Rievocata la truffa di 33 milioni subita a Trieste dal "mago,, Biollino

Rievocata la truffa di 33 milioni subita a Trieste dal "mago,, Biollino Ò&MÉÌK*a*staMiti deposizioni ai processo «fiPinevoio Rievocata la truffa di 33 milioni subita a Trieste dal "mago,, Biollino L'imputato insiste nell'affermare che ideatore e profittatore del raggiro fu l'ex-deputato monarchico Ferrari il quale lo ha querelato per diffamazione (Nostro servizio particolare) Pinerolo, 27 marzo. II. processo contro il «.mago » Giovanni Biollino ha origine, praticamente, da una truffa di trentatró milioni di cui egli fu vittima nel V/3 a Trieste, e che si concluse con la condanna di Cisiberto Passolunghi, Remigio Salomon e suo cognato Donato Tommasini. Pare che in un secondo tempo il Biollino abbia avuto confidato dal Passolunghi die organizzatore i principale profittatore della truffa sarebbe stato l'ingegner Pietro Ferrari, che nella appena cessata legislatura era stato eletto deputato monarchico. Il Passolunghi ha però negato recisamente d'aver fatto quella grave confidenza. Ma il Biollino ha insistito nell'indicare nel deputato monarchico l'artefice del danno da lui patito, e si è presa una querela per diffamazione, estesa per misura precauzionale al Passolunghi. Era inevitabile che, discutendosi della diffamazione, si parlasse della truffa che l'aveva originata. Essa è stata illustrata dallo stesso Ferrari, presentatosi stamane a deporre come parte lesa. Egli ha raccontato che nel 'J,9 un amico lo informò che a Trieste si poteva acquistare oro a buon prezzo dal Governo Militare Alleato. L'affare non lo interessò, e fu il Biollino invece a occuparsene. Si recò a Trieste con trentatré milioni per comperare cinquanta chili d'oro che avrebbero dato un tifile di una ventina di milioni. Prese contatto col Passolunghi il quale ritirò la borsa col denaro assicurandogli che gli avrebbe consegnato l'oro. Tornò poco dopo affermando che per prudenza aveva spedito a mezzo corriere la cassetta che lo conteneva, e gli consegnò la ricevuta. Ma — strano caso — durante il viaggio venne rubata. L'mi. Ferrari ha poi spiegato che nel '52, nel giudizio d'appello, s'incontrò col Biollino, e nessun'accusa gli fu da lui rivolta. Ma nel '55 gli furono riferite delle voci in cui il Biollino lo accusava di essere l'artefice della truffa, ed egli dovette provvedere a tutelarsi querelandolo, anche perché era stato minacciato d'uno scandalo. Estese la querela al Passolunghi nel quale il Biollino aveva indicato la fonte delle sue accuse diffamatorie. Posizioni nettissime sono quelle del Ferrari che respinge fermamente le accuse, e del Biollino che tenacemente lo incolpa della truffa e pretende la restituzione dei trentatré milioni più gli interessi. Si noti che nella causa civile da lui instaurata, la sentenza gli ha dato torto. Fra essi, la mistica figura del Passolunghi, il quale nega d'aver mai fatto quelle dichiarazioni compromettenti, sia pure smentito da vari testi. Difficile stabilire la verità in questo processo di parole. Le parole sono molte e vaghe, e si rincorrono con significati contraddittori. I fatti sono pochi, e subiscono interpretazio ni contrastanti. Dice il Ferrari: « Venne da me il dott. Romualdo Cerrato proponendomi da parte del Biollino una transazione, che rifiutai*. Dice il Biollino: <.Non ho mai mandato il Cerrato con tale incarico ». A sua volta dice il dottor Cerrato (è il noto protagonista del dissesto della società immobiliare Valmaira, di Cuneo): « Il Biollino m'incaricò di trattare una transazione: avrebbe rinunziato a parte dei trentatré milioni se il Ferrari gli avesse pagato le spese di causa. Ma il Ferrari rifiutò, e respinse anche la proposta, fatta di mia iniziativa, d'una rinunzia totale del Biollino ». Altro episodio. Dal Biollino si apprende che fu il Ferrari a mandargli degli emissari per trattare una transazione. Ma gli emissari gli proposero di versar loro cinque milioni in cambio del loro interessamento per fargli ottenere il rimborso dell'interi somma. Egli rifiutò: non voleva intermediari e decurtazioni. Il Ferrari ha negato con sde- 3110 d'aver chiesto una transazione. Due dei pretesi emissari si sono presentati: sono i monarchici Corrado Zirino e Andrea Loiacono. Transazione? Fu il Biollino a proporla, < per evitare uno scandalo », promettendo un compenso di cinque milioni se avesse riavuto l'intera somma. Si è presentato anche uno dei tre protagonisti della truffa di Trieste: Donato Tommasinì, condannato a q-iattro anni e undici mesi, sebbene affermi che non gli fu dato nulla. Egli ha dichiarato di non aver mai saputo che i trentatré milióni sinno sfati consegnati al Ferrari, Il Biollino organizzò due spedizioni a Trieste per « lavorarsi» il Passolunghi. Nella prima di essa si fece accompagnare da Dario Rizzi. Il truffato chiese al truffatore dove erano finiti i milioni. L'altro rispose d'averli presi lui, negando che fossero andati al Ferrari, e aggiunse di non mettersi contro costui perchè « aveva le braccia lunghe ». Poi ammise che a lui erano andati cinque milioni, e il resto era finito < in altre mani », non precisate. Caron Mazzola e Giuseppe Ferraris accompagnarono il Biollino in una seconda spedizione. Ha detto il Mazzola: < Passolunghi affermò d'aver versato i 33 milioni al Ferrari, il quale poi gliene diede cinque ». Passolunghi ha negato, dichiarando che gli si voleva far firmare un'accusa contro il Ferrari, ma egli rifiutò. Il Mazzola ha insistito, e poiché al giudice istruttore aveva dato un'altra versione, il presidente lo ha minacciato d'incriminarlo per falsa testimonianza mandandolo a meditare in camera di sicurezza. Ma la stessa deposizione ha reso poco dopo Giuseppe Ferraris. Il presidente ha fatto ricondurre in aula il Mazzola, egli ha confermato quanto aveva detto dieci minuti prima, ed è stato mandato via con l'ordine però di ripresentarsi domani. Domani l'udienza avrà inizio al pomeriggio, e per qualcuno vi sarà tempesta. g. f. Giovanni Biollino (a sinistra) e l'ex-deputato Pietro Ferrari

Luoghi citati: Cuneo, Pinerolo, Trieste