Trieste per la prima volta dal '21 eleggerà liberamente 4 deputati di Enzo Forcella

Trieste per la prima volta dal '21 eleggerà liberamente 4 deputati I partiti la propaganda nel Nord Trieste per la prima volta dal '21 eleggerà liberamente 4 deputati La prossima chiamata alle urne avrà per la città giuliana il carattere di un battesimo e di un bilancio - Le promesse non mantenute dall'Italia giocano a favore delle due estreme - Dei quattro seggi due dovrebbero andare alla D.C., uno ai comunisti ed uno ai missini -1 "separatisti,, sono scomparsi dalla scena (Dal nostro inviata np"nale) Trieste, 29 aprile. I quattro deputati triestini che entreranno a Montecitorio il 25 maggio saranno i primi rappresentanti eletti liberamente dalla città dopo più di trentacinque anni. Le ultime elezioni democratiche furono quelle indette da Giolitti nel 1921. .Poi ci fu il < listone > del '24, la dittatura fascista, la guerra, la occupazione. Fino al novembre del '5-1 il territorio è rimasto sotto l'occupazione alleata e si è votato soltanto per il rinnovamento dei consigli comunali. Le prossime elezioni, quindi, avranno per Trieste il carattere di un battesimo e di un bilancio. Ratificheranno il ritorno della provincia nella comunità nazionale e fungeranno da consuntivo di ciò che sono stati per i triestini questi primi quattro anni di « normalizzazione >. Il termine è di uso corrente nelle conversazioni cittadine con inflessioni di dispetto e di ironia. Serve per alludere a tutto ciò che non si è fatto o si è fatto male dal giorno del ritorno alla madre patria. Il disinteresse di Roma per la grave crisi economica della città, ad esempio: «Lo metto in questo cassetto dove ce ne sono già altri sei >, rispose, tempo fa, il sottosegretario Spallino ad una delegazione di industriali che gli era andata a presentare un ennesimo memorandum di protesta. O l'indice di disoccupazione, che è il più alto d'Italia, superiore di tre punti persino a quello della Calabria. E la produzione che, contrariamente a ciò che avviene nel resto del Paese, diminuisce, la partenza dei giovani per l'Australia In cerca di lavoro, l'aum<.'nto delle tariffe ferroviarie, la burocratica pignoleria del commissario governativo e degli alti funzionari inviati dal centro. La gei te guarda, confronta e si chiede: « E' questa l'Italia? >. L'Italia è anche questo, e fare parte di una comunità nazionale vuol dire accettarla nella sua intierezza, con tutte le sue sordità ed i suoi difetti. Ma non è facile, specialmente per chi ha vissuto tanto a lunga in condizioni eccezionali, accettare un simile ordine dì consolazioni. Il clima di Trieste in questo periodo ricorda quello che si è vissuto nelle altre parti d'Italia dieci anni fa, nella fase del c ridimensionamento >, dalla tensione della Resistenza e dell'immediato dopoguerra alla normalità della vita che bisognava ricostruire giorno per giorno. Si è realizzato un evento a lungo sognato e la realtà di questa conquista sembra meschina in confronto alle speranze alimentate nell'attesa. I giovani che tra un mese si recheranno per la prima volta alle urne erano adolescenti quando manifestavano contro le truppe di occupazione, avevano diciassette anni quando acclamarono l'arrivo dei bersaglieri in Piazza dell'Unità. Era anche questa una immagine sfocata e irreale: il problema triestino si risolveva sul piano delle conversazioni diplomatiche e non poteva più essere visto con i colori del 1918. Ma intanto, a torto o a ragione, una buona parte dei triestini lo aveva vissuto con lo stesso stato d'animo, pensando più ai bersaglieri che alle prosastiche realtà che sarebbero venute dopo. Ora, proprio perché è finita la provvisorietà ed è caduta la tensione, gli anni del Territorio Libero assumono nel ricordo quasi la sfumatura del rimpianto, come gli anni della grande vacanza. In termini elettorali tutto ciò dovrebbe tradursi in difficoltà per i partiti di centro e in condizioni di vantaggio per i movimenti estremi di destra o di sinistra. Indubbiamente questa è una delle pochissime zone in cui neofascisti e comunisti sono considerati ancora come partiti in ascesa. Dei