Il buongustaio paga caro a New York di Enrico Emanuelli

Il buongustaio paga caro a New York CONDIZIONE DEI RICCHI IN UNA CITTA' FORTEMENTE DEMOCRATICA Il buongustaio paga caro a New York Per cinquecento lire si può mangiar bene - Ma se uno vuol idre l'elegante, abbandonarsi ai piaceri della tavola, deve subire il salasso - In realtà egli paga allora la soddisfazione di essere "servito,, - In tutte le altre occasioni della vita americana nessuno "serve,, nessuno: ci si aiuta a vicenda in quello che si deve lare - Non è un lato del costume, ma la conseguenza di un'economia che tende a livellare una vasta e variatissima popolazione (Dal nostro inviato speciale) New York, marzo. E' molto difficile entrare nella vita economica spicciola e quotidiana di una città come New York. In tutti i suoi abitanti c'è un segno di forza, che può velare ogni giudizio. Che cosa mai significa guadagnare una certa somma, molto elevata ai no. stri occhi, se poi ci vogliono 62 (tre per una telefonata che da nei pc Ha SS e se la multa per avr messo l'auto in zona vietata è di quasi diecimila lire invece che mille t Infine ci sono le punte estreme della ricchezza e della povertà, che possono colpire, ma che non servono ad un esame generale. • '■In questi giorni sulla-vita americana grava l'ombra di una crisi economica, che a New York ancora si avverte a malapena. Ne parlo con una persona colta, ricca, proprietaria di una rivista di peso politico. Questa persona abita in un punto delizioso di New York, nella parte sud di Oramercy Park, in una casa privata, quasi una villa, che è forse il segno della massima distinzione economica. E' la residenza d'un signore vero, che mi riceve nello studio-biblioteca e ad un certo punto aprendo .un pannello vedo che tra le belle edizioni europee ed americane ha un frigorifero e nel pannello vicino un bar con ottimi liquori. Allora la crisi economica diventa una disquisizione sulla fase industriale in cui 31 trovano gli Stati Uniti o sulle possibilità che il governo ha nelle man» per fronteggiarla: lavori pubblici^riduzioni delle tasse, aumento dei sussidi. Ma possono capitare anche altri incontri. Uscendo da un ristorante cinese, in una stradetta vicina alla Bowery, lun¬ iiiitiiiiitiifiiiitiiiitiiitiiiiiiiitiiiiiitiiiiitiiiiiiiifi go la quale ancora vivono gli sciagurati di New York, mi capitò che un tale chiedesse la carità d'una sigaretta. Offrendogliela mi ringraziò con un sorriso perché era di una marca che non aveva mai fumato. Ero con amici e cercammo di sapere se aveva sentito parlare di recessione, di crisi, di momento difficile. Rispose, con l'inventiva del povero, sempre pronto a non perdere un'occasione, come il gatto quando fa la posta all'uccellino, se potevamo dargli ancora tre sigarette. Sembrava il pedaggio per avere un suo giudizio ed infatti ce 10 disse: < Crisit Ma io, per 11 momento, l'ho superatay. Uscendo da tali punte estreme, in cui la ricchezza e la povertà godono degli stessi ripari, a loro congeniti, chiedo od un amico il suo giudizioNon può rispondermi nulla di preciso, lui insegna e, soltanto, s'accorge che la vita aumenta di costo a poco a poco; poi nella memoria pesca un episodio. Questo amico per prepararsi all'estate vicina, si era recato in un negozio per vedere i nuovi apparecchi condizionatori d'aria. Gli avevano chiesto trecento dollari. Ma ieri una telefonata del venditore gli proponeva lo stesso apparecchio con cinquanta dollari di sconto. La casa produttrice, che sino al giorno precedente aveva preteso dai suoi rappresentanti la vendita a prezzo fisso, li aveva autorizzati « a fare come volevano pur di vendere ». * Ho riferito questi episodi per dire soltanto come a New York sia ancora fluida là sensazione del momento economico, che colpisce invece già più decisamente altri Stati dove la disoccupazione ha preso aspetti rilevanti. Quel che l'operaio disoccupato per- tiiiiiifitiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiitiuxiuita cepisce come sussidio varia da uno Stato all'altro^ il massimo lo dà il Nevada con 38 dollari settimanali, il minimo la Carolina del Nord con 19; e varia anche di durata, che è di trenta settimane nella Pennsylvania, ma soltanto di diciannove nella Florida. Il sussidio può sembrare rilevante, come anche la durata (e sono cifre e termini ?ulla via d'essere aumentate ed allungati), ma bisogna sempre riportare ogni cosa nella prospettiva americana. Un sussidio infatti, che da noi potrebbe essere una buona paga settimanale, più ancora che al costo della vita locale bisogna considerarlo nel sistema di questa vita. Quasi sempre anche l'operaia ha la propria vita budgetted, regolata cioè da impegni, pagare la quota della casa, la rata del frigorifero, del lavapanni, del televisore, magari dell'automobile. Il sussidio gli dà da mangiare, ma non gli permette quasi mai di sopportare quei pesi che si è assunto, distribuendoli nel tempo. Si sa che alla prima scadenza non pagata tutto od una parte di quel paradiso domestico va in frantumi. E se nessun solido rimedio sopraggiunge dopo _queìle sedici o venti o trenta settimane di sussidio si è alla vigilia di giorni veramente difficili. Ma questo pericolo è molto in là nel tempo, con quasi certe*\a è poi allontanabile e l'ho detto soltanto per dare uno sfondo generale e anche generico alla vita economica di chi abita a New York. Mi viene subito pronta un'osservazione, che