Una bimba uccisa e otto scolari feriti durante una lezione pratica sulle mine

 Una bimba uccisa e otto scolari feriti durante una lezione pratica sulle mine Tragica gita di mia scolaresca in una cava di pietrisco sopra Acqui Una bimba uccisa e otto scolari feriti durante una lezione pratica sulle mine Grave anche il capo-minatore che parlando agli alunni con una miccia accesa provocò l'esplosione: forse perderà la vista - Colpito al viso anchi l'insegnante - La piccola vittima ha avuto il cuore trapassato da una scheggia lanciata come un proiettile - Illesi quattro ragazzi (Dal nostro inviato speciale) Acqui, 18 aprile. Una gita di tredici scolari sotto gli undici anni a une. cava di pietrisco in regione Celistano di Mombaldone si è conclusa stamane tragicamente: per lo scoppio di alcuni detonateli, una bimba è morta e altri otto bambini sono rimasti feriti insieme col loro maestro e un capo minatore. La piccola Didima .si chiama Rita Ferrerò e aveva otto anni. E' spirata quasi all'istante: una scheggia di minute proporzioni, penetrata nel costato, ha raggiunto il cuore senza incontrare resistenze e lo ha spaccato. Non gravi sono invece le condizioni degli altri scolari, ad eccezione di uno, che si teme possa perdere la vista. Il maestro guarirà in quindici giorni; meno favorevole è la prognosi per il capo minatore, colpito agli ocelli e forse condannato alla cecità. La sciagura, per certi aspetti ancora inspiegabile, è avvenuta verso le 11,30. 1 bambini — nove maschi e quattro femmine — erano arrivati alla cava da pochi minuti dopo una lunga passeggiata tra sentieri appena rassodati da un sole gagliardo, costeggiando prati in fiore e alberi ingemmati. Venivano dalla trazione Garbaoli di Roccaverano, distante quattro chilometri, dove frequentano la scuola che accoglie in un'unica aula alunni c'alia 1" alla 5" classe elementare. La scc mpagnata aveva uno scopo d'istruzione, secondo i moderni sistemi pedagogici, che raccomandano agli insegnanti delle scuole di campagna almeno una gita alla settimana per i loro alunni. Alla miniera, come chiamano pomposamente nella zona la cava di pietrisco, i ragazzi erano attesi: avrebbero imparato in che cosa consiste il duro lavoro dei cavatori e come la roccia viene trasformata in cemento dopo le opportune lavorazioni. Ma solo i più grandicelli erano impazienti d'arrivare ; i più piccoMni mostravano maggiore interesse per la natura e il maestro spesso si era dovuto attardare a spiegare come nascono le gemme e fioriscono gli alberi. La cava è uno spuntone di roccia che si innalza fino a sessanta metri a metà strada tra Mombaldone e Roccaverano. E' di proprietà della < Società Valle Bormida>, ma è in gestione alla Ditta Fratelli Massazza, di Casale. Si presenta come una piccola montagna a tre piani: un ampio spiazzo a livello della strada, un secondo pianoro a circa trenta metri di altezza e a cui si arriva salendo un sentiero, e infine un cocuzzolo stretto e glabro. A ricevere i ragazzi, già in ritardo sull'orario previsto, si affacciò alla porta del magazzino uno dei gestori, Pietro Massazza, di quarant'anni, che ha le funzioni di capo minatore. Alcuni operai stavano lavorando alle escavatrici per il recupero del pietrisco. Oggi non era in programma il brillamento di mine, il ciclo delle ultime esplosioni si era concluso ieri. La giornata era stata scelta per la gita degli scolari proprio perché oggi non ci sarebbero stati pericoli di sorta. Dopo la breve visita al manasino, dove erano accata stati molti tubi di cheddite (l'esplosivo in uso per sviscerare la cava), il Massazza condusse gli scolari sul secondo pianoro. Voleva mostrar loro come si fanno brillare le mine, imprigionando l'esplosivo nella roccia. « Vedete questi bastoni t — disse indicando corti tubi appoggiati ad una gobba del terreno — è cheddite, un esplosivo