Il concerto Celibidache all'Auditorium della RAI

Il concerto Celibidache all'Auditorium della RAI Il concerto Celibidache all'Auditorium della RAI Quanto è lontano il tempo delle rsre, rarissime esecuzioni della Nona ■Sinfonia'. Quante volte se ne omise il quarto tempo! Vivente Martucci, passava come una meteora. La maggióre difficoltà consisteva nell'inefficienza dei cori, deplorata trascuraggine italiana. Le organizzazioni stabili finalmente favoriscano questa e altre opere corali e strumentali, e fanno desiderare più frequenti le udizioni degli oratori! belli e dogli elevati poemi di qualsiasi specie. In realtà l'esecuzione e l'interpretazione della Nona sono forse non più ardue di quelle delle precedenti e più intense sinfonie, ma certamente più laboriose li mondo drammatico di Beecnove.i si rivela intiero a chi amorosamente ne studia le prime creazioni e le ultime, ne intende gli intimi fremiti e le gagliarde immagini. Se un problema si ripropone, non per bizantineggiare, ma per meglio penetrare l'alta poesia, è quello dell'associazione che il sinfonista, fino allora espressivo attraverso i timbri solamente strumentali, desiderò, della parola col suono, della poesia con la musica. Ma non va risolto con ipotesi assurde, come quelle dello Schering su i testi che segretamente lo avrebbero ispirato. Beethoven aveva già sperimentato quell'associazione in composizioni da camera, da teatro, da chiesa, e in molti casi felicemente sentito le due arti stringersi, nell'amplesso fondersi, e in tutto esser presente il suo spirito. Soltanto un retore avrebbe respinto l'inserzione di un coro in una sinfonia, dimenticando pertanto altre analoghe combinazioni. Beethoven non era né un formalista, né un novatore per proposito. Non solo perché operante nel tempo romantico, e tale che senza lui il romanticismo storico e tedesco mancherebbe della più singolare ed eterna nota, ma perché artista, cosciente del proprio travaglio, e immune da preconcetti sul così detto extramusicale, non si vietò quanto gli veniva spontaneo. Basta ricordare in alcune sue pagine strumentali della maturità il ricorrere delle contemporanee maniere recitative, per sorprendere la sua libera scel' ta dei modi espressivi, e il desiderio di render più eloquenti e comunicative le sue immagini. La selezione ch'egli operò fra le strofe dell'ode cchilleriana è indicativa del severo concepimento suo, mirante alla liricità, all'emotività, ed eliminante la concettualità e le astrattezze. E non ripeterò an cora una volta l'ammirazione della sua fantasia, commossa, masprdeepcocodecufal'oqucociprpamdeunrititrall'acachsenotesil'appoe vinsplee pngcstactodleztenildcBglirsteoRi paElaAcaalcoseloaalata, fino al punto in cui l'im-'vBiiuiiiiiiiiiiiiiiiiimnimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiit magine nella volta stellata ascese divina in un canto supremo, e anche l'osservazione del minor palpito negli ultimi episodi, quando la tecnica del comporre primeggia evidente. Più che nelle precedenti e compiesse sinfonie, abbiam detto, sono qui laboriose l'esecuzione e l'interpretazione. Infatti le relazioni foniche dell'orchestra con il coro e col quartetto vocale vogl.0,,0 una competenza ed una cura speciali nella concertazione delle proporzioni, soprattutto nei passi più inebriati e, diremmo, più clamoioói. E l'intùito dell'interprete ha da coglier:' un'intimità sentimentale varia, e nello svolgimento continua, essenziale e talvolta trascendente, la cui potenza è alta quanto la maturità dell'artista creatore. La competenza e la musicalità del maestro Celibidache s'esplicarono felicemente, senza esagerazioni. Si potè notare nell'inizio dei primo tempo la delicatezza nell'allusività a un che di misterioso, l'attesa di una rivelazione, preambolo,' quasi, al mirabile poema della gioiosa fraternità e paci; nel seconòj, una lievità un poco senerzosa, alternantesi a cert-^ pesantezza di spie co popolaresco, e il cicaleccio dei flati parve delizioso e arguto; nel terzo, una compiaciuta cantnbilità, distesa, nostalgica e non molle, sognante, escossa come da richiami alla realtà; infine, la sommessa, mormorante recitazione dei violoncelli e dei contrabbassi, e l'inatteso ritorno dei frammentari motivi dei tre tempi, e gli accenti solenni e semplici dell'invocazione, della tripudiante certezza. Il coro della RAI, che intonava il test> tedesco, assolse il suo compito con sicurezza e destrezza, pari in ciò all'orchestra ed ai valenti solisti, Bruna Rizzoli, Marga Hoeffgen, Petre Munteanu e Aureliano Neagu. Dell'energica e regolata realizzazione il maestro Celibidache fu largamente compensato con insistenti ovazioni, insieme col maestro Ruggero Maghini e con tutti i cooperatori. ade TEATRO ALFIERI — La compagnia di Vittorio Gassman con El<na Zareschi riprenderà stasera la tragedia « Oreste » di Vittorio Alfieri. Lo spettacolo sarà replicato domani alle 15,30 e lunedi alle 21,15, recita di congodo della compagnia. TEATRO CARIGNANO — Stasera « '1 temp a l'è nen galanlom » di F. Roberto e domani alle. 15,30 e 21,15 « Monssù Tra- 'vet a l'è sempre an bai». iitmiiiiiiiiiiiiiiin