L'attesa in casa di Ranieri di un secondo felice evento

L'attesa in casa di Ranieri di un secondo felice evento STORIA INTIMA DI UN PRINCIPATO L'attesa in casa di Ranieri di un secondo felice evento I colpi di cannone per l'annuncio saranno sparati anche in piena notte - I monegaschi ama no il loro sovrano ma la «monarchia assoluta» sta trovando garbati oppositori - Leggende da sfatare - Anche a Monaco si pagano le imposte e Onassis non è il padrone dello Stato (Dal nostro inviato speciale) Monaco, 10 marzo. E' cominciata l'attesa per il secondo lieto evento in casa Grimaldi. L'erede al trono di Monaco potrebbe nascere anche questa notte; se maschio garantirebbe una continuità dinastica provvisoriamente affidata a « Madame Caroline », la primogenita di Ranieri e Grace. Caroline venne al mondo il 23 gennaio dell'anno scorso, a nove mesi e pochi giorni dal matrimonio che destò tanto benevolo interesse in Europa e negli Stati Uniti. L'attesa dei monegaschi è anche questa volta sentita e sincera perché tutti vogliono bene al loro ■ principe. Non è un facile affetto essendo quasi impossibile avvicinare i due sovrani, accorgersi almeno della loro presenza. Molti rimproverano a Grace l'eccessiva timidezza, la ritrosia a mescolarsi col pubblico, spinta fino a trasformare il castello di Monaco in una vera e propria roccaforte, impenetrabile ad ogni curiosità anche discreta e amabile. Alla devozione per il sovrano si aggiunge la convenienza politica. E' ormai risaputo che in base alla convenzione stipulata con la Francia nel 1918 il principato di Monaco diventerebbe automaticamente una « città libera » francese, perdendo l'indipendenza, il giorno in cui mancasse la discendenza al trono. « Madame Caroline » assicura per ora questa discendenza. Ma dopo di lei? Alia nascita di un maschietto è perciò affidato il futuro dello Stato. Può sorprendere che la Francia repubblicana condizioni l'indipendenza del principato alla continuità della dinastia. Ma c'è una ragione e viene da parte monegasca: il principato è l'ultimo Stato europeo retto da una monarchia assoluta. Il Sovrano è lo Stato. Il principe negli atti ufficiali è tale « per grazia di Dio », non « per volontà della Nazione ». I monegaschi a dire il vero non sono più unanimi su questo ordinamento. Pur restando fedelissimi al Sovrano molti vorrebbero una monarchia costituzionale: ecco il significato dèlia recente sollevazione di alcuni consiglieri nazionali guidati da Auguste Medecin contro il primo ministro Henri Soum. Sollevazione improntata al massimo civismo, condotta con senso di dignità, grandissima educazione e rispetto reciproco. Ranieri, richiesto di mutare radicalmente la Costituzione, ha risposto «no ». « Per ora >, si dice a Monaco, lasciando intendere che la battaglia sarà ripre¬ sa, sempre pacatamente, dopo il lieto evento. La riforma richiesta è legata alia questione dell'erede al trono. Infatti il suo scopo sarebbe duplice: un ordinamento più moderno e opporre alla Francia non un simbolo, cioè la dinastia, ma uno Stato. I monegaschi aspettano l'erede al trono ma vorrebbero essere sipuri della loro indipendenza anche se un giorno, mancando un discendente ai Grimaldi, si dovesse ricorrere ad un ramo collaterale o, addirittura, si dovesse instaurare una repubblica (si prova una nascosta emozione scrivendo da Monaco questa parola). Si dice comunemente che i monegaschi siano tanto gelosi della loro indipendenza perché non vogliono fare il servizio militare e perché non pagano tasse. Non si vede perché uno Stato minuscolo ma antichissimo non debba sollecitare sentiménti più nobili del desiderio di non pagare le tasse. Ma cerchiamo di chiarire questa storia delle tasse. Si tratta di un luogo comune diffuso quanto quello di