Le ipotesi del difensore avv. De Marchi per scagionare il Faletto dal delitto Cadecà di Giovanni Trovati

Le ipotesi del difensore avv. De Marchi per scagionare il Faletto dal delitto Cadecà Atmosfera, di romanzo giallo alla Corte d'assise di Tortaio Le ipotesi del difensore avv. De Marchi per scagionare il Faletto dal delitto Cadecà Per spiegare l'uccisione del direttore della Spa si è parlato di rapina, di spionaggio, di altri moventi ancora, - che già erano caduti in istruttoria - Le arringhe degli avv. Guidetti Serra e Barelli a favore degli imputati minori Due sono gli avvocati che difendono Giuseppe Faletto alla Corte d'Assise di Torino, l'aw. Baravalle e l'aw. De Marchi. Ieri pomeriggio ha parlato l'avvocato De Marchi per 11 delitto Codecà, parlerà ancora oggi pomeriggio per le altre imputazioni che si riferiscono al periodo di lotta partigiana. Lunedì l'aw. Baravalle concluderà la difesa. Il processo lungo pesante difficile si avvia alla conclusione. Il Faletto non si è presentato In aula. Aveva detto che sarebbe venuto almeno per udire 1 suoi patroni. Le sue condizioni di salute — sarebbe ammalato dì tubercolosi — hanno consigliato di tenerlo nella infermeria delle Nuove. L'arringa delì'aw. De Marchi è stata assai abile. Nulla ha risparmiato per convincere la Corte che Giuseppe Faletto non uccise l'Ing. Codecà o, quanto meno, che mancano le prove che sia stato lui l'assassino. Pur di strappare il suo difeso dal¬ l'ergastolo, richiesto dal P. M., ha portato il processo Ir. un clima di romanzo giallo, innanzi tutto ha rilevato una discordanza tra il movente suggerito dalla parte civile per spiegare il delitto ed il movente indicato dal P. M. Per la parte civile 11 Faletto uccise come « giustiziere dì una sua giustizia», giudice ed esecutore, trovando occasione nel contrasto tra datore di lavoro e lavoratori fomentato da una illecita polìtica. Per il P. M. Invece avrebbe ucciso mosso dall'odio sociale di chi, poco inaline al lavoro, invidia colui che è riuscito a farsi una buona posizione. Diciamo subito che tra questi moventi la differenza è più apparente che reale: essi potrebbero raffigurare due aspetti "diversi di un unico movente. Invece il difensore ha insistito sulle divergenze per affermare che il delitto non ha trovalo una spiegazione. E poi, a sua volta, da consumato penalista, ha posto altre ipotesi sulla morte dell' ing. Codecà al fine di creare uno stato di incertezza nelle coscienze dei giudici. Perché, ha detto l'aw. De Marchi, non vogliamo pensare che sia un delitto per causa di donna? Perché non credere che sia un delitto per rapina? Dal 9 novembre al 12 dicembre 1951 in quella zona, attorno a via Villa della Regina, ci furono tre aggressioni. I giornali parlarono del «rapinatore della collina>. Mai nessuno seppe nulla di lui. Perché non suppórre che abbia tentato un quarto colpo la sera del 16 aprile 1952 e che abbia ucciso l'ing. Codecà perché questi tentò di reagire? A queste due ipotesi è seguita una terza: delitto per spionaggio. A questo proposito l'avvocato ha ricordato una anziana donna, Angela Marta Negri, alla quale erano legati da lunga amicizia i Codecà. Quale motivo può avallare questa stupefacente ipotesi? La signora Negri era suddita elvetica eppure in tempo di guerra si trattenne a Berlino sfidando i pericoli dei bombardamenti e vi rimase sino al 1948 menu e ie bai ebbe stato facile trovar riparo sicuro in Svizzera. Forse, ha dedotto il difensore, era al servizio di qualche organizzazione di spionaggio o 'controspionaggio. L'ing. Codecà l'aveva conosciuta quando egli era a Berlino, alla Deutsch Fiat. Quarta ipotesi: gli assassini sarebbero dei liguri che intendevano vendicarsi di non si sa bene che cosa. Il giorno prima di essere ucciso l'ing. Codecà aveva accompagnato la moglie e la figlia al mare: al ritorno un giovanotto