Sommozzatori in fondo alla Dora per scoprire le armi dei banditi

Sommozzatori in fondo alla Dora per scoprire le armi dei banditi Dopo il clamoroso apresto dei «reinque del Martinetto)» Sommozzatori in fondo alla Dora per scoprire le armi dei banditi Riportato a galla il mitra usato per i colpi briganteschi alla banca e al mulino Era stato gettato nel fiume - Sequestro di pistole o munizioni: altre tre persone denunciate - Interrogato il contrabbandiere che truffò di 800 mila lire la banda Alle 13,30 di ieri c'era una gran folla di curiosi sulla sponda della Dora, nelle vicinanze dell'ospedale Birago di Vische: la folla era controllata e disciplinata da agenti di P.S. che alle domande: « Cosa succede? ». « E' affogato qualcuno?». «Che cosa stanno, cercando? > rispondevano invariabilmente: «Noi non sappiamo nulla». Lo spettacolo era troppo misterioso e interessante per non eccitare la curiosità della gente: auto della polizia, funzionari, sottufficiali e due robusti giovanotti con lucidi e neri scafandri provvisti di respiratori — simili nell'aspetto agli uomini del reparti subacquei d'assalto — che di continuo sparivano nel fiume e riapparivano facendo gesti di diniego. Per spiegare la strana scena occorre fare un passo indietro. Conclusa la brillante operazione dell'arresto dei 5 rapinatori del mulini e della banca di corso Regina Margherita — operazione diretta dal questore dott. Ortona con la collaborazione del vlce-questora dott. Ailltto e condotta a termine dal dott. Maugeri e dai dott. Sgarra della Mobile, assieme al commissari Valerio e Scandora — la polizia si preoccupava di ritrovare le armi della banda. Ieri mattina il dr. Sgarra, interrogava il capo dei rapinatori, Riccardo Aragno di 36 anni, abitante in via Forlì 65: nel tempo stesso il dr. Valerlo e il dr. Scandora s'intrattenevano con gli altri quattro, Mario Porta di 26 anni, il « basista », Armando Demarie di 21 anno, l'autista, e 1 due « gregari » Armando Bordin di 22 anni e Lorenzo Ferrerò di 24, il bandito con la faccia « da bambino ». L'Aragno, durante l'interrogatorio, aveva una crisi di sconforto e ad un certo momento si metteva a piangere: «Mi sono rovinato, lo so... Ma ero carico di debiti, la mia attività di artigiano andava a rotoli, era in stato fallimentare... Mi creda, dottore, facevo il ban dito solo per pagare i creditori... » Precisava che nella spartizione della refurtiva ai suoi complici toccava sempre ben poco: 30 mila lire a testa per l'assalto ai mulini Berruto del Martinetto e 30 mila per l'assalto alla banca. « La prima volta, però, avevo un estremo bi sogno di quattrini e mi son fatto restituire 10 mila lire da ciascuno.., ». Confermava d'aver impie- «3sSgnrac« tadla—lae ttqd i»iiiiiiiiifiittiiitiii!gato 800 mila lire (parte del denaro rubato alla Banca di Novara) nell'acquisto di sigarette di contrabbando rivelatesi poi una « bidonata » : segatura Invece di tabacco. Complessivamente dalle due rapine ayeva intascato 900 mila lire (subito versate — dice lui — ai creditori). . Dall'interrogatorio dei cinque la Mobile giungeva alla scoperta e al sequestro delle armi. Una meticolosa perquisizione nella cantina dell'Aragno In via Forlì dava riusp« usecol''eri« Vta iiiii;!iiitistiisfiiiiiiiiiii«ii>iittiiiiifiiiJri.""--.tati positivi: una pistola P.38, um> rivoltella « 91 », un revolver spagnolo 7,65 ed una pistola « Astra \ a canna lunga, nonché una baionetta affilata e una cassetta di caricatori. Tutte le armi, come si v?de, erano tenuto dall'Aragno che prima delibazione» 'e distribuiva ai complici e poi le ritirava. Mancava il mitra, o meglio la « machine - pistole » dell'Aragno. Veniva fatto il nome del proprie--] tarlo, l'operalo Renato Ceresa di , r a é , » e a . --] i 22 anni, domiciliato con 11 padre Giorgio, C2eiine, in via Forlì 61. Rintracciato, il Cerosa non r-tava: da tempo aveva l'arma a l'Amerio per due volte (in occasione, cioè, delle due rapine) gliela aveva chiesta hi prestilo, affermando che '. desiderava studiarne, da amatore, il meccanismo, e il funzionamento». Ogni volta l'aveva restituita con sollecitudine. Letta sui giornali la notizia dell'arresto dell'Aragno e di tutta la banda, il Ceresa era stato colto da grande paura e si era disfatto subito dell'arma gettandola nella Dora, nei pressi dell'ospedale Biruku di Vische. 1 funzionari lo conducevano sul posto, accompagnati da due sommozzatori del 90» Corpo dei vigili del fuoco distaccato a Biella, Guido Rovtar di 30 anni e Giordano Fecchio pure di 30 anni. Per quasi due oro i sommozzatori si tuffavano nel punto indicato dal giovanotto. Alle 15 il Ceresa si decideva a dire la verità: « Il punto esatto non lo so... lo sa mio padre... E' stato lui a buttare il mitra nella Dora... ». Il maresciallo Sanfet e gli agenti Floro e Zara andavano a cercare il padre e alle 15,30 la « machine-pistole » veniva ripescata nel corso della ventesima o venticinquesima immersione. Tanto il Ceresa figlio che 11 Ceresa padre sono stati denunciati a piede libero per porto abusivo d'arma. Nel corso dell'operazione la polizia effettuava un sopraluogo nell'alloggio del 23enne Benito Fallino, domiciliato in via Verolengo 53: il giovane, che però è totalmente estraneo all'attività della banda dei cinque, risultava in possesso di una pistola «Mauser» e anch'egl veniva deferito a piede libero ai tribunale. Appendice semi-comica ad una vicenda drammatica: è stato scovato ad Intra e portato a Torino li trafficante che ha < bidonato » l'Aragno e i suoi accoliti con le sigarette piene di segatura. Il contrabbandiere ha giurato e spergiurato la sua buona fede, assicurando di aver fatto semplicemente ed esclusivamente da intermediario: e s'è Indignato quando i funzionari della Mobile gli hanno appioppato una denuncia a piede libero per truffa. Dopo due ore di ricerche i sommozzatori hanno ritrovato il mitra del rapinatori

Luoghi citati: Biella, Intra, Torino, Vische