"Il processo ha dimostrato che Faletto uccìse Codecà,,

"Il processo ha dimostrato che Faletto uccìse Codecà,, Arringa della Parte Ciwile davanti alla Corte d'Assise di Torino "Il processo ha dimostrato che Faletto uccìse Codecà,, L'avv. Gillio elenca le prove contro i'imputato - Le confessioni fatte a Vi nardi e Camia sono avvalorale dalle circostanze risultate dal dibattimento - Vinardi non potè osservare bene l'arma omicida - La nobile figura.della vittima come uomo e come tecnico Alla Corte di Assise di Torino, dove si discute il processo contro G'useppe ^ ." <t« ha parlato, ieri mattina l'avv. Guglielmo Giilio, patrono di parte civile per il delitto. Còdecà. Nel pomeriggio Tavv. Mario Dal Fiume ha concluso le arringhe di parte civile per gli episodi che si riferiscono al periodo partigiano. Lunedì ancora sul caso Codecà parlerà l'avv. Orazio Quaglia e per martedì è attesa la requisitoria del P. M: dott. Riccardi. Se sufficientemente manifesta è la colpevolezza del Faletto nelle uccisioni compiute tra il 1944 ed il 1945 — anche perché lui stesso le ha ammesse in udienza pur cercando diverse giustificazioni che nel corso del processo hanno avuto ferme smentite — l'assassinio dell'ing. Eleuterio Codecà si presenta, tra tutte le imputazioni, la più difficile da risolvere. L'istruttoria dibattimentale ha dato valido conforto ai molti indizi raccolti nel corso delle indagini contro l'imputato, ha lasciato tuttavia dubbi e lacune di cui approfitterà la difesa. La discussione degli avvocati della parte civile e dei difensori servirà a valutare e chiarire alla luce del buon senso e del diritto «tutti gli elementi emersi, aiutando la Corte nel suo compito di esprimere un giudizio. La lunga eppur sintetioa arringa dell'avv. Gillip si è chiusa con queste parole: « In piena coscienza noi manteniamo ferma la nostra costituzione di parte civile perché siamo convinti che l'assassino dell'ing. Codecà è l'attuale imputato Giuseppe Faletto. La sua personalità, il suo comportamento 10 indicano come un delinquente dei più tristi. E' uh dovere della giustizia togliere dalla società simili tipi, capaci delle azioni più abiette ». Ha aggiunto: « Noi siaiho contro la pena di morte, non foss'altro perché determina una condanna irreparabile: però ci chiediamo se uomini come questi non meriterebbero di essere giustiziati su una pubblica piazza ad ammonizione per i tristi, a conforto per gli onesti ». L'arringa è stata divisa in tre parti: nella prima si è lumeggiata la figura del Faletto attraverso la sua condotta del tempo di guerra è dell'immediata'" dopoguerra nella seconda si è fissata la personalità dell'ing. Codecà, Infine nella terza sono stati presi in esame tutti gli indizi a carico dell'imputato per dimostrare che essi offrono una prova tranquillante della sua colpevolezza. Tralasciamo, perché già altre volte ripetute, le uccisioni del periodo partigiano. Aggiungiamo soltanto due episodi poco noti. Pur godendo di facili amori con giovani alle quali donava anelli è preziosi tolti alle sue vittime, il Briga a Pianezza la notte del 25 ottobre 1944 con uno della sua banda entrò nella casa di due donne anziane, una vedova di 52 anni e la madre di 75 an ni. Con la minaccia delle armi costrinse la vedova a soggiacere mentre la vecchia madre assisteva inebetita. Dopo la Liberazione si arruolò nella <polizia del popolo» di Pianezza e subito approfittò per compiere una estorsione $. carico di un contadino minacciandolo di « portarlo in montagna» (e ben si sapeva che cosa volesse dire) e rapinando due anziani coniugi di tre orologi e di 80 mila lire dopo essere entrato nella loro abi fazione con la scusa di cercare fascisti nascosti dentro i cassetti dell'armadio o nei bauli della biancheria. «Ecco — ha detto l'avv. Gillio — ecco l'uomo che si presenta al giudizio della Corte. Uccise, rapinò, violentò e ne trasse vanto, si gloriò di essere 11 " boia " della vai di Susa apertamente ammise di meritare la qualifica di criminale che da più parti egli sapeva che gli veniva mossa. Soltanto un tipo come Faletto poteva uccidere l'ing. Codecà. Perché lo ha ucciso? Quale la causale del delitto? L'ing. Codecà era direttore della Spa Si era laureato a Grenoble, nel 1926; subito èra stato assunto alla Fiat e destinato alla filiale di Bucarest in Romania. Nel 1935 passò alla Deutsche Fiat di Berlino e colà rimase sino alla fine del 1943 quando venne richiamato in Italia, a To rino. Dal duro difficile periodo di guerra uscì