Un tedesco afferma di riconoscere nella Anderson la figlia dello Zar

Un tedesco afferma di riconoscere nella Anderson la figlia dello Zar Sorprendente racconto nel processo di Wiesbaden Un tedesco afferma di riconoscere nella Anderson la figlia dello Zar E' un ex maestro di equitazione dei Dragoni imperiali di Mosca - La principessa Anastasia lo avrebbe curato come infermiera nel 1916 (Dal nostro corrispondente) Bonn, 1 aprile. Al processo di Wiesbaden intentato dalla presunta figlia dello zar Nicola, Anastasia Nikolaievna, contro la duchessa del Meclemburgo, erede dei beni dei Romanoff, si è avuto quest'oggi un colpo di scena. Felix Dassel, uno dei testimoni chiamati a pronunciarsi sulla identità della presunta Anastasia, alias Anna Anderson, ha dichiarato ai giudici: «La signora Anderson è la figlia dello zar Nicola II: non ho dubbi in proposito >. Il Dassel, un tedesco prossimo al 70 anni, che nel tempo degli zar era maestro di equitazione dei dragoni imperiali, ha spiegato ai giudici dì avere conosciuto personalmente Anastasia Nikolalevna nel 1916, all'ospedale militare russo di Zarskoje Selo. Vi era stato ricoverato con altri sei ufficiali rimasti feriti in combattimento e per diverse settimane venne assistito dalla diciassettenne Anastasia, che svolgeva servizio di infermiera assieme alle sue sorelle. Le principesse Romanoff, e in particolare Anastasia, svolgevano il loro lavoro con molta serietà e continuarono ad assistere gli ufficiali feriti anche durante la convalescenza. Pertanto il Dassel ebbe modo di osservare le principesse molto da vicino e per lungo tempo. Dopo la rivoluzione del 1917 il Dassel lasciò la Russia, stabilendosi in Germania. Per molti anni, fino al 1923, non sentì più parlare della principessa Anastasia e anche lui, come molti altri, era convinto che ella fosse stata uccìsa dai rivoluzionari con gli altri membri della famiglia imperiale a Ekaterinenburg (oggi Sverdlowsk). Quando dai giornali apprese la storia di Anna Anderson che affermava di essere Anastasia Nikolaievna sfuggita per miracolo alla strage, il Dassel non vi credette. Pensò che si trattasse di una simulatrice ed espresse questa sua convinzione anche in un articolo pubblicato da un giornale tedesco nel 1924, al tempo delle più accese polemiche sul conto della presunta figlia dello zar. Dopo quell'articolo su Anastasia, il Dassel non si occupò ò più della vicenda. E non se ne sarebbe più interessato se quattro anni dopo, nel 1928, uno del nobili tedeschi che proteggevano la presunta principessa, il Duca di Leuchtenberg, non lo avesse invitato a incontrarsi personalmente con Anastasia. Per quanto convinto che la Anderson non fosse una simulatrice, il duca voleva avere una conferma di più: e questa avrebbero potuto dargliela le persone che avevano conosciuto la figlia dello zar prima della rivoluzione, come appunto il Dassel. L'incontro fra 11 Dassel e Anastasia avvenne nel castello del duca in Baviera, dove l'exmaestro di equitazione si trattenne una decina di giorni. Dassel mostrò ad Anastasia alcune fotografie scattate nel 1916 all'ospedale russo e parlarono a lungo di quei tempi. Anastasia ricordava molti particolari della vita d'ospedale, nomi di persone, piccoli episodi, e fu allora che 11 Dassel cominciò a rivedere la sua opinione sull'identità della donna. Durante la permanenza al castello 11 Dassel osservò molto attentamente la Anderson, scoprendo in molti suoi atteggiamenti una perfetta somiglianza con la giovanissima principessa. Un altro particolare che fece cadere gli ultimi dubbi a Dassel: un giorno mentre prendeva il tè assieme ad Anastasia in una sala del castello e parlavano, come spesso accadeva, del tempo passato, la donna gli domandò all'improvviso: «Ha ancora uno di quei medaglioni con l'effigie dello zar che lo e le mie sorelle distribuivamo ai soldati che lasciavano l'ospedale? ». Il Dassel non l'aveva mai avuto, in quanto lasciò l'ospedale russo durante la rivoluzione, quando cioè la principessa e l'intera famìglia Romanoff si trovavano da tempo a Pietroburgo, dove vennero arrestati dagli insorti. Tuttavia egli aveva avuto occasione di vedere uno dei medaglioni con servato da un ex-compagno d'armi. La deposizione del testimone s'è conclusa con un altro non meno interessante episodio: « Passeggiavo nel parco del castello con Anastasia — ha raccontato — e ad un certo punto e e 8, g, ao a a a e o xti. lel ascoprimmo un piccolo fungo rosso. Sorpresa e felice come una bambina per l'inattesa scoperta, Anastasia gridò: « Ryshik! ryshik! » (cappuccetto rosso!). E' il nome che il popolo russo dà a quel genere dì fungo: una parola difficile che pochi stranieri sanno pronunciare bene. Colpito da quella espressione, mi rivolsi allora alla principessa: «Finalmente avete pronunciato una parola in russo », le dissi. (Anastasia non voleva mai parlare russo, pur compre. Pendolo bene, forse perché era una lingua legata a brutti ricordi). Allora la Anderson reagì vivacemente: « No, no — gridò — che vi sai ta in mente? ». Il processo di Wiesbaden con. tinuerà nei prossimi giorni e sono attese altre interessanti testimonianze. _ m. c. I venti milioni in banconote di grosso taglio che sono stati ritrovati In due secchi di plastica murati In cucina sotto l'acqualo nell'abitazione del bandito Armando Bolognini

Persone citate: Anastasia Nikolaievna, Anastasia Nikolalevna, Anna Anderson, Armando Bolognini, Felix Dassel, Romanoff

Luoghi citati: Baviera, Bonn, Ekaterinenburg, Germania, Mosca, Pietroburgo, Russia, Wiesbaden