quattro seggi a disposizione i comunisti ne conquisteranno sicuramente uno ed i missini hanno buone speranze di piazzare il loro rappresentante attraverso i resti. Guardando, però, le cose più da vicino e valutando tutti gli elenìenti di una situazione che nella sua complessità raggiunge sottigliezze bizantine, la prospettiva appare molto più confusa e può riservare sorprese. A destra ci sono una mezza dozzina di liste: i neofascisti, i monarchici delle due confessioni, due liste indipendentiste e I liberali. Nessuna di queste può aspirare al «quoziente pieno ed ognuna finirà per depositare qualche migliaio di voti nel pool dei resti nazionali. Senza contare i dissidi interni, le manovre e le contromanovre con cui si sono disputati l'un l'altro i candidati, le liste di disturbo presentate per confondere ancora di più le idee degli elettori. Lauro è riuscito a portare via l'unico deputato triestino (eletto a Gorizia) che aveva il m.s.i. ma poi lo ha sacrificato al generale Messe e all'ex-prefetto Dompieri, escludendolo dalla li.-ta. Tra i neofascisti i giovani .icstalgici di Salò si sono sconi rati con i vecchi gerarchi del entennio, che sono riusciti ad avere parti'- vinta e ad imporre il capolista. I monarchici covclliani hanno dovuto espellere un certo numero di dirigenti che, senza apparire, si preparavano a sostenere Lauro. I separatisti, divisi in due, sono ormai scomparsi dalla scer.a come fenomeno politico. Rimungono come fenomeno folkloristico: per richiamare un po' di gente aprono i comizi al suono degli inni absburgici e dei valzer viennesi; alla disperata ricerca di una epoca definitivamente scomparsa. I comunisti sono sempre com¬ patti attorno al loro leader Vittorio Vidali. Ma anche su di loro pesano molte incognite: il p.s.i., che qui è su posizioni schiettamente autonomistiche, ha messo in lista un esponente sloveno uscito dal partito comunista dopo il rapporto Kruscev ed aspira a raccogliere i voti degli slavi che Vidali considerava una specie di suo riservato dominio. Gii .ex-comunisti doll'u.s.i., dopo un tentativo di acc.'do per far confluire i loro veti culla lista comunista, si sono orientati anch'essi sul p.s.i. Neppure i socialisti, tuttavia, possono aspirare a grandi cose. Si è parlato a lungo nelle settimane scorse di un accordo con i socialdemocratici, con i repubblicano-radicali, con gli ex-comunisti dell'u.s.i. per presentare una lista unica e puntare cosi alla conquista di un quoziente. Fatti tutti i calcoli, però, le rispettive direzioni centrali hanno constatato che l'obiettivo era irraggiungibile ed hanno preferito riprendere la propria libertà d'azione. La « piccola sinistra » che avrebbe dovuto inserirsi nel gioco dei grandi (democristiani, missini, comunisti) è cosi rimasta un sogno spezzato in tre liste che puntano esclusivamente alla conquista di resti. Rimane il partito di maggioranza. Assalito da tutte le parti, col peso di tutto ciò che i triestini rimproverano all'amministrazione centrale, è ancora l'unico gruppo che può aspirare con fondatezza a portare alla Camera due dei quattro deputati a disposizione. Le cifre elettorali sono contro i d.c. Dal '49 al '56 essi hanno progressivamente perso voti passando dal 39 per cento al 31 per cento. La d.c. triestina del '58, tuttavia, non è più quella di due anni fa. Ha liquidato il vecchio segretario provinciale e accantonato il 'leader nazionale; l'ex-sindaco Bartoli. promettendogli la candidatura al Senato quando si faranno le elezioni suppletive. (Il Parlamento, come si ricorderà non fece a tempo a votare la legge speciale per Trieste). Il partito è oggi in mano ad un gruppo di giovani fanfanlani. Il loro .capo, Beici, era fino a qualche tempo fa un oscuro cronista di un •quotidia no locale. Non si presenterà neppure candidato. Sarebbe stato-, eletto sicuramente,; ma preferisce rimanere dietro le quirite. Gli basta 11 potere occulto. E' una espressione di quella « generazione dei fun zionari » che si è allevata Fan fani e che ormai ha in mano tutte le leve del partito di maggioranza. Enzo Forcella

Persone citate: Bartoli, Beici, Giolitti, Kruscev, Vidali, Vittorio Vidali