L'ex carabiniere che uccise l'amante colto in aula da una crisi isterica di Giovanni Trovati

L'ex carabiniere che uccise l'amante colto in aula da una crisi isterica Rievocata alle Assise di Casale la tragedia passionale avvenuta sulla strada di Moncalvo L'ex carabiniere che uccise l'amante colto in aula da una crisi isterica Ha ingaggiato una furibonda lotta con i militi dopo essersi "rifiutato di rispondere al Presidente Sparò all'amica sul taxi e soppresse anche l'autista - La difesa punta sulla seminfermità dell'imputato (Dal nostro inviato speciale) Casale, 16 aprile. La prima giornata di udienza al procasso in Corte di Assise non ha fatto luce sulla personalità di Elvidio Sanmartino, carabiniere di 31 anno. Egli è imputato di avere ucciso a colpi di pistola Rosa Maria Zonta in Bonelli ■ di 28 anni e Pietro Carnevali, autista di J/9 anni, la sera del 5 novembre 1956 nei pressi di Moncalvo. Si sperava, attraverso l'interrogatorio, di poter entrare nel suo animo, invece egli non ha risposto che poche parole alle domande del presidente dott. Caprioglia, poi è esploso in una tremenda crisi che il medico, dott. Cornaglia, ha qualificato di Isterismo. Il processò è incominciato alle 10, in, ritardo di un'ora, perché si è dovuto estrarre a sorte tre giudici popolari in sostituzione di tre giudici che hanno chiesto di astenersi. Per la prima volta alla Corte di Casale si sono viste tre donne nella giuria: sono Clelia Gianisco, ostetrica di Tonco; Luigia Bacchio ved. Bruni insegnante a riposo di Casale, e Milena Villasco, casalinga, residente a Frassinetto Po. Il presidente ha riassunto brevemente i fatti. Il Sanmartino, nativo di Casale di Roccapiemonte, nel salernitano, mentre era carabiniere a Guiglia in provincia di Modena conobbe, nell'agosto del '56, ' all'albergo Trieste di Vignola (un comune poco lontano da Guiglia) Rosa Maria Zonta di 28 anni. La donna, pur sposata a Moncalvo e con un bimbo di otto anni, era di costumi apertamente facili e mascherava la sua attività con la fittizia qualifica di cameriera d'albergo. La conobbero insieme il Sanmartino e l'amico suo Cini Norcelli di Casalecchio. Il carabiniere se ne innamorò e la condusse dai suoi parenti presentandola come fidanzata, e visse con lei sino al SO settembre, approfittando di una convalescenza. La rivide alla fine di ottobre, quando la donna, con l'aiuto del Norcelli, era alla ricerca di una trattoria da rilevare e condurre in proprio. Per seguirla egli disertò ed abbandonò la caserma il 1° novembre. L'imputato, l'amico ed un'altra donna, Emilia Ognibene, si recarono in casa della Zonta a Moncalvo e qui trascorsero la notte dal k al 5 novembre. Il giorno 5 il Sanmartino andò a Castelfranco Emilia per costituirsi al suo tenente. Sulla porta della caserma si pentì della decisione. Giunse in treno ad Alessandria e di qui in auto di piazza a Moncalvo. La Zonta lo esortò a costituirsi e l'accompagnò sino ad Alessandria. Egli non sapeva decidersi ed, ancora su un'auto di piazza, volle tornare con lei a Moncalvo. Verso le 19, al bivio di Santa Maria, tra Grazzano e Moncalvo,*bommise il duplice delitto. Quali i motivi della sua condottat Motivi abietti, ha contestato stamane il P. M. dott. Porta, spinsero l'imputato ad uccidere'la donna. Uccise poi l'autista per eliminare un testimone ed' assicurarsi la impunità del primo delitto. Elvidio Sanmartino è un giovanotto tarchiato, forte, bruno. Era stato dichiarato inidoneo nel '5-J alla promozione a carabiniere scelto perché <di abituale condòtta cattiva, poco remissivo alla disciplina, di mediocri sentimenti morali e militari ». Per il perito dottor Mantello di Casale è sano di mente: per il consulente della difesa prof. D\ Tullio, titolare della cattedra di antropologiacriminale di Roma, è seminfermo. Rosa Maria Zonta, chiamata Emanuela, era donna piacente, i capelli biondi lunghi-, per nulla preoccupata del marito e del figlio. In Moncalvo credevano che si desse al contrabbando, invece