molto potente. Ma se non è compresso brucia senza scoppiare. Perj che esploda bisogna fare un buco nella roccia, collegare la cheddite con un detonatore e o farle arrivare una miccia accesa ». Continuando nella dimostrazione teorica, Pietro Massazza strappò un pezzo di corda lungo poco più di venti centimetri e mostrò sul palmo della mano una diecina di detonatori. Poi dette fuoco alla miccia. Fu in quel momento che si produsse l'esplosione. Lo scoppio, violentissimo, fu udito ad alcuni chilometri di distanza. Il Massazza e il maestro, che pure è un pezzo d'uomo, vennero proiettati ad alcuni metri di distanza e non si rialzarono , più. I ragazzi, investiti dalle schegge al viso alle mani e alle gambe, scapparono urlando di dolore e di paura. Per qualche metro fu vista correre anche Rita Ferrerò, apparentemente indenne, poi la bimba crollò, come colpita da una mazzata. Il primo medico che la visitò disse che era morta per le lesioni interne provocate dallo spostamento d'aria, perché il cadavere, al primo sommario esame, non presentava alcu¬ , , a a o a a o a . . l e a n a UlIMMlirilMItllllllIllllUMIIlllllUtlllllllllHIIIiriIM na ferita. La vera causa del decesso, una piccola, scheggia che aveva bucato il cuore, è stata scoperta solo questa sera tdal perito settore, il dottor Viazzo di Spigno Monferrato. Tutti i bambini sono ora ricoverati all'Ospedale Civile di Acqui con prognosi da sei a quindici giorni. Essi sono i fratelli Bruno e Renzo Roccalli, di undici e otto anni, Dante Boglìolo di dieci anni, Clementina Visconti di undici anni, Sergio Visconti di dieci anni, Angelo Visconti di dieci anni (non parenti tra di loro), Giampiero Volterò di undici anni (il bimbo colpito agli occhi) e Luciano Vergellato di nove anni. Altri quattro scolari, Fran¬ co Gandolfi, di nove anni; Carlo Zoccalli, di nove anni (fratello di Bruno e Renzo); Rosaria Colisco, di undici anni, e Valentina Visconti, di otto anni, si sono salvati. Abitano tutti in frazione Garbaoli di Roccaverano come il loro maestro, Francesco Giorgia, di 36 anni, da Tigliole d'Asti. Il Giorgia ha ricostruito solo approssimativamente la sciagura. E' tuttora sotto l'effetto di uno « choc » tremendo e l'esplosione l'ha reso mezzo sordo. Non fa che piangere e disperarsi per la sorte dei suoi piccoli allievi. E' ricoverato all'ospedale nella stessa stanza in cui Pietro Massazza, il volto completamente coperto da bende insanguinate, gli ricorda in ogni momento la gravità dell'incidente. < L'esplosione è avvenuta quando il capo minatore ha acceso la miccia — dice il mae stro Giorgia — dopo non ricordo nulla. Sono stato sca gliato lontano, ho visto i miei bambini scappare insanguina ti e coperti di terriccio. Per terra c'erano borse, lembi di grembiali e persino qualche colletto bianco. Non so come possa essere accaduto. Il Mas sazza è un esperto del suo mestiere; lo fa da anni e ha una vecchia pratica di esplosivi». Neanche i carabinieri di Acqui hanno potuto finora chiarire con esattezza le cause dell'esplosione. C'è chi sostiene che i detonatori non avreb bero avuto tanta potenza, scop piando, da uccidere un bimbo e ferire dieci persone. Sul po sto sono stati, tuttavia, rime miti, intatti, alcuni tubi dìcheddite. l'inchiesta è tutto- ra in corso ed è diretta dal sostituto Procuratore della Repubblica di Acqui, dott. Poggi. Nel pomeriggio si è recato alla cava di Mombaldone e. poi all'ospedale di Acqui anche il provveditore agli Studi di Asti, prof. Bologna. Alfonso Di Nola La cava di calce dove è avvenuta la tremenda sciagura. L'asterisco indica il punto dell'esplosione (Foto Barisone) Clementina Visconti, di 11 anni, e Angelo Visconti di 10 llllllltllllllllllltlllllillllllllltlinillliiiliiliiailili lllllllllMlMiriMIIIIIMItlllllllllllllllllllllllMIII» Sergio Visconti, di 10 anni, e Bruno RocaUli di 11 anni