Allarme par il cadavere di un uomo in una stanza dalla porla sigillata

Allarme par il cadavere di un uomo in una stanza dalla porla sigillata Le minacce di "Diabolic,, diffondono la psicosi dei deiitlo Allarme par il cadavere di un uomo in una stanza dalla porla sigillata Scoperto nel palazzo del cinema Asior -1 locali eranr tati sgomberati da una agenzia giornalistica; nessuno vi entrava da 15 giorni - Chi ha chiuso la porta da"'esterno? La vittima, un girovago, era coperta da strisce di carta - La perizia accerterà le cause della morte - Inviati dall'Italia e dall'estero per la vicenda di "Diabolic,, Ieri era giovedì (e per di più giovedì 13), il giorno che Diabolic aveva fissato, nelle sue lettere, per 11 secondo omicidio. Polizia e carabinieri erano in continuo allarme, perché non si eccede mai in prudenza. Nella città, pur tra sorrisi di scetticismo, si avvertiva la psicosi del delitto. Chi può controllare le manifestazioni di un criminale, sia egli pazzo sia sano di mente? Alla sera il rinvenimento di un cadavere ha dato libero sfogo alla fantasia. Non si sa. per ora, se ci troviamo di fronte ad una morte violenta, oppure ad una morte dovuta a cause naturali. Lo stabilirà oggi il perito con l'autopsia. Erano le 19 e alla « Mobile » 11 dott. Sgarra stava parlando con 1 giornalisti nel suo ufficio. Trillò il telefono. Il commissario rispose: «Pronto? Che rcosa?... Dove?.. Vengo subito ». Bianco In volto, si rivolse al giornalisti: «Chiedo scusa, ma debbo uscire subito. Arrivederci ». Due « Alfa » nere della polizia uscirono veloci dalla Questura, poi un camioncino rosso carico di agenti. Dietro, le auto, mobili dei giornalisti. Il corteo si fermò In via Bertola all'angolo con via Viotti. La prima notizia diceva che un uomo morto era stato trovato nel Cinema Astor. Poi si chiarì che non nel cinema, bensì in uno stanzino al quarto piano dello stabile dov'è anche l'Astor.' I tre automezzi della polizia, i molti agenti, i fotografi, il furgone nero del necrofori rac- colsero in breve una folla di curiosi. Si sparse la voce che Diabolic aveva mantenuto la sua criminosa promessa. Le domande s'accavallavano alle risposte. Nessuno sapeva nulla, ma tutti credevano di sapere. Come se non bastasse fu trasmesso per radio ad una Alfa della polizia che un secondo morto era stato trovato in corso Sommeiller. Naturalmente si vide dì nuovo l'opera di Diabolic. Al mattino ed al pomeriggio la polizia era intervenuta già altre dur- volte per due diversi episodi. Parliamo dell'episodio di via Bertola. Al quarto piano dell'edifìcio che è all'angolo con via Viotti ci sono tre porte. Subitoa destra quella di uno stanzino, collegato ad un gabinetto; poi la porta dell'Istituto scolastico Maffei; di fronte la porta ohe immette nei locali che sino al 31 gennaio erano occupati da una agenzia di informazioni giornalistiche ed ora sono vuoti. Lo stanzino era usato come ripostiglio per l'agenzia, e vi ei ammucchiavamo i rotoli di carta delle telescriventi. Quando essa si trasferì In altra sede, la porta, che non aveva serratura, venne chiusa con una sbarra legata alla maniglia con fll di ferro e fermata allo stipite con due chiodi ricurvi. Ieri sera poco prima delle 19 un falegname ed un- fattorino si recarono in quel locale per prendere quel ohe era rimasto. Tolsero la sbarra, apersero l'uscio ed un fetore insopportabile li investì. Disse uno: « Qui c'è un morto in putrefazione ». Rispose l'altro: « Ma fa ridere. Pensi già a Diabolic? Sarà un gatto rimasto chiuso dentro ». Parlavano stando sul pianerottolo. Il secondo notò 'che la luce era accesa. Si sentì meno sicuro: « Guarda, ma allora? >. E l'altro: «Andiamo a vedere, entra tu >. Allungarono il capo e scorsero a terra un uomo disteso. Non rimasero incerti neppure un attimo. Scesero di corsa le scale, nella via trovarono un agente. « Il delit to, il delitto. Un morto, las Isù». E l'agente telefonò alla I Mobile. ! Il cadavere non aveva le scarpe: erano appaiate in un canto. Sbracato, la testa poggiava sulla giacca ripiegata a modo di cuscino. Sangue o liquame aveva impregnato la giacca e si era sparso per il pavimento. Gli abiti erano molto dimessi. Per il medico municipale il decesso risale a dodici-quindici giorni almeno. Sul. le cause non si è pronunciato. Il Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Ribet, dispose che il cadavere fosse portato all'Istituto di medicina legale, dove oggi sarà sottoposto a perizia. In tasca fu trovato il portafogli con i documenti e pvaAstddrctldnftèctnettacdnsrcdnzarmvdMctmlnS pochi soldi. L'uomo si chiamava Giuseppe Gavosto, aveva 57 anni, risiedeva a Crescentino. All'ufficio segnaletico della Questura risultava