Cinque banditi hanno confessato di avere rapinato i 114 milioni

Cinque banditi hanno confessato di avere rapinato i 114 milioni "TRADITI,, DALLA PELLICCIA DI VISONE D'UNA RAGAZZA Cinque banditi hanno confessato di avere rapinato i 114 milioni Gli altri due gangsters che presero parte al clamoroso colpo di Milano sono identiiicatì -L'assalto al furgone bancario fu minuziosamente preparato - Diciotto milioni trovati in casa della giovane donna che diede l'avvio alle indagini - Sequestrato un piccolo arsenale d'armi Gii arrestati, già autori di criminose imprese, si sono arresi dopi- 72 ore d'i, crrogatorio: uno di essi tenta d'impiccarsi in carcere (Dal nostro inviato speciale) Milano, 31 marzo. « L'incubo che per oltre un mese ha attanagliato la mente e lo spirito miei e del miei collaboratori in seguito alla clamorosa rapina avvenuta il 27 febbraio scorso in via Osoppo, è dissipato. Una serie di lunghe, laboriose, difficilissime indagini si sono finalmente concluse, e forse prima del previsto, con pieno successo. CImque esecutori materiali della rapina sono in nostre mani, e taluni di essi pienamente confessi >. Con queste dichiarazioni, rilasciate stasera alle 18 in una conferenza stampa cui sono Intel venuti anche i cronisti della televisione, il questore di Milano, dott. Fortunato Lo Castro ha annunciato l'arresto di clnquT dei sette banditi in tuta blu che si presume abbiano dato l'assalto in via Osoppo al furgone della Banca Popolare, facendo un bottino di 114 milioni in contanti e forse di trecento in assegni. Sono nomi noti nella malavita milanese: Ugo Ciappina, di 30 anni, già appartenente alla c banda Dovunque >; Ferdinando Russo, di 4o anni, detto « Nando il terrone », Armando Bolognini, di 30 anni, Arnaldo Gesmundo, di 28 anni, detto «Ges>; Luciano De Maria, di 23 anni, detto c il Biondino >, rappresentavano il fior fiore della delinquenza» cittadina. Gli altri due complici sono ricercati in tutta Italia, e la loro cattura è questiona di giorni, se non di ore. Del bottino è stata ricuperata soltanto una piccola parte, 18 milioni, in casa dell'amante di uno dei gangsters, una. giovane di cui la polizia non ha voluto forni re il nome. E' di qui tuttavia- che si dipana l'Intricata matassa del l'inchiesta. Per giorni e settimane la polizia brancolò nel buio più perfetto; gli uomini in tuta blu sembravano divenuti fantasmi. Quindici giorni fa un agen■ te incontrò per via una commessa che aveva ordine di tenere d'occhio perche si sapeva in rapporti di amicizia co-ri una temibile ladra di alloggi, una domestica che andava a servizi > e derubava 1 padro ni dopo breve tempo. La commessa aveva sulle spalle una splendida pelliccia di visone, che i suoi modesti guadagni non le potevano certo per mettere. Sembrò lì per li un particolare di poco conto: al più si sarebbe scoperto l'en nesimo furto della « camerie ra lamp », come era nota in questura l'infedele fantesca. Fu invece il. primo insperato avvio alla scoperta della banda di via Osoppo. Una perquisizione in casa dell'impellicciata commessa, a Porta Magenta,, portò al rinvenimento di diciotto milioni in biglietti da mille e da diecimila. La ragazza non poto giustificare il possesso di una somma cosi forte; tentò persino di far credere di aver vinto al Totocalcio, ma non fu difficile scoprire l'ingenua bugia. Tra pianti e scene di disperazione, la commessa fece il nome dell'amico (uno dei rapinatori di via Osoppo) e il muro dell'omertà che Ano allora aveva protetto la banda crollò come un castello di carte. Dei sètte banditi che parteciparono alla rapina, cinque erano in stato d'arresto da tlcuni giorni. Si sono difesi sempre con tenacia, sostenendo gagliardamente tutti- i confronti. Sono crollati oggi all'una del pomeriggio, dopo settantadue ore di interrogatorio senza soste. Il primo a cedere è stato il Cappina, considerato il cervello della gang, l'uomo che ideò il colpo di via Osoppo con precisione scientifica, poi confessarono tutti gli altri. Un tempo comandavano ciascuno una propria banda; erano abili, astuti, decisi, abituati ad agire all'americana. A vénti anni il Ciappina faceva già parte della « banda Dovunque », di cui aveva l'incarico di custodire le armi. Quando, otto anni fa, Joe Zanotti, che era il capo della gang, propose di dare l'assalto a una gioielleria di via Donatello, il Ciappina disse tranquillamente che il colpo si sarebbe potuto fare senza eccessivi rischi se ci si fosse travestiti da carabinieri. L'idea venne accettata e l'impresa fruttò gioielli per 40 milioni. I banditi agirono indisturbati, ma furono ^coperti gradualmente. Al processo il Ciappina fu condannato a 15 anni: amnistie e condoni lo rimisero in libertà dopo breve tempo. L'attacco al furgone della Banca Popolare di Milano costò mesi di studio. Il colpo fu organizzato con una larghezza di mezzi senza precedenti e con acuta intelligenza. Il Ciappina aveva notato che lungo la via Osoppo due o tre volte la settimana, poco dopo le 9, passava un furgone dalla carrozzeria grigia con il cassone sbarrato, di quelli usati solitamente per i trasporti bancari. Era il furgone della Banca Popolare di Milano che ogni mattina veniva impiegato per portare le scorte di valori alle varie agenzie periferiche. L'assalto fu deciso per