Rimarrà "città morta" il nuovo Politecnico?
Rimarrà "città morta" il nuovo Politecnico? Dichiarazioni del Rettore prof. Capetti Rimarrà "città morta" il nuovo Politecnico? Ultimate le opere (che costano 8 miliardi), occorreranno per la gestione 200 milioni annui • Finora lo Stato non ha accolto la richiesta di un adeguato contributo Sono passati tredici anni dalla fine della guerra, e non abbiamo ancora il nuovo Politecnico. Questo istituto fondamentale in rapporto all'intensa industrializzazione di Torino e del Piemonte, centro di alta cultura tecnica tra i più importanti d'Italia, continua a vivere stentatamente, ridotto nell'angusta sede del Castello del Valentino, dopo aver visto distrutto dalle bombe nel 1943 il vasto palazzo di via Giolitti. Incertezze, discussioni, polemiche ritardarono la soluzione del problema, uno dei più vitali per la nostra città. Superati i molti ostacoli — grazie ec-r-ttutto all'Intervento di finanziamenti locali — nel 1950 furono finalmente affidati i primi lotti di lavoro nell'area dell'ex-stadium. Ma a distanza di tanto tempo non è stata posta la parola fine all'intera opera. Due degli edifici sono ancora in via di completamento: per gli altri 24 si sta provvedendo alle finiture interne, agli arredamenti, alle attrezzature generali (ascensori, montacarichi, carri ponte, eccetera)»: a tutto ciò che è necessario per rendere abitabili e funzionanti le nuove costruzioni. Quando saranno smantellati gli ultimi cantieri, si dovranno anche sistemare le strade interne. Tutto avviene con quella lentezza che è purtroppo caratteristica nell'esecuzione di opere pubbliche, in cui la burocrazia fa valere i suoi inesorabili privilegi, trasformando anche il cambio di una sedia o l'acquisto di un tavolo in « affare di Stato ». I corsi di ingegneria dovevano essere trasferiti fin da quest'anno nella nuova sede; con le prospettive attuali c'è soltanto da sperare che l'inaugurazione avvenga nel 1959, l'anno in cui ricorre il centenario del Politecnico. Ma anche a voler dare, con pruden te ottimismo, come adempiuta questa speranza, si affacciano nuovi motivi di inquietudine e di apprensione. Il rettore del Politecnico, prof. Antonio Capetti, che pure ha impegnato ogni sfòrzo pet dare impulso alla conclusione dell'opera, non fa mistero della situazione allarmante. Quando il vasto complesso dei moderni edifici sarà ultimato in ogni sua parte, dovrà tuttavia rimanere una < città morta»? Saranno stati inutili tutti i generosi concorsi di enti e privati, che hanncf dato cospicui finanziamenti per la sua realizzazione? « Una paurosa incognita per l'avvenire del Politecnico — dice il prof. Capetti — è rappresentata dal bilancio di gestione. Costretto a vivere per tanti anni in meno di metà degli edifici prebellici, il Politecnico ha finora realizzato, notévoli economie di gestione: il modesto bilancio, alimentato essenzialmente da un piccolo contributo dello Stato e dal gettito delle tasse scolastiche, ha potuto fino a oggi mante nersi in pareggio. I nuovi edi fici offrono un maggiore respiro, ma questo è mozzato in partenza dalla mancanza di nuove entrate, di altro ordine di grandezza di quelle attuali. Si calcola che occorrerà disporre, ogni anno, di circa 200 mtsaasgmtpgmfbtrcenacaatpPpTfieilcgmmg milioni in più del bilancio attuale. Per fare un esempio, le spese di riscaldamento, che si aggirano oggi sugli 8-9 milioni annui, saliranno nella nuova sede, dove è impiantata una grande centrale termica, a 60 milioni. In proporzione aumenteranno pure tutti gli qneri, per i vari servìzi. c Non ho mancato — aggiunge 11 Rettore — di preoccuparmi tempestivamente di questo fatto. Il Ministero della Pubblica Istruzione si è resa con ——rdilficcdzl'nP'uto delle nuove necessità, del\leresto evidenti a qualsiasi an-flche modesto amministratorcApe ha predisposto circa un an- ^Mno fa un progetto di legge per oassegnare al Politecnico unscontributo statale sufflciente\cai nuovi bisogni, e un congruo aumento del personale subalterno. Il progetto deve avere, prima di essere presentato al Parlamento, la approvazione preventiva del Ministero del Tesoro. Ma questo non lo ha finora preso in considerazione e xmni si sono dimostrati tutti i più autorevoli interventi. < Probabilmente si pensa che la città di Torino, come attraverso i suoi enti pubblici e privati ha contribuito con parecchi miliardi alle spese della costruzione e dell'arredamento della nuova sede, così possa anche accollarsi per intero l'onere delle maggiori spese di gestione. Il Politecnico non manca certo di fare affidamento su queste forme di aiuto, ma ritiene che allo Stato spetti di provvedere per la maggior parte ai nuovi oneri. tptocpmdmvGirloflPnuiiiiniiiiiitiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii < Se il Ministero del Tesoro — ha concluso il prof. Capetti — rimanesse sordo alle nostre richieste, è bene che la cittadinanza sappia fin d'ora che il più oscuro avvenire si profila per il Politecnico. Ormai che i nuovi edifici ci sono, anche a non occuparli, la spesa della loro semplice manutenzione sarebbe insostenibile con l'attuale bilancio. Si persuadano le autorità centrali che il Politecnico di Torino non è 'un'istituzione soltanto regiona \le, come dimostra la larga affluenza di studenti dalle altre Aparti d'Italia, specialmente dal ^Meridione. Faccia la vbhllca opinione piemontese sentire la sua voce. Non si può pensare \che un'opera costata oltre ot- to miliardi sia destinata a coprirsi di ragnatele e di artiche ».
Persone citate: Antonio Capetti, Capetti
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