Sullo schermo

Sullo schermo Sullo schermo All'Ambrosio: 11 ponte sul fiume Kwai, di David Lean Fregiato l'altro ieri, a Hollywood, di una mezza dozzina di Oscar, II ponte sul fiume Kxcai è uno di quei film che, pur non rivelandoci nulla di nuovo, ci riconciliano con il cinema, con i suoi mezzi, con l'uso che se ne dovrebbe fare. Siamo nella zona di un superiore mestiere, retto però da un talento oculato e sensibile; siamo perciò di fronte a un film ta.nto solido quanto robusto, tutto dominato, tutto costruito, e di rado la costruzione si avverte. Naturalmente, come oggi sembra inevitabile, le sue proporzioni sono vaste, vastissime; due ore e tre quarti di proiezione, che si sarebbero potute facilmente ridurre. Ma non pesano; ed è questo uno dei non piccoli e non facili meriti del film. E' tratto dall'omonimo romanzo di Pierre Boulle. Un tempo, era un buon romanzo a dare fama a un suo film; oggi è un buon film a dare fama al suo romanzo. Pierro Boulle, che ha anche lavorato alla sceneggiatura, si è visto, dopo il successo del film, ricercato, intervistato; e lo sarà ancora di più, dopo la pioggerella di Oscar. Comunque, recentemente, ebbe a dichiarare di essere partito da uno schema quasi astratto, per comporre i suoi capitoli. Esigeva, da se stesso: semplicità, originalità, coerenza. (Evidentemente, per un romanziere, non certo una formula peregrina). La semplicità gli suggerì di addentrarsi in una coscienza; l'originalità gli venne da un ambiente certo inconsueto, la Birmania durante la guerra, nel 1943; e la coerenza se la scavò e quasi se la torturò nell'animo di un colonnello inglese, Nicholson, ligio al dovere e a sacri principi! fino a sfiorare, inconsapevolmente, innocentemente, il tradimento. Questo Nicholson (impareggiabilmente interpretato da Alee Guinness) è la figura ohe subito dà un lievito al film. E' stato fatto prigioniero, con il suo battaglione, dai giapponesi. Gli sta di fronte il colonnello Saito (un ottimo Sessue Hayakawa), personiflcazion3 dura e spietata del militarismo nipponico. Comanda '.quel campo di prigionieri; e quel campo non ha sentinelle, non ha filo spinato. Lo circonda infatti, come una invalicabile cintura, la giungla mortale. I prigionieri dovranno lavorare a un ponte sul fiume Kwai, sul ponte dovrà passare la ferrovia Rangoon- Bankok. Nicholson ammette che 1' suoi uomini debbano lavorare, e lavorare il' meglio possibile; non può ammettere (e cita, nel cuore della giungla, il testo della... Convenzione di Ginevra) che i suoi ufficiali siano costretti, come la truppa, a un lavoro manuale. Alla' fine la spunterà, il colonnello giapponese dovrà arrendersi (tutto questo lungo episodio è esemplarmente narrato); gli ufficiali Inglesi lavorerannoi ma dirigendo i lavori; 'e Nicholson ne è lieto e fiero, il ponte diventa una sua creatura, è come se lavorasse per Sua Maestà, quasi non comprende Vinàìnuazione di un suo ufficiale, che gli accenna a un più o meno involontario collaborazionismo Ma se nella giungla degli inglesi lavorano al ponte, al di qua della giungla si sta preparando un piccolo « cómmando » inglese, che il ponte dovrebbe distruggere e alla fine distruggerà. I primi due terzi del film ci avevano mostrato quegli uomini, quegli scontri, quelle fatiche, in un racconto sempre più convincente; l'ultimo terzo, l'impresa del « commando », non poco cede all'avventuroso, al combinato, all'effettistico, con inutili contorni e complicazioni (le ragazze por. tatrici, la ferita del comandante il minuscolo reparto, la pattuglia giapponese, e altro ancora). Bisogna però riconoscere, e volentieri, che anche tutta questa parte ci è narrata da una ottima regìa e, con i suoi effetti, è forse, e purtroppo, un coefficiente di successo per 11 film. Lo spettatore non facile vi troverà altri valori, e particolarmente i tratti che delineano alcuni caratteri (soprattutto Nicholson e Saito), e,tutti gli elementi ambientali, sentiti, scanditi. Un tropico crudele, misterioso, e qua e là putrescente, sotto diluvi scroscianti, con avvoltoi in attesa. "E la miserabile ma non disperata condizione umana dei prigionieri, e quella, bieca e torva, dei loro aguzzini, a loro volta prigionieri di una tremenda ferocia. Da tutto ciò, ancora una volta, si emana un'altra condanna della guerra, 11 cinema da qualche tempo vi insiste, non vi insisterà mai abbastanza. . Gli altri attori sono tutti efficaci, ma i loro personaggi sono assai sbiaditi, nei confronti dell'altissimo duello Guinness-Hayakawa. Ricorderemo comùnque William cvmdgèalncNcJack Hawkins, James Donald, Geoffrey Home, André Morell. Ma non ci stancheremo di ri- .Holden,! cordare 1} nome del regista, David Lean, autore del delicatissimo Breve incontro. Da quel londinese idillio sfiorito alla giungla d'oggi, la sua tavolozza non è certo ristretta. _ ' .' m. g.-

Luoghi citati: Birmania, Ginevra, Hollywood, Rangoon