si guadagnava la sua giornata vivendo periodicamente in alberghi compiacenti. L'imputato ieri vpstiva un cappotto color cammello ed aveva la camicia bianca. L'interrogatorio è stato inutile. Seduto nell'emiciclo, curvo nella schiena, rannicchiato dentro le spalle, si rifiutava di parlare. Pres. — Ammettete almeno di aver ucciso? Imp. — Sì. Pree. — Non sapete raccontar nulla, non dite nulla a vostra difesa f Imp. — Io non capivo nulla quando ho sparato. Quando il presidente gli disse che poteva tornare al suo banco, non si mosse. Ancora, più curvo e l'occhio sempre più immobile. Un carabiniere 10 toccò al braccio: < Vieni ». < No ». Presidente: < Torni al suo posto, ha capitoti Due carabinieri lo afferrarono alle braccia. Allora esplose la crisi. Urlando <No, non voglio andare» si dimenava come ossesso. Otto carabinieri lo presero, lo alzarono, ed egli rigido, teso si dibatteva. Mentre con lotta, furibonda lo trasportavano in camera di sicurezza si udivano ripercuotersi nei corridoi le sue urla forsennate: < No, non voglio ». Nel pomeriggio è tornato in aula, vivace, la lingua sciolta. Durante' la. istruttoria aveva raccontato minutamente i fatti e narrato come giunse all'omicidio. La donna lo aveva accompagnato in auto da Moncalvo ad Alessandria .esortandolo a costituirsi. Egli non riusciva a staccarsi da lei e volle riaccompagnarla a Moncalvo. Seduti sul sedite posteriore del taxi, la donna gli abbandonava il capo sulla sua spalla e lui le accarezzava il volto. In silenzio. Una volta, per esprimere la sua tenerezza, si chinò a baciarla. Quando furono dopo Grazzano, chiese: *E' .ricino Moncalvo? ». La donna si staccò da lui per guardare dal finestrino: « Sì, siamo nei pressi della' stazione ». E posò di nuovo il capo sulla sua spalla. 11 Sanmartino non aggiunse parola. Lentamente tolse la pistola di tasca, la lasciò scivolo/re tra le ginocchia, la portò \ al cuore della Zonta. Guardò in volto la donna, i denti stretti nello spasimo della tragedia, sparò. « Sentii allora il suo cor- f]po (sono le sue parole al gin 'dice istruttore) cadere privo di vita su di me ». Secondo la Difesa egli uccise travolto dalla passione. Amava la donna e si era convinto che la donna non lo amava. Capiva che si era servito di lui per averne la protezione di carabiniere per la sua attività clandestina, e si era servifa del Norcelli per farsi dare Un presfiro i denari necessari al rilievo della trattoria. Per lei si era rovinato: ora lo attendeva il carcere perché colpevole di diserzione. E la Zonta lo esortava a costituirsi per liberarsi di lui. Per questo uccise. Nella follia del momento uccise inutilmente l'autista Carnevali: Per l'Accusa U Sanmartino fu mosso da un interesse molto basso. Credeva di poter abbandonare il servizio di carabiniere e prendere un albergo in società con la Zonta, sfruttare la sua attività diventandone « protettore ». Quando si accorse che gli sfuggiva, la uccise. Nel pomeriggio sono stati sentiti alcuni testi. Gigi Norcelli, l'amico del Sanmartino che con lui divideva i favori della vittima. Piccolo, tozzo, grassoccio, il teste era smar rito. Si passava la mano sul capo. Trasse un sospiio appena fu dimesso. E' stata senti*r emilia Ognibene, compagna di lavoro della Zonta, che ebbe a dire ai due amici: « Siete degli stupidi a lasciarvi prendere in giro da una donna così ». Ed anche un cognato dell'imputato, Gaetano Polichetti, procuratore del Registro ad Eboli. Oggi sarà sentito il figlio della vittima, il quale crede che la madre sia perita In un incidente di auto. Difendono l'imputato gli avv. Sotgiu, di Roma, e Ubertis, di Casale. Parte civile per i fratelli dell'autista l'avv. Bolgeo, di Alessandria, per il figlio della Zonta gli avv. Parvopassu e Martinetti, di Casale. Giovanni Trovati Le tre giurate: Milena Villasco in Boselli, Luigia Boccino ved. Brusa e Clelia Gianisco L'omicida Elvidio Sanmartino mentre ascolta In aula la lettura degli interrogatori subiti durante l'istruttoria