"Il Tacchino,, di Feydeau rappresentato al Carignano

"Il Tacchino,, di Feydeau rappresentato al Carignano "Il Tacchino,, di Feydeau rappresentato al Carignano II Tacchino di Georges Feydeau è una di quelle celebri faise o pochades che non sbagliano un colpo: ad ogni battuta fanno centro. La catena degli equivoci, le cascate dei personaggi, il precipizio dell'azione, sono segnati da un ritmo cosi esatto che non solo ogni scena, ma ogni frazione Ai scena fa scattare la risata. E di risite irresistibili, violente, sopraffattrici è fitta una serata come quella dì iersera. Si dice che si tratta di un meccanismo; può essere, ma è un meccanismo perfetto. In quanto alla comicità, a quello che è il senso del comico in altro modo inteso, più intimo spirituale e poetico, altro discorso si dovrebbe fare; ma sull'effetto di incontenibile ilarità, sul successo allegro e il divertimento immediato di una rappresentazione come questa non si ha tempo di discutere: il riso vi soverchia e vi porta via. La Compagnia VolonghiBuazzelli - Lionello - Sassoli ha messo in scena II Tacchino con vivacissima bravura; fu ripagata non solo dalla festevolezza ma dai battimani scroscianti del pubblico. Serata scacciapensieri per eccellenza: gli spettatori beati e contenti batterono le mani a scena aperta e a fine d'atto più volte Tra l'altro (si pensava) questi tre atti, che come tanti e tanti del genere ebbero fama di scandalosi, sono in sostati za abbastanza innocenti. Il pepe della salacità è una specie di condimento, ma lo scherzo, la lepidezza sono tratti più che dalle allusioni audaci, dal movimento scenico, da un certo modo paradossale di capovolgere le situazioni, di sfruttare le più facete inverosimiglianze, di tuffarsi nell'assurdo: è insomma il divertimento puro, della freddura, del qui prò quo, dell'imprevisto. Con veloce girotondo di immagini leste e dì parole avventate, si accerchia e si sfiora il peccaminoso e lo scabroso senza caderci dentro. Siamo sempre lì, a un palmo da quello che potrebbe essere scurrile e volgare, e si rimane ilari, semplici, puliti, perché in questi tre atti ad attrarre ed eccitare non è propriamente la malizia della scollacciatura ma il giuoco scapri oc! ito e la t■liiliililliiiilllllliiilliiiiiimimim. ■•>'!:ii burla ininterrotta di ciò che non potrebbe mai accadere e che invece accade. Il giuoco delle situazioni senza perché, nettamente ed esattamente gratuito. Al secondo atto, in una camera d'albergo equivoco, c'è un gran letto e huorno a quel letto si rincsrrono coppie bizzarre, possibili adulteri, scandali immaginari; ma in realtà non avviene mal nulla; il letto ampio, solenne, rimane là in fondo, bonario e quasi patriarcale, un buon letto di provinciaj e ci si addormenta una vecchietta sorda e un poveraccio che per aver bevuto del laudano cade in immediato letargo. Situazione insensata e puerile; e all'ingiro si è scatenata un' ilarità clamorosa. Sicché si potrebbe dire che la straordinaria malizia di Feydeau si riduce in sostanza a una felice e spensierata ingenuità. Ad ascoltarle bene, si capiva che quelle risate non partivano da zone torbide, o comunque ambigue, ma da una certa letizia senza preoccupazioni, da una semplicità quasi casalinga. Ed ora diciamo degli attori che con la sagace regìa di Sandro Bolchi hanno dato pittoresca animazione, spirito e brio alla rappresentazione. Lina Volonghi fece di un personaggio, di un tipo convenzionalissimo e ameno, una matura inglese innamorata ed energica, una florida, caricaturale figura, di bellissimo rilievo e di sicura amenità. Fu in certo modo al centro dello spettacolo, vertiginoso e ridente. Un ottimo Redillon, sempre contraddetto dalla sorte, infantile e buffo, amoroso e nell'amore infelicissimo era Alberto Lionello. Maestoso nella facezia Tino Buazzelli, caricato a dovere, civettuolo, lepidissimo sulla traccia della recitazione di mezzo secolo fa il Mantesi. E briosa, sfumata Dina Sassoli, piccante Olga Gherardini, spassoso Alberto Cartoni, e coloriti, rapidi, precisi Franca Nuti, la Bettini e tutti quanti. All'amenità dello spettacolo ha corrisposto, s'è detto, la felice disposizione, il divertimento e il plauso degli spettatori. Il vecchio Tacchino ha diffuso il buonumoi e. f. b. iiiii»iiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiMiiLiiiiii>-:ii:Miiii iiii