"Causa di principi, non di persone,, di Enzo Forcella

"Causa di principi, non di persone,, La tesi dei difensori degli "sposi,, al processo di Firenze "Causa di principi, non di persone,, (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 25 febbraio. « Questa non è una causa di persone, ma di principi » ha detto nel corso della sua arringa Leopoldo Plccardi enunciando un concetto che trova sostanzialmente concordi giudici, difensori e parte civile. La pastorale di mons. Fiordelli, il bollettino del parroco, la querela dei coniugi Bellandi sono fatti poco più che marginali. Dietro di essi c'è un vescovo e un cittadino, la Chiesa e lo Stato, la morale religiosa e la morale comune, impegnati in u'..a dìsputa attorno ad una di quelle materie miste Bulle quali le due parti agiscono indipendentemente l'una dall'altra ritenendosi ciascuna nel proprio ordine « primaria » e « sovrana ». Oggi, attraverso 1 tre patrocinatori del querelanti (un giovane alla sua prima causa importante, il Bocci, e due .personalità del mondo laico come Battaglia e Plccardi) abbiamo ascoltato quelle che potremmo definire le ragioni dello Stato. Domani, attraverso i difensori dei due sacerdoti (anche qui accanto ad un « minore » come Fortini, personalità' di car tello come Dentala, D'Avach, Botti), ascolteremo le ragioni della Chiesa. Va da sé che le due parti esprimono le posizioni estreme del contrasto. Il compito di trovare un contemperamento se l'assumerà presumibilmente il Pubblico Ministero. E la parola definitiva spetta al collegio giudicante. Ma per il momento le tesi rimangono contrapposte e come tali debbono essere Illustrate. Quali sono dunque le ragioni dello Stato? La prima, di carattere pregiudiziale, è nata nel momento in cui i due imputati hanno rifiutato di presentarsi al processo ritenendo il Tribunale incompetente a giudicarli. Il rifiuto — hanno argomentato i tre avvocati — implica una rivendicazione di priorità del codice canonico sul codice repubblicano, suggerisce una Interpretazione singolarmente estensiva dei Patti Lateranensi, in contrasto con la Costituzione, e finisce per svuotare di contenuto il giuramento di fedeltà che i vescovi prestano nelle mani del Capo dello Stato. «Giuro e prometto che non parteciperò ad alcun accordo né assisterò ad alcun consiglio che possa recar danno allo Stato italiano e all'ordine pubblico, che non permetterò mai al mio clero una simile partecipazione preoccupandomi del bene dello Stato... ». Decidendo di procedere in contumacia il Tribunale aveva, però, già mostrato di non tener conto dell'eccezione. (E di sfidare tranquillamente, cosi, anche la minaccia di scomunica che il codice canonico prevede per coloro che « impediunt directe vel indirecte exercitium jurisditionis ecclesiasticae »). Si potrebbe pensare, quindi, che gli avvocati di parte civile vi abbiano insistito anche troppo a lungo. Ma questo è stato 11 cardine attorno al quale hanno potuto far rotare tutto il resto della costruzione. Rifiutare alla Chiesa il diritto di considerarsi < società primaria » significa rifiutare il principio dello Stato teocratico. Il clero è libero di esercitare il suo ministero, ma quando nell'esercizio delle sue funzioni viola la legge penale va punito. Il vescovo che irride al matrimonio civile e addita alla pubblica riprovazione coloro che lo hanno contratto impone una scelta tra la Chiesa e lo Stato con sanzioni per chi sceglie quest'ultimo. Né vale la obiezione dello stato di sottomissione alla legge ecclesiastica in cui si trova il cittadino battezzato poiché il battesimo ci viene imposto e non ci toglie la capacità di liberamente intendere e volere. Le argomentazioni sono concatenate, fino al quesito di Piccardi: « Come si deve regolare il battezzato che non vuol far parte della comunità dei fedeli? La Chiesa non prevede l'istituto delle dimissioni », e al paradosso di Battaglia: < Signori giudici, se c'è giurisdizione c'è anche condanna ». Queste, abbiamo detto, le ragioni dsi difensori dello Stato di diritto. Ascolteremo ora, con eguale serenità, quelle della Chiesa, quelle del Pubblico Ministero e quelle della sentenza. Convinti di star assistendo ad una discussione che, comunque si concluda, è destinata a scrivere un'altra parola nella millenaria vicenda dei rapporti tra i due poteri, civile e religioso. Enzo Forcella

Persone citate: Battaglia, Bellandi, Botti, Fiordelli, Fortini, Leopoldo Plccardi, Piccardi

Luoghi citati: Firenze