potrà sorprendere: mi ritrovo in una città a venatura socialista o, per usare un riferimento meno sospetto, di forte impronta democratica radicale. Non vorrei ad ogni modo essere frainteso e, tutto sommato, volevo dire che New York aiuta a vivere chi non dispone di grandi mezzi ed ha la mano pesante con il ricco" Forse soltanto a Mosca ed a Londra il lusso si paga tanto caro come qua, quasi per una taglia che ragionatamente gli è imposta. Si può sostenere che ciò avviene anche da noi; ma si può controbattere che non è nella stéssa misura crudamente imperante a New York. Simile fatto salta evidente all'occhio in molte occasioni e mi limiterò alle più facili, come è quella dei grandi magazzini, dai più famosi ai più modesti. Abiti, scarpe, cento altre cose, se fatte in serie hanno prezzi ragionevoli; ma se apptna cercate l'abito personale, il buon calzolaio, o l'oggetto speciale, vi troverete davanti a prezzi vicini al favoloso. Ma tutto ciò risulta ancora più evidente nel cibo, nel divertimento, nel superfluo. Se dovessi dire che cosa più mi meraviglia a New York, subito ricorderei i luoghi dove si mangia. Dimenticate due « punti » della città, la Fifth e la Park Avenue; e poi in tutte le altre avenues, in tutte le altre strade i ristoranti, le cafeterias, i drugstores vi ossessionano. Camminando proprio non si può posare lo sguardo da qualche parte senza vedere un posto dove si mangia; e, quasi sempre, di là delle verrine, si scorgono i cuochi, bianchi e neri, intenti a preparare sulle graticole lo steak in serie, quattro, dieci, venti alla volta. Chi impara a destreggiar¬ si fra tanta varietà di locali- riesce a mangiare per cinquecento lire quel che in Italia gli costerebbe molto di più. Deve ricorrere ad un automatic, locale dove cibi e bevande scaturiscono da rubinetti 0 da sportelli che si aprono introducendo una moneta; deve accettare altri pesi, magari quello del selfservice, prendere cioè piatti, posate e la tazza del latte, portarsi tutto al tavolino, stare seduto in mezzo a chi lo preme da una parte e dall'altra; non avere tovaglia né tovagliolo. E quando ha finito deve alzarsi subito perché altri alle spalle premono. Ma (ed è qua- il divario) se uno vuole fare l'elegante, se vuole distinguersi, abbandonarsi ai piaceri del buongustaio, deve adattarsi al salasso. Un pranzo che da noi, in un locale di lusso costerebbe sulle tremila lire, qua costa più del doppio, si sfiorano le settemila lire e, tutto sommato, si ha di meno. Un americano mi ha detto (sono le piccole frasi che poi restano nella memoria) con meraviglia: < Si, ho viaggiato in Italia. Ma che città buie avete >. Avrei potuto rispondergli: « Ma voi, che usate ed abusato della luce, perché avete tutti i locali di lusso nella penombra? ». La penombra accompagna la ricchezza americana e non vorrei troppo facilmente dare un significato a simile osservazione: darle, cioè, parvenza di pudore o, peggio, di moralismo. Fatto è che frequentando quei locali li trovo immersi in luci velate, soffuse, insomma da cripta; ed uno, oggi giustamente famoso, è italiano. Esiste, e non mi si venga a miiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii dire il contrario, un formalismo americano. E' quello legato alla propria condizione economica. Ogni mutamento di tale condizione obbliga formalisticamente a cambiare di casa, ad acquistare un certo tipo d'auto, a dare alla moglie la pelliccia di visone e a frequentare determinati locali dove è r. Mevte il pedaggio pagato al lusso. Anche in Italia e altrove si fa così; ma da noi resta arbitrario, mentre qua è come se scattasse una macchinetta ed è inesorabile. Il lusso di questi locali rientra poi in un'altra meccanica dove le preferenze e le distintemi sono forti al punto d'essere ridicole. E in definitiva che cosa vi dà questo lusso t Quel che in Italia tutti hanno quando entrano in trattoria o al ristorante: d'essere <serviti*, di recitare per un attimo due parti nella stéssa commedia. Anche a New York diventate finalmente un cliente individuato, individuabile, che beve vino invece di latte, che aspetta una pietanza invece di servirsela da solo, che paga al <suo> cameriere, invece di depositare i soldi alla cassa come qua faranno, su per giù,, quattro milioni di persone ogni giorno. In tutte le altre occasioni della vita americana nessuno « serve» nessuno; ma tutti, dal portiere dell'albergo all'impiegato di banca, dal guidatore di tassì al commesso di negozio vi aiutano a fare quel che dovete fare; ed è chiaro che voi, guatatosi posto occupiate, renderete a vostra volta aiuto a qualcuno in quel che deve fare. Ho condotto il discorso sino a questo punto non per dire che soltanto nei locali di lusso il ricco ed il buongustaio iiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiMiiiiiiiiimiiiiiiiiii possono avere ancora la sensazione d'essere < serviti », ma per mostrare anche un aspetto dalla vita americana, uno dei pochi sui quali è possibile generalizzare. Non è, come si potrebbe credere, un lato del costume, ma è la conseguenza di una vita economica che tende a livellare e ad uniformare una vasta popolazione d'origini razziali, di religioni, di abitudini diverse. La direi una economia educativa, che si sottrae agli alti e bassi di quell'altra economia, nazionale: e generale, su cui gli esperti in quésti giorni tengono fissi gli occhi. Enrico Emanuelli

Persone citate: Bowery, Fatto