Intollerabile provocazione di Vittorio Gorresio

Intollerabile provocazione Intollerabile provocazione (Dal nostro corrispondente) dRoma, 14 marzo. Da questa sera ogni ora è buona per il decreto di scioglimento delle Camere, o soltanto di quella dei deputati. I parlamentari che hanno lasciato Montecitorio e Palazzo Madama al termine della seduta di fine settimana, sono stati bensì riconvocati per giovedì prossimo 20 marzo, ma tutti hanno la - onvinzione che nel frattempo interverrà la decisione di Gronchi. I membri del Governo sono stati, difatti, invitati da Zoli a non asseatarsi in questi giorni da Roma, perché sia possibile convocare il Consiglio dei Ministri che deve stabilire la data delle elezioni nel momento stesso in cui si dà l'annuncio della fine della legislatura. Si polemizza intanto sulla questione dello scioglimento del Senato, ma poiché tutti gli argomenti contrari e tutti quelli a favore sono già stati praticamente esauriti, le discussioni che si fanno ora finiscono per essere poco più che scommesse o reciproche sfide a indovinare la decisione di Gronchi. In ogni modo, se la legislatura fosse arrivata al suo termine anche a Palazzo Ma. dama, si dovrebbe riconosce re che il Senato ha conclu so la sua opera in maniera onorevole, rifiutandosi a discutere l'istituzione di nuove province proposte per iniziativa parlamentare. E' difatti il governo che in una visione sintetica dell'ordinamento amministrativo dello Stato deve prendere la responsabile determinazione di proporre alle Camere la creazione di nuove province, facendosi garante della loro opportunità o necessità amministrativa: diversamente si va al rischio di cedere a iniziative demagogiche ed elettoralistiche, facili a ripetersi a catena sul piano dei compromessi reciproci fra i parlamentari dei vari piccoli centri che aspirano ad una promozione. Giustamente, perciò, l'on. Sceiba ha espresso l'opinione che il Senato ha reso ieri « un grande servizio al Paese e ha dato al governo una lezione di alta responsabilità politica ». Per quanto riguarda la Camera, la conclusione della legislatura ha avuto colore drammatico. Il presidente Leone ha dovuto ripetere il famoso grido che Modigliani levò contro Mussolini il giorno del suo primo discorso dopo la marcia su Roma : « Viva il Parlamento! s>. Non c'era oggi in prospettiva neS' sun rischio che l'aula di Montecitorio potesse venire trasformata in bivacco di manipoli, ma la provocazione dei fascisti è stata intollerabile ugualmente. Quando si grida, come Leccisi, che la bandiera dei volontari della Libertà « ha disonorato » l'Altare della Patria; quando si apostrofa Leone, come ha fatto Gray, col titolo di « presidente degli assassini ■» ; quando si urla, come Roberti : « Questa non è più la Camera italiana! », si arriva a superare il limite di ogni passione politica, giungendo a colpire la concezione stessa della democrazia. Facendosene difensore, il Presidente ha ottenuto che al suo grido « Viva il Parlamento! » si associassero i deputati di ogni altra parte, e uria volta di più i rappresentanti del fascismo vecchio e nuovo sono rimasti isolati nel loro atteggiamento di incivile esasperazione. Sembra difatti, a con siderare gli incidenti ai qua. li, danno luogo, che esista in loro una vocazione quasi rituale alla violenza scomposta, velleitaria, gratuita, che essi tentano di esercitare per grossolano esibizioni' smo: dagli incidenti provo cati da De Totto sul Vitto riano al tumulto suscitato in Montecitorio da Leccisi e dai suoi fiancheggiatori, c'è una triste continuità di osti nazione insensata, a spregio cpzgsscuvsnmsmrbedmrIpt1gncpsaci della libertà, della demo- crazia, delle istituzioni repubblicane. Si legga, nell'odierna edizione straordinaria del loro giornale, il compiaciuto resoconto degli incidenti fatti scoppiare: «...vediamo Leccisi che tenta di scardinare una tavoletta; ci riesce, e viene impedito dall'usarla soltanto per l'intervento di numerosi commessi; vediamo Michelini che tenta a sua volta di scardinare un microfono, e per metà ci riesce... ». Ora, sappiamo bene che Leccisi è stato eletto dai fascisti in premio di una impresa di carattere macabro che non ha alcuna relazione con le attitudini politiche o legislative; ma Michelini, anch'egli guastatore di suppellettili parlamentari, è il segretario nazionale di un partito che pretende aver pepo nella vita italiana. La Costituzione ne consente l'esistenza, e non saremo certo noi ad invocare assurde leggi discriminatrici a danno della minoranza fascista del Paese. « Ma c'è una legge morale che impone di mettere al bando i rappresentanti della fazione. Del MSI si avvalgono le forze economiche — scrive l'agenzia Italia — e in qualche amministrazione i suoi rappresentanti fanno, più o meno apertamente, gruppo con la maggioranza. Se si vogliono salvaguardare le istituzioni, è necessario tornare ad una divisione del¬ le responsabilità, e rompere ogni pericolosa commistione. E' tempo di reagire, isolando i pericoli dell'infezione ». Sono parole sagge e vengono opportune in questa vigilia elettorale,, nello stesso momento in cui si chiude la Camera. Non manca di significato che l'ultima legge approvata sia stata quella relativa al riconoscimento giuridico del Corpo Volontari della Libertà, votata in assenza dei fascisti. Ha detto a Zoli l'on. Marazza che essa costituisce « il testamento spirituale del Parlamento eletto il 7 giugno » che ha così coronato nobilmente la propria legislatura. Valga l'esempio come auspicio per quella che dovrà cominciare. Vittorio Gorresio

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