però mendicante, senza fissa dimora, pregiudicato per furto. Ci troviamo di fronte ad un delitto o ad una morte naturale? Le indagini sono state condotte dal vice-questore dottor Allitto, dai funzionari della Mobile dott. Sgarra, Scandorra, Valerio. Per I carabinieri c'erano il maggiore Scrufari ed il capitano De Santis. L'edificio di via Bertola 4 è occupato per intero da uffici, non vi sono alloggi di abitazione. La porta sulla via viene chiusa alle 19 di sera, per essere riaperta alle 6 del mattino. Sino ad un anno addietro 1 « barboni » sovente ne approfittavano per dormire al caldo sui pianerottoli. Poi fu dato incarico ad un' custode notturno di impedire che le scale diventassero un dormitorio. E' facile intuire che qualcuno, conoscendo l'esistenza dello sgabuzzino al quarto piano, dopo il trasloco dell'agenzia di informazioni, ne abbia approfittato per trovarvi riparo, sapendo che il custode limitava la sua opera di sorveglianza alle scale. Il Gavosto ci sarà andato a dormire: e sin qui tutto corre. Ma con lui ci sarà stato qualcun altro? Può reggere l'ipotesi di una morte naturale, come di un delitto. A favore della seconda ci sarebbe il par¬ nini iiiiiiiiiiiiiii min ii mim ticolare dell'uscio chiuso dal di fuori con la sbarra di ferro. Però è pur possibile ritenere che qualcuno, visto l'uscio soltanto accostato, lo abbia chiuso con il solito sistema della sbarra, preoccupato che i ragazzi dell'istituto Maffei potessero entrarci. Che cosa c'entra Diabolic con questa morte? Osiamo dire: proprio nulla. Però a Torino ieri sera si parlava di Diabolic ed Inviati di numerosi giornali italiani e stranieri si sono precipitati nella nostra città, mentre le agenzie di informazioni di tutto il mondo, americane, inglesi, francesi, tedesche, chiedevano incessantemente particolari. Mentre fervevano le indagini per questo episodio la radio dì un automezzo della polizia ricevette l'allarme che un secondo morto era stato scoperto in corso Sommeiller 10. Un Inquilino dello stabile, sceso In cantina, aveva visto il corpo di un uomo raggomitolato contro una parete, vicino alla caldaia del termosifone. Non osò toccarlo, neppure rivolgergli un secondo sguardo: corse a telefonare in Questura. La polizia si precipitò sul posto. Il commissario si chinò sul « morto », lo scosse: questi spaventato aperse gli occhi, e, vedendo tutta quella gente in divisa, balzò a sedere. Era un < barbone » che aveva trovato un po' di caldo. « Mi volete arrestare? Non ho fatto nulla.-Ve lo giuro. Ero qui solo per dormire. Non ru¬ miimiiiimmmmiimiliii imiimmmmiiii bavo. Sono Innocente ». Crji parlava e scongiurava a mani giunte. Il commissario trasse un sospiro e gli augurò la buona notte. Terzo episodio. Dalle ore 14 alle 18,30, agenti di P. S. e vigili del fuoco ieri hanno scandagliato il tratto della Dora vicino al ponte che c'è al fondo di via Fontanesi (là via del delitto di Diabolic): cercavanoun pacco o una cassetta misteriosa. Mercoledì sera un giovane commesso rincasando verso le ore 21 aveva notato —. così il suo racconto — una « 1400 » ferma sul ponte. Ne vide scendere due individui con il bavero del cappotto alzato ed il cappello schiacciato sulla fronte. Tenevano un grosso pacco o una cassetta e la gettarono in acqua. Ieri mattina il giovane disso questo al suo datore di lavoro, il quale avvertì la polizia. Le ricerche, interrotte per il buio, non hanno dato alcun risultato. Quarto episodio. E' accaduto al mattino in corso Regio Parco 32. Una donna uscendo per la spesa inavvertitamente chiuse a chiave l'uscio della stanza dov'era rimasto il marito a dormire. Poi mentre era fuori le venne in mente che doveva dirgli qualcosa. Telefonò da un negozio, ma non ebbe risposta. « Ma allora — subito pensò la donna — me lo hanno ucciso ». Si ricordò di un segno di croce su un muro della casa, indice evidente di minaccia. Chiamò angosciata la polizia. GII agenti fecero In tempo a trovare il marito che ancora maneggiava con la serratura: « Ma che Diabolic, non fatemi bestemmiare: non rispondevo al telefono perché chiuso in camera, e non volevo rompere la serratura ». Ieri sera di Diabolic si parlava dappertutto: nei ritrovi, nei cinema, persino nei teatri tra un intervallo e l'altro il discorso scendeva a Diabolic. La fantasia della gente è facile a lasciarsi suggestionare. Chi poi crede al valore dei numeri — ieri era giovedì 13 — aveva un argomento in più da concedere alla psicosi del fantomatico assassino di via Fontanesi 20. La folla sostava ieri sera in via Bertola per aver notizie sul « delitto dello stanzino »

Persone citate: De Santis, Gavosto, Giuseppe Gavosto, Ribet

Luoghi citati: Crescentino, Italia, Torino