Un giovane ucciso a stilettate

Un giovane ucciso a stilettate Scoperto dopo tre giorni un delitto in borgo Vanchlglia Un giovane ucciso a stilettate Cinque ferite: due al collo, una al petto e due al cuore - E' un operaio della Fiat, immigrato dalle Puglie - Abitava iu un negozio da calzolaio cedutogli dal cugino - Non lo vedevano da dieci giorni - I parenti e il portinaio ieri sera sono entrati nella stanza - Una scena orribile: il cadavere sul letto, coperto da un cappotto, con la testa avvolta in un lenzuolo - Sedie rovesciate, saligne dappertutto - Un biglietto lasciato dall'omicida sul pomello di un armadio: "Riuscirete a trovare l'assassino?,, Il criminale lunedì aveva telefonato a "La Stampa,,: "Ho ucciso un uomo,, Un misterioso episodio di sangue è stato scoperto ieri sera in una stanza al pianterieno di via Fontanesi 20. Un giovane è stato trovato ucciso con cinque ferite da punta nel suo letto; nella camera c'è disordine e ci sono macchie di sangue sul pavimento, su una sedia, sull'interruttore della luce; un'altra sedia rovesciata e un a l a o e a o e e n -l a] . l o a e i a, al o à el a' a ra ctavolo spostato, testimoniano di una lotta che si svolse tra la vittima e il suo aggressore. Ma l'elemento più sorprendente di questa tragedia è un biglietto scritte dall'assassino e affisso a un mobile. Dice: c Riuscirete a trovare l'assassino? ». L'ultima parola è incompiuta, termina con una gamba lunga e si perde in uno scarabocchio, forse il punto interrogativo. E', con molta probabilità, il delitto di un pazzo e quasi sicuramente j è Io stesso che l'altra mattina I h-\ telefonato a La Stampa anI '.limolando di avere ucciso un 1 aomo.' j Non si può precisare il tempo in cui l'assassinio è stato I compiuto. Il medico, che ha visto il cadavere, afferma che la ■ morte risale ad almeno 72 ore, cioè a sabato sera; ma la vittima mancava dal lavoro dal giorno 16. L'ucciso è Mario Giliberti, di 27 anni. Nativo di Lucerà in provincia di Foggiai al'trasferì a Torino undici me^i' fa e trovò lavoro alla- Fiat Andò ad abitare in un. negozio e nell'attiguo retrobottega che prima .era occupato' da un suo cugino, Giuseppe De Marco, di 48 anni, che vi svolgeva attività di calzolaio e che ora abita ili via Onorato Viglianl 156. Il Giliberti è descritto dagli abitanti della casa — uno stabile di quattro piani con due scale — come un uomo riservato. Lo si vedeva di rado, parlava poco, a volte stentava a salutare. Qualcuno dice che nei primi tempi lo vide in compagnia di una donna; ma la maggioranza è concorde nell'affermare che l'inquilino del pianterreno faceva vita solitaria. Ieri mattina si presentava nella portineria dello stabile un incaricato della Fiat: chie deva se avevano notizie del Giliberti che dal giorno 16 scorso non si era presentato al lavoro. La portinaia rispondeva che da parecchi giorni non lo vedeva; e soggiungeva che altri lo avevano già cercato senza trovarlo. Nella stessa mattinata di ieri era venuto un amico del giovane e anch'egli si era rivolto alla custode: « Già da qualche giorno ho infilato un biglietto sotto la porta del Giliberti — aveva detto il giovanotto — per invitarlo a farsi vedere, ma il biglietto è ancora sotto la porta ». Ieri sera, la donna, raccontava queste cose a suo marito, o a à i , e e ; a a e l 6 o i a a a o a è , Pietro Pollo di 37 anni, quardo egli rincasava dal lavoro. Il Pollo si preoccupava, pensava che l'Inquilino fosse stato colto da malore. Andò egli stesso a bussare a'.l uscio come avevano fatto inutimcnte gli altri — sua moglie, l'amico del Giliberti e l'incaricato della Fiat — durante la giornata. Ancora non ebbe risposta. Pensò allora di avvertire il padrone di casa, l'ing. Vittorio Castano che abita al primo piano dello' stabile. L'ingegnere sapeva che il Giliberti aveva lssciat.o una chiave dell'alloggio al cugino, il De Marco, dal quale aveva rilevato 1 due ambienti e pensò quindi di andarla a chiedere a lui. Il De Marco era a casa; ammise subito di avere la chiave e volle venire egli stesso assieme a Nicola Bottazzi, zio del Giliberti, a vedere che cosa fosse successo. Al ritorno l'ingegnere Castagno propose di passare al commissariato VanchlgUa per riferire come stavano 1* cose: preferiva entrare nell'alloggio accompagnato dalla polizia. Si univa a loro il maresciallo Tasso. Erano' re 21,40 quando la porta dell'appartamento del Giliberti veniva aperta. L'alloggio è costituito da una camera che è.l'ex-negozio ed ha una serranda sulla strada che il nuovo inquilino ha sempre tenuta chiusa; e da una anticamera costituita dalla retrobottega, alla quale si accede per una porta che dà sull'andito