risultino peg¬ giori. Ma il fatto interessante è costituito dalla diminuzione della durata della vita man mano che aumentano le radiazioni; non si sa se ciò avvenga perché si anticipano le malattie della vecchiaia o perché si crea una vecchiaia precoce. Si nota, inoltre, una inspiegabile perdita del peso corporeo generale. La sterilità che appare nelle femmine, dopo dosi massicce di radiazioni, non è più curabile; quella che appare nel maschio è, invece, reversibile; gli organi della riproduzione si sono dimostrati, però, sensibili ai raggi stessi più di ogni altro organo del corpo. Dubbio è stato l'esito delle radiazioni sulla produzione di tumori e meno intense di quel che si aspettassero le modificazioni del sangue. La brevità necessaria impedisce di riferire tutti gli interessanti dettagli, mentre 1 risultati fanno pensare che, se ci si vuol appellare alla « filosofia del rischio », non sembra dubbia la necessità di attuare il suo principale precetto: rendere noto il rischio per ridurlo. Diego de Castro

Persone citate: Diego De Castro

Luoghi citati: Ginevra, Hiroshima, Italia, Nagasaki, Stati Uniti