Una parola anche per le sarte

Una parola anche per le sarte Una parola anche per le sarte Ieri si è chiusa la rassegna internazionale di moda - Scarseggiano le lavoranti : guadagnano da un minimo di 10 mila lire al mese, una apprendista, a un massimo di 35 mila, una buona sarta di prima categoria Si è conclusa Ieri sera al teatro Alfieri la rassegna internazionale di moda maschile e femminile, organizzata dall'AMAS. Il pubblico ha risposto in pieno al richiamo della manifestazione, facendo registrare nelle tre serate il « tutto esaurito ». Hanno contribuito al successo Mike Bone/torno con una garbata imitazione di < Lascia o raddoppia », Franco Rita con la sua efficace illustrazione del vari modelli. L'abito, da solo, non basta a rendere elegante chi lo indossa. Bisogna ammirarlo nella cornice degli accessori, dei particolari: la «'Casa del guanto» ha valorizzato ogni « creazione » con le ultime novità nel campo dell'antilope o del cinghiale, del guanto da gran sera e di quello da sport. « Borsalino » ha presentato uno speciale tipo di cappello per gli automobilisti, lo < Sprint », che in caso di Incidenti slradali offre una certa protezione alla testa del guidatore. Sul davanti è foderato in pelle e nell'Interno è imbottito con schiuma di nailon. Il modello estivo è di feltro leggerissimo. Se I « maestri sarti » hanno ottenuto in questa rassegna un lusinghiero successo, le sarte artigiane dell'AMAS non sono state da meno. Erano nove, tutte tori- nesl, eccetto la Fino di Cuneo: Vera Serafini, Alfreda Bertinetti, Ciuti e Cena, Rosa Cerrato, LinaCatterò, Marinetta Barberis. MaryMabel e la modista Tealdi. Hannopresentato 40 modelli, dimostran- do che Torino è sempre all'avan- guardia nella moda femminile, an che nel settore che non ostenta « firme » illusirl come quelle parigine. -La sarta, nella stagione «pie na », trascorre nel suo atelier anche 16 o 18 ore al giorno. Se una stagione si apro con il maltempo, tutta la produzione di modelli per quii periodo va perduta. Gli abiti più semplici, da una buona sarta artigiana ai pagano dalle 20 mila lire (abito da passeggio) alle 90-100 mila lire (modello da gran sera) che p"esso i laboratori del sarti più famosi costa sulle 300-400 mila lire. Anche le sarte — come I loro colleglli, di cui ha parlato ieri «La Stampa » — lamentano scarsità di apprendiste. Oggi le ragazze di 14 anni, che non possono continuare gli studi, preferiscono avviarsi verso il mestiere di commessa o di operaia. Se non vi riescono, si presentano alle sarte quando Iian no ormai 18-20 anni: troppo tardi per cominciare II tirocinio. L'apprendista guadagna 2500 lire alla settimana. A 18 anni passa «aiu tante» con 4500 lire alla settima' na. A vent'anni diventa « lavorante » e la paga settimanale pas sa a 6000 lire; quando sarà « lavorante di 1» categorìa», ne avrà j7000 lire. Una buona lavorante ! sarta guadagna poco (circa 35 mi I la lire mensili, compreso qualche i aumento extra-contratto) e se vuol | arrotondare il guadagno deve ri!correre a ore supplementari e ai lavoro a domicilio. Anche per le ic caterinette » non c'é più posto per 1 sogni e le passeggiate al Valentino. Agli svaghi possono dedicare 11 pomeriggio o la sera della domenica (anche se a venti anni, in fondo, è sempre domenica).

Persone citate: Alfreda Bertinetti, Barberis, Cena, Ciuti, Franco Rita, Mike Bone, Rosa Cerrato, Tealdi, Vera Serafini

Luoghi citati: Cuneo, Torino