Mia cugina Clara

Mia cugina Clara Mia cugina Clara Rimasta orfana di ambedue i genitori, vivevo con mia cugina Clara, la quale aveva cinque anni più di me. Era una ragazza taciturna, molto intelligente e ci volevamo bene. Il; nostro affetto sembrava il più bèllo del mondo, disinteressato, .. calmo, senza pretese, sincero, 't, siccome avevo appena vent'annj, giuravo che mai avrei amato ■ una persona come ansavo ' Clara, che mai ella avrebbe amato un'altra come amava me. Un ; giorno, però (eravamo andate- per sci mesi ih Irlanda, Paese dove il padre di Clara aveva delle terre che non gli rendevano nulla ma alle quali teneva per la bellezza), mi accorsi che mia cugina era capace di dissimulazione. Non era una dissimulazione detcrminata, ma appena una fragranza di segreto, forse il bisogno sentirsi sola. Non vi diedi'peso fino ài giorno in cui Clara mi disse che sarebbe arrivato Giulio Parvi, un amico che frequentavamo poco in Italia. — Come, viene a trovarci fino qui? chiesi Non è un viaggio da poco. Clara rise: — No, ma è un viaggio piacevole. Non abiterà da noi, bene inteso, ma all'albergo vicino. Su, non essere imbronciata, Anna, vedrai che non ti darà nessun fastidio. — Eravamo così tranquille, sospirai, presa da un vago e inesprimibile sospetto. Il sospetto si- precisò appena vidi Giulio Parvi. Egli amava Clara, l'amava in maniera totale. Mi bastò vederlo per capire che non cedeva a un fuoco momentaneo, ma a un sentimento vero, che investiva tutto il suo essere. Durante molti giorni, siccome correvamo il paese per mostrarlo a Giulio, non ebbi. modo di parlare à Clara. Arrivavamo a casa, la sera, stanche e contente di quanto avevamo visto. Col settèmbre erano incominciate le nebbie, la terra e il mart, naufragati in vapori che parevano ultraterreni, erano senza colore, perduti. Incomparabile tome sempre, in quel paese, era l'aria', che aveva il freddo puro dell'astro. La vegetazione, l'onda, fc mille : isole disseminate" sui mare, scomparivano eppure rimanevano ferme come in Una notte di luna calante, quando l'aria è abitata e grave. Fui grata a Giulio di capire il paesaggio irlandese. Avevo temuto che portasse fra Clara e me la stonatura di gusti diversi; invece, era un uomo che sapeva astrarsi, che portava alle cose un'attenzione del tutto intellettuale, senza mai impeto o calore fisico. Era di media statura, biondo, pallido, di una rigidezza di corpo contrastante con la mollezza del viso. Aveva mani bianche e pesanti che gli pendevano inerti lungo la persona. Così fatto, almeno nell'apparenza, mi sembrava strano che Clara lo amasse. Tra lei e lui non correva mai un fremito, pa reva non ci fossero né segreti né complicità; io sentivo solfanr to la vigilanza di lui, scrupolosa e ardente e non fosse stato per essa avrei potuto credere d'essermi sbagliata nel supporre che amava Clara. Ma una sera, dopo la solita sosta che Clara faceva nella mia camera, prima di chiudersi nella sua. per raccontarmi le sue impressioni della giornata, vidi che aveva dimenticato su un tavolo, vicino al libro che aveva in lettura, una lettera. Non ebbi un attimo d'esitazione né di vergogna, la presi c la lessi. La lettera era certamente scivolata fuori dal libro perché era vecchia, scritta da Giulio quando ancora era in Italia: Milano, 16 agosto io... c Mi sarebbe facile abbandonarmi al mio disordine di questi giorni in cui tu sei lontana, Clara, perché sto male, tanto male che non ho nemmeno vo glia di cercare le parole' per spiegartelo e a questo punto potrei fermarmi. Ma bisogna pure che ti dica che la tua assenza mi ha rivelato quanto ti amo; passando i giorni ho toccato le radici intime della mia vita, < so che mi è stata tolta una par te indispensabile dei miei sentimenti e pensieri. Mi sento gridare in me stesso, come si sente, di notte, gridare un cane. E tu non mi ami, tu non senti arrivare il mio grido, che pure è forte, non esce dalla mia bocca, ma dall'anima, dal sangue. « Ragiono, certo, e mi dico che finirai con l'amarmi; pure vivendo impaurito sono sicuro che non mi mancherai perché mi sei troppo indispensabile, troppo incarnata e capita. Io mi sono fermato in te, ho messo radici