dalla faccia poco rassicurante aveva ottenuto di essere condotto nella sua auto da Santa Margherita a Genova. Ha detto l'avvocato: forse quello sconosciuto voleva accertarsi che l'Ingegnere fosse diretto a Torino. Il giorno del delitto alcuni giovani dall'accento ligure furono visti nella tabaccheria di via Villa della Regina. Era soltanto una coincidenza fortuita? Tutte queste ipotesi non sono nuove. Già erano state prese In esame In Istruttoria con altre ancora al fine di poter trovare la via per identificare l'omicida. Le vagliarono per mesi e mesi polizia e carabinieri alle dirette dipendenze della Magistratura. Fu chiesto l'intervento persino del servizio di controspionaggio. La taglia dei 40 milioni aveva Invogliato troppe persone a collaborare con la giustizia esprimendo dubbi sospetti o dando Ir licazloni risultate poi false. Dopo due anni la Magistratura, nella sentenza di rinvio a giudizio, le scartò tutte e concluse affermando che « la vita privata dell'ucciso non offerse elementi ai fini delle Indagini» ed ancora che l'ing. Codecà era «tecnico competente, appassionato del pro- prio lavoro, onesto, ritenuto Incapace di accettare denaro o altra utilità da terzi per venir meno ai propri doveri verso la Società che aveva dimostrato piena fiducia in lui, elevandolo all'ambito posto di comande e di responsabilità ». La medesima sentenza allontanò ogni sospetto di spionaggio dalla signora Negri e spiegò che in Germania si era fermata ed «iveva sfidato 1 pericoli della guerra perché affezionata alla famiglia patrizia presso la quale prestava opera di istitutrice. Poiché le ipotesi erano state scartate in istruttoria, nel corso del processo neppure si fece cenno ad esse. L'aw. De Marchi ha aggiunto che l'ingegnere un anno prima aveva espresso il timore di morir presto confidando a persone amiche ed alla sua segretaria di essere turbato da profonda angoscia, senza dare altri chiarimenti. Riceveva numerose telefonate anonime, tanto che si fece togliere dall'elenco telefonico ed alla moglie propose di andare ad abitare in centro, come già avevano fatto alcuni suol colleghl. I contrasti politici nel campo del lavoro allora erano molto forti e la propaganda a volte assumeva toni minacciosi. Quella propaganda «illecita» cui si è rifatta la parte civile per spiegare come 11 Faletto potè sentirsi spinto ad agire quale «giustiziere di una sua giustizia ». Intorbidire le acquo è stato lo scopo della prima parte dell'arringa. Nella seconda parte l'aw. De Marchi ha cercato di spiegare la genesi delle tre cene di Druent Ha detto che nella primavera del 1955 Vinardi e Camia si trovavano a corto di denaro e chiesero al dottor Maugeri della « Mobile » un'occupazione. Come contropartita offersero le loro confidenze. Se avessero saputo qualcosa del delitto Codecà glielo avrebbero subito accennato. Poi entrò in scena il capitano Noto, dei carabinieri, ed i due organizzarono la trappola per far cadere l'innocente Faletto mossi dal miraggio dei 40 milioni di taglia e — per il Camia — dal desiderio di vendetta. Il capitano Noto < commise gravi errori in punto di correttezza di polizia giudiziaria» (sono parole dell'aw. De Marchi) e le tre cene di Druent si risolsero « in una estorsione morale ed intellettiva» al danni dello sciocco Faletto. Le asserite precedenti confessioni rese al Vlnardl ed al Camia furono da costoro inventate allorché seppero che il magnetofono aveva funzionato male e temettero che non desse sufficienti indizi di colpevolezza. A conclusione dell'arringa l'avvocato De Marchi ha chiesto che il Faletto sia assolto dall'accuso di aver ucciso l'ing. Codecà. Al mattino, ieri, avevano parlato l'aw. Guidetti Serra a favore dal Mazzuccato e del Di Telia; e l'aw. Barelli per Valentino Chiarbonello. Giovanni Trovati

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