Un premio Nobel parla dei suoi studi più recenti di Angelo Viziano

Un premio Nobel parla dei suoi studi più recenti INCONTRO CON BOVET A MILANO Un premio Nobel parla dei suoi studi più recenti L'insigne scienziato ka presieduto ieri il convegno sugli anti biotici - Un altro interessante congresso sulle malattie del ricambio - Nuove sostanze per la terapia delle magrézze DAL NOSTRO INVIATO Milano, lunedì mattina. Ieri per il resocontista medico è stata un'improba impresa. Si è trattato di seguire con non diverso interesse ben due congressi: che a quello sulla terapia antibiotica, si è aggiunto l'altro sulle malattie del ricambio. Fortunatamente si sono svolti quasi a porta a porta; perciò eccoci a riferire di entrambi. Per quanto già alla seconda giornata, il grandioso convegno sugli antibiotici ha mantenuto uno stragrande interesse, a giudicare dall'affluenza degli intervenuti che stipavano l'ampia aula maggiore dell'Università E tutti attenti con matita alla mano, ancorché fosse stato distribuito ieri un bel fascicolo di Minerva medica, con la- sìntesi delle relazioni da discutere. Tutto ciò è comprensibile, se si pensi che in mattinata fu trattato l'impiego degli antibiotici in varie specialità medico-chirurgiche, dalla chirurgia generale alla ginecologia, alla otoiatria, oculistica, urologia e odontoiatria (relatori rispettivi i professori Biocca, Cattaneo, Arslan, Biotti, Pavone, Ben a giano); mentre nel pomeriggio, sotto la presidenza del Premiò Nobel 1957, Daniel Bovet, si è discusso sul significato clinico delle prove di sensibilità « in vitro » degli antibiotici. Avevano detto che il Bovet fosse inavvicinabile, nervosetto, perfino scontroso, estremamente riservato. Tutte fandonie. Distinto, cortesissimo, gran signore, attirante immediata simpatia, forse una lieve sfumatura di timidezza gli fa scansare la gente, specie se tale gente può essere in veste di cronista che si rivolge al < Nobel > ed egli pare non essersi ancora, abituato al peso di questo premio che onora ma maggiora il senso di responsabilità di chi lo custodisce. Lo sappiamo che nell'Istituto in cui lavora — l'Istituto Superiore di Sanità, mirabilmente diretto dal prof. Marotta — Bovet non desidera essere disturbato. Giustissimo. Ma eccolo pronto ad invitare chi dimostri di avere un particolare interesse a un determinato studio. — Qua! è la ricerca che In questo momento le garba seguire di più? — gli ho chiesto conversando nell' hall dell' albergo, pochi minuti dopo che Chain con il suo consueto sorriso e donna Fleming ne erano usciti con amici per un giro in città. Bovet è rimasto un attiI mo incerto. Ne ha molti lavori In corso. Poi un po' sibillinamente eccolo a dirmi: c Forse le interessano di più le mie ricerche sui tranquillanti? >, Egli lavora, difatti, ancora ia pieno in nueóVj settore, di cui è stato 11 pioniere, e vi lavora con quella tenacia del profondo esperto che mira a portare sul più idonei binari pratici una sostanza che, appena passata nell'uso medico, ha avuto larghissimo impiego, puiiroppo talora indiscriminato. Come è noto il suo primo trionfo, giovanissimo come era, è stato quello di avere additato dove veramente stava il nocciolo attivo del primo sulfamidico scoperto da Domagk, consentendo quindi la più rapida derivazióne dei composti antibatterici più. efficaci. Al ricordargli quell'avvenimento, Bovet si illumina di un intimo sorriso. Forse una lieve nostalgia che per un attimo mette in ombra tutta la successiva sua produzione, tra cui le sostanze ad azione curarica, che tanta importanza dovevano assumere nella anestesia moderna. Fragoroso è stato l'applauso con cui la folla dei congressisti Jo ha accolto oggi, quando è salito alla presidenza della seduta ed ha impostato i termini del tema, quello dell'* antibiogramma>. Dire antibiogramma significa alludere ad una prova di laboratorio, mediante la quale in piastre di vetro contenenti culture di batteri si immettono compresse di antibiotici e si osserva quindi nei confronti di quale antibiotico si formi l'inibizione allo sviluppo del batterio sospettato. Con questo metodo si tende a Individuare il farmaco più idoneo per curare l singoli malati infettivi, allorché da certi materiali (secrezioni, ecc.)' prelevati da mei malati sia stato isolato il germe infettante. Purtroppo, mentre nelle piastre di cultura il confronto tra antibiotico è microbo avviene in forma diretta, nel corpo del malato c'è l'interferenza del fattore organismo. Perciò una riconosciuta attività dell'antibiotico in « vitro >, cioè hi provetta, può non riuscire tale in «vivo>, cioè nel malato, e viceversa. Si doveva dùnque discutere sull'attendibilità o meno di tale prova, che effettivamente era inizialmente apparsa di guida indispensabile alla condotta razionale della cura. 1 Sotto la regìa del Bovet si sonò pertanto avvicendati i relatori, j>rofeseori De Sanctls, Monaldi, Penso, Pandolfl, Fornara, Scaiabrino, Coterusso, Curci e Nitti. Nel complesso è risultato che l'antibiogramma conserva Importanza innegabile e che certe discordanze tra laboratorio e clinica di tanto in tanto segnalate potranno per l'avvenire ridursi per lo meno di frequenza in seguito ad un coordinamento delle tecniche, temendo particolarmente in conto l'importanza del terreno di cultura dei batteri e il dosaggio degli antibiotici di campione. Di fronte al fattore tempo è soddisfacente sapere che già nel giro di quattro ore con certi terreni si potrebbe avere una risposta utile per l'Inizio della terapia. Poiché dal congresso, è uscita la convalida clinica della cura con l'associazione di antibiotici sinergici, ne è derivata ia necessità dell'* antibiogramma associato ». Come abbiamo già segnalato, la realizzazione di farmaci consistente nel connubio di due antibiotici è sorta dalla necessità di combattere su più fronti e con maggiore energia un batterio fattosi resistente a singoli antibiotici. II Penso ha affermato inoltre che l'associazione di più antibiotici può far cadere una resistenza già acquisita nei confronti 'di un altro antibiotico, attraverso un fenomeno definito della sensibilità di ritorno. Passando al convegno della Società italiana per le malaf> tie del ricambio, per riassumere in espressione pratica l'interessante e complesso tema sui «fattori anabolici proteici » su cui hanno dissertato con acume nel mattino i prof. Ciaranfi, Capraro, Meldolesi, Sala, Dloguardi, Gallone, G. C. Dogliotti e altri numerosi congressisti hanno fatto comunicazioni nel pomeriggio, dirò ohe si è trattato dell'introduzione in terapia di nuove sostanze ad azione ormonica, per cui vengono meglio utilizzati gli elementi proteici da parte dell'organismo. Il che si rende necessario in talune situazioni precarie, tra cui quelle post operatorie e determinate magrezze. Proprio sulla cura di queste ultime — allorché non siano il chiaro sintomo di malattie di cui è da eliminare la causa originale — il prof. G. C. Dogliotti ha fatto una chiara e sintetica relazione, in cui egli ha messo tra l'altro in evidenza che non è solo l'adipe mal distribuito o insufficiente a turbare la linea del corpo, ma talora la stessa impalcatura muscolare, per cui occorre agire anche sui fattori che direttamente la condizionano. Angelo Viziano

Luoghi citati: Milano, Pavone