e sento, anche se questo ti violenta e ti offende, che il mio amore deve costruire il tuo amore per me... Parlo, parlo, lo vedi, e mi esaspera questo brusio di parole. In fondo non dovrei dire altro che mi manchi, che devo raggiungerti, in qualunque parte di mondo tu sia, perché senza di te non respiro cadts più. E tu? Ricòrda, almeno ricorda.,,., . Lessi in gran fretta le parole finali , ch'erano brucianti, che precisavano gesti e abbandoni amorosi. Era la prima lettera d'amore che leggevo e l'impudore di certe frasi, il coraggio di scriverle, mi fece spianto. Mi si apriva alle sciite un mondo insospettato: mischiata a pur rolc, gesti . sguardi a me de) tutto sconosciuti, vedevo; Clara, molto diversa da quella che io conoscevo e ■ mi faceva orrore. Non era la mia verginità che si ribellava, ma l'ineluttabilità ch'io davo ai contatti umani, che giudicavo impegnativi. E C'ara non amava. Perché, allora, accettava l'amore di un altro? Siccome fra lei e me. almeno fino a poco tempo prima, vi era sempre stata una assoluta conl'ideuza, andai nella sua camera per restituirle la lettera e dirle che l'avevo letta. Clara, che di solito, a quell'ora — le undici leggeva a Ietto, era vestita, con un paletò sulle spalle, intenta a incipriarsi il viso davanti allo specchio. — Esci? le chiesi stupita. . — Sì. Non ebbi bisogno di chiederle dove andasse; le tesi la lettera, le dissi: — L'ho letta, sai. Ella sorrise. — Non essere così confusa, non è una cosa tanto grave, Anzi, preferisco che tu sappia. — Ma perché? chiesi. Clara capì tutto ciò che vi era nella mia domanda e non seppe rispondere. Io le chiedevo, anche senza parole esplicite: * Perché hai ceduto? Perché, se non ami? Perché, se rimani riluttante anche premuta da un sentimento grave e dolente come quello di Giulio? Clara disse: — Accompagnami attraverso il parco; ma mettit' in paletò, le notti sono fredde. Fui pronta, in pochi minuti, discesi con lei le scale, attraversai l'anticamera, uscii. Per raggiungere l'albergo dove abitava Giulio bisognava attraversare il nostro parco, costeggiare un sentiero lungo il mare, poi risalire, il giardino dell'albergo. Camminando, Clara -mi -prese a-| braccétto, mi disse: -, U — E' magnifica, di notte, questa passeggiata, la faccio sempre sola, da quando Giulio è qui, ma come mi fa piacere, stasera, farla con te, La luna correva dietro nuvole leggere, che illuminava. Là terra era immersa in un chiarore purissimo, dove arrivava come un respiro dell'ai di là l'anelito del mare in bassa marca. Gli alberi, neri, sembravano volare sui lunghi, interminabili prati. Tutto, intorno, era chiuso in un silenzio da fine del mondo. — Che solitudine, disse ancora Clara, sembra che gli uomini non esistano. Ti senti viva? Risposi con un po' di ironia: — Che cosa c'entro io, viva o no? Sei tu che devi sentirti viva, visto che vai a un convegno d'amore. Clara non rispose, mi strinse forte il braccio e capii di averla ferita. I^e chiesi: — Perché vai da Giulio? Ella non mentì, rispose con molta semplicità: — Sai che ho bisogno di continui narcotici, l'amore è . uno dei più forti. Ho bisogno d'essere amata per dimenticarmi.. — Va bene,' ma è la maniera peggiore, fai del male a un altro: — Lo so. Oh, non farmi parlare, Anna, mi conosci pure, sai che sono egoista, che so fare soltanto il male. Ti pregq, .'lasciami a me stessa, non cercare di indagare e. di mutarmi... Erano parole sussurrate. ' poir che non si poteva parlareiiaid alta voce in quella splendida notte, ma io sapevo che Clara gridava la sua disperazione, che mi confessava il triste dissidio che la divideva. L'abbracciai, poiché eravamo . giunte vicine all'albergo, le dissi: — Cerca di non fare soffrire, se puoi. Mi allontanai, presa da una grande pietà di Clara e del suo amore. Ritornai a casa lungo il mare che brillava di un quieto lume, bianco come un fiore nell'alba. Mi sentivo immensamente sola, ma tranquilla. Se mi fermavo, udivo l'alta marea arrivare da lontanò, palpitare contro gli scogli. In quella notte era l'unica voce che mi sembrasse amorosa. ■ Marise Ferro

Persone citate: Giulio Parvi, Ietto, Marise Ferro

Luoghi citati: Irlanda, Italia, Milano