Onassis padrone del principato. Tutti gli inveterati evasori fiscali vorrebbero stabilirsi a Monaco; tutti i turisti sono certi che l'armatore greco sia il nascosto padrone dello Stato essendo padrone del Casinò. (Quando il « Deo Juvante », lo yacht di Ranieri era ormeggiato a fianco del «Christina», lo yacht di Aristotile Onassis, la gente diceva: «Ecco il panfilo del principe ed ecco il panfilo del re»). In realtà nel principato di Monaco non si pagano le imposte dirette, come quelle sul reddito personale, ma si pagano tutte quelle- indirette che danno allo Stato una saldissima base finanziaria. Eccone la prova: il bilancio annuale del principato vede entrate di 3 miliardi e 820 milioni di franchi; il Casinò non rende che 180 milioni. Ben 2 miliardi e 265 milioni di franchi sono dovuti alle tasse sul commercio, sulle attività industriali e così via. Il monopolio dei tabacchi rende più della roulette: 200 milioni. Ancor più le poste e i telegrafi (240 milioni) e le dogane (300 milioni). Il lettore che ha sempre identificato nel Casinò, dalla facciata e dalle torri floreali il simbolo stesso del princi pato, resterà deluso. Sconcerta l'idea di una Monaco che vive di tasse (indirette) e di industrie. Eppure ce ne sono molte, alcune italiane, come quelle che producono celebri vermut torinesi destinati al mercato francese e macchine per il caffè espresso. L'avan zata francese dell'* espresso » in lotta col tradizionale «fil¬ tro » ha avuto inizio da Monaco e da Montecarlo. Se il principato non deve la sua esistenza al Casinò non si può dire che Onassis sia qui il padrone di casa. Aristotele Onassis, armatore e finanziere greco, venne a Montecarlo sei anni or sono con l'idea di passare tutta la sua flotta sotto la bandiera monegasca. Incontrò difficoltà, il progetto andò a monte, ma egli stabilì nel principato il suo quartier generale dividendolo in due parti: abitazione e ufficio personale sul panfilo «Christina », uffici della « Olimpie Maritime » in un palazzo roseo di Avenue de Monte-Carlo, affacciato sul porto. Onassis acquistò le azioni della « Société des bains de mer » che possiede la casa da giuoco, entrò largamente nella vita finanziaria del principato; ma non è esatto affermare che egli, soltanto perché padrone del Casinò sia padrone dello Stato. Onassis si mantiene in disparte anche in occasione del lieto evento. Non si parla assolutamente di lui negli ambienti di corte, impegnati ad arginare la curiosità di cronisti e fotografi. Sappiamo già che accanto alla principessa Grace ài trova la madre, Margaret Kelly, arrivata l'altro ieri dalla Ger¬ mania. Il ginecologo dott. Hervet ha preparato, con l'aiuto della sua assistente mademoiselle Ledere, una sala-parto nel palazzo. L'ufficio stampa riaperto per l'occasione smentisce ancora con energia che siano attesi due gemelli e smentisce pure l'arrivo dagli Stati Uniti di latte speciale per l'alimentazione scientifica del neonato. S. A. Grace sta, bene. Non è uscita perché faifreddo (le colline sono bianche di neve) ma continua la sua vita normale. Oggi ha fatto colazione in compagnia di Ranieri, di sua madre, del dott. Hervet, della sua inseparabile amica giapponese Emy Sawada, conosciuta a New York quando Grace era attrice. C'era anche monsignor Delay, già vescovo di Marsiglia, e c'erano Pietro e Alessandra di Jugoslavia ritornati fuggevolmente alla ribalta. Dopo molte conferme e smentite è accertato che i colpi di cannone saranno sparati senza riguardo per il sonno dei un'altra bambina. Mario Fazio sudditi e dei turisti. I due cannoni piazzati sugli spalti dellaI rocca faranno fuoco, naturai- j mente a salve, anche in pie-, na notte per annunciare il He- j to evento. Centouno colpi per I un maschietto, ventuno per | |I