Si uccide in un albergo sul lago perché respinta dal giovane amato

Si uccide in un albergo sul lago perché respinta dal giovane amato Tragica fine di una ragazza a Gavirate Si uccide in un albergo sul lago perché respinta dal giovane amato Non si era appagata della modesta v'ta nella sua. famiglia di contadini - Una serie di burrascose avventure - Ha ingoiato quarantotto pastiglie di sonnifero (Dal nostro inviato speciale) Gavirate, 6 marzo. « Chiedo perdono a tutti; ■nessuno ha colpa. Sono io che sono pazza>. La firma, e poi una nota: « Vorrei che su tutta questa utoria fosse mantenuto il segreto ». Elisa Meneguzzi, una giovane di vent'anni, bella, alta, dai lunghi capelli tizianeschi, s'è congedata dalla vita con questo brevissimo, disperato testamento. Era nata in un paesino del Vcrbano, Caprezzo; la sua famiglia, un'onesta famiglia che campa la vita duramente sit un lenzuolo di prato e d'orto, se l'era vista crescere nervosa ed enigmatica, questa ragazza, inadatta alla fatica dei campi, schiva della compagnia delle coetanee, attratta costantemente dal desiderio di scendere in città, e vivere un'altra vita. Aveva trovato lavoro dapprima in una cartiera, a Verbania, poi in una filatura. Ma anche di queste fatiche s'era stancata assai presto. La sua bellezza la incorag- già ad altre evasioni. Cominciò a farsi notare in questo o quel paese del lago, e presto ebbe un soprannome, Elena, e una fama che aveva eco anche presso le caserme dei carabinieri. Le toccò, qualche volta, di ritornare al paese con U foglio di via. Ma sempre se ne allontanava di fretta: non era nata per la quiete familiare. Forse, in segreto, la desiderava.: ma chi riusciva a capirla t La portarono anche dallo specialista di malattie nervoso; le fu prescritta una cura. Ma Elisa, diventata Elena, si scrollò nelle spalle, rifiutò là medicine e ritornò ai suoi vagabondaggi senza mèta. L'anno scorso, nei pressi di Lecco, aveva tentato il suicidio: quaranta pastiglie di chinino. Ma s'era scordato aperto l'uscio della stanza, furono uditi i suoi gemiti: la salvarono in tempo. Elisa Meneguzzi, in realtà, era stanca della sua febbrile avventura. Era innamorata d'un professionista del luogo e forse s'era illusa di poter ancorare la propria alla vita di lui, per sempre. Un amore impossibile. Discacciata, reagiva con gli insulti. Faceva le valige, ma ritornava di li a poco, sottomessa, ardente, pronta a risorgere con tutte le forze dell'illusione. Giunse domenica mattina a Gavirate, per l'incontro deci sivo con il giovane amato. Ma lunedì sera, il brigadiere dei carabinieri la convocò in caserma per una paternale in piena regola: per Elena, nul la da fare. Il giovane la re spingeva ancora una volta, e le faceva anzi sapere che se la ragazza avesse insistito nelle sue persecuzioni amorose, l'avrebbe fatta scortare al paese natale. Elisa Meneguzzi, nel quieto albergo in riva al lago, si mostrò ieri l'altro molto eccitata. Cosa insolita, chie se la compagnia della proprietaria; bevve, fumò, sedette al tavolo al gioco delle carte fino a mezzanotte. Ad una cert'ora chiese di parlare al telefono, in « urgentissima », con Caprezzo, il suo paese. Ma all'apparecchio rispose il fratello. € Perché non è venuta la mamma al telefono? >, fece Elisa. E con un gesto indispettito' riagganciò. Diede la buona notte, « e mi raccomando — soggiunse nel salire alla sua stanza — che non mi si venga a svegliare prima delle due, domani. Ho tanto sonno arretrato e voglio proprio riposarmi per bene ». Alle sedici, però, non s'era ancora udito alcune segno di risveglio, nella sua stanza. Fu chiamato il brigadiere Sorbera. Con due spallate sfondò l'uscio. Elisa era riversa, nel suo letto, semivestita, morta. Nella sua borsetta, ventiquattro bustine di sonnifero; quarantotto compresse ingerite pazzamente, una dopo l'altra, per paura di fallire anche'questa volta l'appuntamento con l'estremo sonno. Sono giunti stamane, angosciati, i suoi genitori da Caprezzo, per le formalità del caso. Hanno letto tra i singhiozzi l'ultimo messaggio della loro figliola. < Era tanto malata di nervi ». ti brigadiere aveva già pronto il <nulla osta» per la rimozione della salma. Giuseppe Meneguzzi si frugò nelle tasche, rovistò nel portafoglio cercando qualche biglietto da mille, che non c'era. « E adesso, povera figliola, come facciamo a portarti a casat ». , Elisa Meneguzzi, la ventenn e che si è uccisa per amore

Persone citate: Elisa Meneguzzi, Giuseppe Meneguzzi

Luoghi citati: Caprezzo, Gavirate, Lecco, Verbania