il 27 febbraio. Si doveva simulare dapprima un incidente stradale con una macchina, per distogliere l'attenzione dei passanti; un altro automezzo avreljbe urtato il furgone bancario immobilizzandolo, mentre la banda, scesa da altre macchine, avrebbe dato l'assalto ai valori. Il giorno stabilito era alla gl'apdeNetaileqpdilpsslmgtvmbtccvtrmlvcsddpmrbssmsfuplmcdtv guida del,furgone della banca l'autista Pierino Bergonzi che aveva al suo fianco l'agente di polizia Matteo Tedesco. Sul sedile posteriore del furgone ci era il commesso Gualtiero Re. Nel cassone dell'automezzo ci erano nove valigette nere, metalliche, sigillate, contenenti il denaro, pacchi di assegni ed effetti bancari. In tutto più di quattrocento' milioni. Poco dopo le 9, la vettura con a bordo i due dipendenti bancari e il poliziotto imboccò via Osoppo. La scena della rapina si svolse con cronometrica precisione, come se un abile regista l'avesse predisposta nei minimi particolari. Quando il furgone grigio giunse ad un centinaio di metri dall'angolo con via Caccialepori, il perfetto meccanismo predisposto dai banditi si mise inesorabilmente in moto. Una « 1400 » grigia, che era ferma accanto al marciapiedi, partì di scatto, puntò verso l'aiuola, l'attraversò, attraversò anche la seconda carreggiata, montò sull'opposto marciapiedi e piombò contro la facciata dello stabile n. 7 di via Osoppo. Lo schianto del cofano richiamò l'attenzione dei passanti. Dalla < 1400 » scesero due figuri in tuta. Un attimo dopo un camion pure con due persone a bordo si staccò dal marciapiedi di via Cacciaiepo ri e tagliò la strada al furgone bancario. L'autista Bergonzi strinse i freni e sarebbe riuscito ad evitare l'urto se il camion non gli fosse venuto decisamente addosso. Lo scontro fu abbastanza violento. I tre uomini del furgone rimasero per un attimo storditi: in quell'istante il guidatore del camion balzò a terra seguito dal compagno. Anche questi due personaggi, al pari di quelli della «1400», che stavano intanto accorrendo, indossavano tute blu e avevano il capo avvolto in passamontagna grigi Il guidatore del camion si precipitò verso Io sportello di destra del furgone brandendo un grosso martello, un attimo dopo calò un colpo contro il vetro della portiera, mandandolo in frantumi, quindi colpì alla nuca l'agente Tedesco, il quale aveva fatto il gesto istintivo di portare la mano alla fondina della rivoltella. Il poliziotto si accasciò privo di sensi sul sedile. Intanto un altro figuro accorreva dopo essere sceso da una c Giu¬ lsmactpcgbsIarasusptlnglbpc ì l a o ¬ lietta » verde-azzurro ferma sull'angolo della strada. Sulla macchina era rimasto l'autista al volante con il motore acceso. Un motore veniva avviato contemporaneamente nel piazzale: quello di un camioncino « 1100 » dalla carrozzeria grigia, simile a quello della banda. Sul camioncino c'era soltanto il guidatore, il quale Innestò la marcia e si portò all'altezza del furgone bancario con i battenti posteriori aperti e il cofano rivolto verso la via Caccialepori. Sette uomini parteciparono all'assalto. Due dei gangsters che impugnavano corti mitra, mentre I compagni proteggevano loro le' spalle con le armi spianate, fecero scendere dal furgone i due impiegati e il poliziotto stordito, quindi "febbrilmente ma senza segno di panico si impossessarono del contenuto del cassone: le nove valigette contenenti il danaro e i valori. Una decima valigetta sfuggì all'attenzione dei banditi: si trovava davanti, tra l'autista e il poliziotto. I due banditi addetti al « prelevamento » rapidamente trasbordarono 1 nove colli nel cassone del loro camioncino La clamorosa rapina volgeva all'epilogo. Ordinatamente I gangsters volsero in ritirata. Alcuni balzarono a bordo della * Giulietta », altri sul camioncino. Le auto che servirono alla impresa erano state tutte rubate, come le tute, sottrat te a Castelsangiovanni da una « 1100 » di proprietà del commerciante Carlo Martelli, di Piacenza. I gangsters si sbarazzarono delle, macchine e si liberarono delle cassette con tenenti gli assegni gettandole nel fiume Olona. I 114 milioni in contanti se li spartirono in un garage di via Washington. Probabilmente non in parti eguali. Qui sono stati scoperti anche due mitra < Beretta » e due < Sten », quattro bombe a mano, un manganello di gom ma e vari caricatori per mi tra Diciotto milioni, come si è detto, sono stati recuperati; non pare ci siano speranze di trovarne altri. A detta del questore, la responsabilità dei gangsters in tuta blu non sarebbe però limitata alla rapina dì via Osoppo. Uno dei banditi, Luciano De Maria, ha cercato stasera di tEdqlcèlohnrppSsMnEtnzpULmsrlchmLnmldsmP togliersi la vita in carcere. Egli ha tagliato una striscia della coperta del letto e con questa ha tentato di strangolarsi. Un agente di custodia che vigliava davanti alla porta è intervenuto con prontezza e lo ha salvato. Nella tarda notte la questura ha arrestato altre dieci persone; si ritiene che siano favoreggiatori e i ladri che si im- padronirono delle auto usate]per la rapina. Alfonso Di Nola I cinque rapinatori arrestati. Da sinistra a destra: Arnaldo Gesmundo, Ugo €iappina, Ferdinando Busso, Armando Bolognini e Luciano De Maria

Luoghi citati: Castelsangiovanni, Italia, Milano, Piacenza