della casa. L'abitazione è arredata con masserizie modeste: una. cassapanca e una dispensa nell'anticamera; nella stanza c'è un letto formato da una rete con piedi di legno, due sedie, un tavolino, un armadio. Il gruppetto, entrando, ha trovato la luce spenta nel primo locale e cccesa nel secondo. Qui una sedia era spostata, il tavolo era di traverso e sul letto era steso il giovane, coperto con un pastrano, la testa avvolta nel lenzuolo. Sul momento non hanno capito di che cosa si trattava. Quando hanno sollevato il cappotto hanno visto le lenzuola macchiate di sangue, il corpo dello sventurato era immoto, freddo. Di sangue erano macchiati oltre al lenzuolo, anche una sedia, l'interruttore della luce, il pavimento. Quando i sopravvenuti accendevano la luce nell'anticamera, scorgevano un foglio di carta appeso al pomello di uno sportello della dispensa. La frase « Riuscirete a trovare l'assas » era scritta con calligrafia alta mfvnspfdS e leggermente piegata a sinistra. A terra c'era la «biro» che era evidentemente servita per vergare queste parole. Il maresciallo Tasso telefonava cubito al proprio commissariato e all' ufficio di notturna della Questura. Entro pochi minuti giungevano sul posto il dott. Di Loreto della «notturna». Il dott. Vitolo del commissariato Vanchiglia, il vice-questore dottor Allitto, il capo della Mobile dott. Maugeri con il dott. Sgarra. Arrivava anche il medico comunale dott. Curti. Frattanto la notizia del macabro rinvenimento si diffondeva: i casigliani scendevano, tutti si ammassavano nello stretto andito e nella strada. Gli agenti a un certo punto si vedevano costretti a far uscire tutti gli Intrusi e a chiudere il portone. Il corpo del Giliberti, in pigiama, era appoggiato sul fianco destro ezcpvtdmceUelsisectsc«iRpc e tutto avvoltolato nel lenzuolo, su' quale era steso un cappotto, li dott. dirti da un primo sommario esame poteva stabilire che lo sventurato presentava cinque ferite da punta, due al collo non mortali, due nella regione cardiaca sicuramente mortali e una all'emitorace destro. Una di queste ultime ferite era tamponata con un fazzoletto. Le dita delle mani presentavano escoriazioni, come ie la vìttima avesse cercato li difendersi dal suo aggressore. Il medico crede di poter escludere che l'arma sia un coltello o un punteruolo; potrebbe più facilmente trattarsi di uno stilétto o di un accuminato paio di forbici. La « scientifica », presente anche il sostituto Procuratore della Repubblica dott. Mancuso, ha prelevato le molte impronte che sono state trovate nei IIIIIlllItlllllItIMIItlllllllIlllllttlllllIillllllllItlitl due ambienti. II biglietto ch2 era infilato sotto l'uscio portava le firme di Angelo Cappello e Piero e alcune frasi d'invito al Giliberti dì farsi vedere. Anche questo biglietto, come quello trovato appeso alla dispensa, è stato sequestrato dalla polizia. Dell'arma, invece, non è stata trovata nessuna traccia. Secondo i primi accertamenti, si pensa che l'assassino sia persona abbastanza familiare alla vittima, che frequentasse la sua casa liberamente, anche nelle ore sérali. Il Giliberti deve essere ^tato aggredito mentre era a letto. Colpito alla gola deve avere avuto ancora ia forza di reagire, di alzarsi, di lottare con 11 suo aggressore, poi, raggiunto al cuore, sarà stramazzato a terra o sul letto, dove l'uccisore lo ha poi coperto mentre ancora era scosso dagli, spasimi dell'agonia. Quale il movente del delitto? La polizia esclude la rapina e pensa più probabile una vendetta o il gesto di un pazzo. Non è improbabile che si tratti, come si diceva all'inizio, proprio dell'esaltato che lunedì mattina telefonò al nostro giornale. A chi gli rispose, disse che voleva parlare con la direzione; gli fu passato un redattore. Disse, lo sconosciuto, con voce eccitata: * Sono un assassino, ho ucciso un uomo sulla via del Po >. All'interlocutore che Insisteva per conoscere l'Indirizzo preciso, lo sconosciuto eì limitò a dire « vicino al Po », poi interruppe la comunicazione. Dall'accento sembrava un meridionale. Stanotte alle tre,' il dottor Mancuso, il Questore e tutti i funzionari di polizia erano .incora in questura intenti a controllare gli elementi in loro possesso. Erano presenti anche il cugino della vittima, Giuseppe De Marco e lo zio Nicola Bottazzi, ai quali venivano chieste informazioni che potessero essere utili per far luce sull'efferato, mister doso crimine. ItllllllItlllllllllllllIlilIlllllllIlIIIIIIItllllMIMMIlB La vittima: Mario GUiberti di 27 anni. Accanto: li portinaio Pietro Pollo e Io zio dell'ucciso, Nicola Bottazzi, che scoprirono il cadavere

Luoghi citati: Torino