La confessione degli arrestati

La confessione degli arrestati La confessione degli arrestati Giunti da Milano con un'Alfa, si stabilirono in casa del tranviere - Rubarono un'auto a Porta Nuova, quindi irruppero nel deposito dell'ATM, dove li attendeva il complice - Nell'alloggio dì via Cigna spartirono 1 milioni e bruciarono le cassette e le buste-paga La rapina al deposito dell'A.T.M. di corso Tortona avvenne il 16 novembre 1957. Con la confessione fatla dai banditi è ora possibile ricostruire le linee essenziali di tutta la vicenda: c'è materia da suggerire un Alni. L'idea di un « buon colpo » sarebbe inizialmente venuta a Filippo Cusanno, da Corato di Bari, domiciliato a Milano, ma sempre latitante perché ricercato dalla Questura. Il pregiudicato — soggetto della peggior specie — aveva un nipote dipendente dell'A.T.M. di Torino: Mauro Cusanno di 29 anni, abitante nella nostra città in via Cigna 11, autista di pullman. Lo zio capitò a Torino verso 1 primi ?iorni di novembre e «lavorò» da par suo il giovanotto. « Ti garan fisco che sarà una rosetta svelta e semplice... Tu non avrai noie e diventeremo tutti ricchi... Non aver paura, nessun rischio da parte tua: non maneggerai armi, naturalmente non parteciperai all'azione... Dovrai soltanto darci le informazioni necessarie e ospitarti qui, nella tua casa... ». Pare che dapprima il giovane Cusanno, spaventato opponesse un netto rifililo; ma che poi, pian piano, si lasciasse convincere, attratto del miraggio dei milioni. Precisò che la prossima distribuzione delle paghe al deposito di eorso Tortona, cui apparteneva, avrebbe avuto luogo 6abato mattina alle 8,30. Nei giorni seguenti ag. unse preziosi particolari: il furgone sarebbe slato un * 615 v e non avrebbe avuto scorta ar- mata: relativamente facile la ra pina e molto pingue il lattino almeno trenta milioni. Venerdì 15 novembre la banda composta dal « capo » Ugo Ciappina. da Luciano De Maria, da Enrico Cesaroni e dal Libero Malaspina — arriva a Torino in « Alfa 1900 » e s'insedia nell'alloggio del tranviere. Il Ciappina si reca in corso Tortona, studia minuziosamente la zona, il tragitto dal deposito a via Cigna, calcola le distanze, i tempi, la possibilità di incidenti e di ostacoli... Ovviamente occorre un'altra macchina. Nella notte fra il 15 e Il 16 novembre la banda esce in ricognizione. Alle 3 il furto: una « Alfa 1900 » nera targata VR, che il proprietario dott. Angiardi ha lasciato davanti ad un albergo di via Rattazzi. Alle 7,30 i rapinatori, con le armi nascoste in un sacco, sono fermi in corso Tortona angolo via Montalto, all'altezza del portone del deposito. Fingono di dormire con le teste appoggiate ai finestrini. Nel deposilo vi sono decine e decine di tranvieri in attesa della «quindicina»: fra di essi è i] giovane Cusanno. che fa uno sforzo per non tradire l'ansia e l'emozione. Alle 8,25, adagio adagio, spunta il «615* con i trenta milioni di buste-paga distribuite in tre cassetto di legno. Al volante è l'autista Luigi Cavezza di 30 anni, al suo fianco l'accompagnatore, il tranviere Giuseppe Beccaria. Come il furgone entra nell'edificio dell'A.T.M. IV Alfa» dei banditi si muove, attraversa corso Tortona, sfiora l'ingrasso del deposito e va ad arrestarsi dieci o dodici metri oltre, nel controviale. L'auto rosta col motore accso: scende II Ciappina, «he è armato con un mitra a canna se- gata, seguito da due complici, pure armati' e col viso semi-celato dalla sciarpa. Il « capo » dei gangsters si piazza accanto alla colonna di cemento che divide l'entrata, i compagni avanzano. Una delle cassette è già stala portata nell'ufficio della direzione dal Beccaria; le altre due cassette, contenenti buste-paga per un valore complessivo di 17 milioni 500 mila 825 lire, vengono afferrate e portate via dai banditi. Reazione coraggiosa dell'autista del «615» e di alcuni altri tranvieri: ma il Ciappina punta il mitra ed eplode due colpi che sibilano sopra le loro teste e li obbliga a gettarsi sul pavimento. Il bottino è fissato convulsamente nel baule posteriore della vettura: al momento della partenza rintrona un terzo colpo, stavolta di rivoltella 7,65 Impugnata da uno dei complici. Poi, la fuga. In corso Catania, per poco, un camion pieno di damigiane di viMO ci,0 s-f, lanciato all'insegui mento, non raggiunge e investe |.f A|fa , Tn. mmut| dono la i,.iluia j'jn vla cigna 11 e mette si,.,„.,, noll'ulloecio del Cusan '" 8 cur0 "'1 allodio del Cusan "°- "' cassette del milioni, i. «Ai m " °"" " servita nell impresa vie"e «Postata e abbandonata In via Parma. Dinanzi a via Cigna rimane l'altra «Alfa», quella tarS&tB Milano. Dopo aver litigato accusandosi | a vicenda per essersi lasciata sfuggire la terza cassetta (con circa 13 milioni), i malviventi si dedicano al lungo lavoro di levare 1 quattrini dalle buste. Prima di mezzogiorno rincasa il Cusanno, che li aluta. Ad un certo momento trova la sua busta, esclama: « Questa è roba mia » e se la intasca. Alle 15,30 torna in corso Tortona dove avviene, sotto lo sguardo di decine di agenti, la distribuzione delle paghe, e ritira una seconda busta; doppio stipendio, in-, somma. A sera, ili via Cigi'" 11, 1 rapinatori gli consegnano il prezzo della sua collaborazione: due milioni e rotti. Per tutta la domenica la Banda se ne sta rintanata nell'alloggio: brucia le cassette di legno, brucia le buste: il Ciappina raccomanda la calma e la pazienza. Lunedì sera. In « Alfa » 1 quattro, con un giro vizioso da Moncalieri. Asti e Cosale rientrano a Milano. Il Cusanno tira un respiro di sollievo e va a nascondere — dice lui — 1 due milioni e rotti in un angolo del cortile di casa, sotto un blocco di cemento. Ma (re giorni dopo — sempre secondo la sua versione alla (piale la polizia non crede affatto — va a contemplare il tesoro e il tesoro è sparilo, rubato da Ignoti: un raccontino troppo Inverosimile, che senzu dubbio nei prossimi interrogatori il Cusanno modificherà. Non bisogna dimenticare, infine, che la Squadra Mobile ha riaperto le indagini sulla rapina al gioielliere Orlando di via Cavour: si sa che i banditi, anche quella volta, venivano da Milano. Non è da escludere che si tratti della stessa banda. Lo fa presumere un particolare molto Importante. Quando lu polizia fece la sorpresa nel bagagliaio di Porta Nuova c scopri le due valige depositale dai banditi, trovò in una di esse, oltre ai gioielli, anche l'arma, un mitra con il manico-segato. Ora, le armi sequestrate alla banda di via Osoppo presentano la stessa caraneristica, il manico segato: con ogni probabilità esse provengono tutte dallo stesso fornitore milanese. Sempre Per la rapina di via Cavour lu polizia ha accertato che due persone erano inoltre giunte da Milano per svincolare le valige a Porta Nuova, ma non si era pollilo raggiungere la trova della loro colpevolezza. L'altro tranviere fermato, cugino dell'ideatore del colpo