a fronte alta nessun procedimento di epura zione si ebbe nei suoi confronti ma neppure presentarono denunce o richieste di accertamenti di natura politica partiti, organizzazioni sindacali, privati. Nel 1946 fu addetto al reparto esperienze autoveicoli Lingotto e nel marzo del 1950 destinato alla direzione dello stabilimento Spa. « Come dirigente di complesso industriale in quel periodo egli dovette fronteggiare agitazioni a sfondo politico » ha continuato l'avv. Gillio. Ed ha aggiunto: « Un giorno un gruppo di operai urlò sotto le sue finestre che " presto ci sarebbe stato un altro funerale ", perché egli aveva concesso la sai ma di un dipendente, caduto sul lavoro, ai famigliari che la avevano chiesta per i funerali religiosi, mentre la commissione interna, di proprio arbitrio aveva predisposto per i fune rali civili. < Tutte le indagini, le più minuziose, si può dire le più assurde, furono condotte per cer¬ cutladadnasdcntmgmvAumt care nel campo dei suo lavoro un movente- del delitto. Nulla fu trovato. Unanime il giudizio di lui come tecnico competente appassionato, onesto nei suoi doveri verso la Società che lo aveva elevato al posto ambito di comando. E nulla fu trovato nella sua vita privata: nel '32 aveva sposatq a Bucarest, la signora Elena Piasescki, suddita rumena di origine polacca. I rapporti tra i coniugi erano buoni — lo afferma la sentenza istruttoria — egli si dimostrava affezionato alla moglie ed in modo particolare all'unica figlia Graziella che ora ha diciott'anni «Signori della Corte: abbiamo visto il Faletto, abbiamo visto l'ing. Codecà — così nella sua arringa l'avv. Gillio. — Alla domanda: "Perché lo ha ucciso?" rispondiamo: "Per motivi abietti, perché l'imputato è un sanguinario". Basti pensare alla facilità con cui accettò di uccidere il prof. Valletta, senza voler compensi. Nei colloqui di Druent, allorché egli si dichiarò colpevole del delitto Codecà, offerse anche la causale. Ecco le sue parole: "Codecà voleva andare In America per vendere l'Italia agli americani. Ed io ce l'ho mandato". Miseria morale ignoranza, sete di sangue armò la mano dell'assassino. Sono ancora sue parole: "Sono dei criminali, ogni tanto bisogna farrte fuòri qualcuno"». ' Le prove che il Faletto uccise l'ing. Codecà? Innanzi tutto là sua confessione. La confessione è sempre la regina delle prove. Rifacendosi ad una abbondante giurisprudenza, l'avv Gillio ha ricordato 11 pensiero della Suprema Corte, che la confessione, anche se ritrattata, offre valida prova di colpevolezza se non viene smentita dal fatti. C'è stata la confessione delle tre cene di Druent: nel poco che si è potuto apprendere dal nastro magnetico, così mal usato dal capitano Noto, emergono le parole con. ìe quali il Faletto si accusa o meglio si vanta di quel delitto, dà una spiegazione, precisa di non aver avuto alcun compenso, come nessun, compenso pretendeva per uccidere il prof. Valletta. E prima ancora, la confessione resa al Vinardi due giorni dopo il delitto nella osteria di corso Principe . Oddone, quandi; - gli rammostrò ' la pistòla con la frase: «Toccale ancora calda». E nella primavera del '54 la confessione al Camia, in una osteria di Porta Palazzo, quando lo sconsigliò di offrirsi come sicario a qualche partito per un delitto politico, perché la sua esperienza gli aveva insegnato che molto promettono, ma nulla danno: « Io sono stato già bruciato una volta» e precisò « la volta di via Villa della Regina». Che ci sia stata la confessione al Camia abbiamo le dichiarazioni di questi, testimone giurato. Che ci sia stata quella al Vinardi abbiamo una prova: Vinardi ne parlò al maresciallo Carratù e il maresciallo si segnò il nome di Briga'su un foglio. Circostanza 'affermata dalla perizia grafica Tanto che il Faletto venne fermato, trattenuto alcuni giorni, e poi rilasciato perché, a giudizio di un brigadiere, tipo incapace di commettere atti di sangue. ! La colpevolezza del. Faletto èra stata confermata, durante il processo ed appariva sicura sino a quando non si arrivò alla strana perizia balistica. Aveva detto 11 Vinardi di aver visto nella borsa una pistola Beretta, ora si sa che il proiettile che uccise l'ing. Codecà non potè essere sparato da una pistola di quella Casa perché divèrsa la rigatura. Il superperito, venuto da Gardone Val Trompia, si disse quasi certo che il colpo fu sparato da una P. 38 tedesca. Per l'avv. Gillio la perizia e superperizia balistica lasciano la situazione immutata. Ha riletto le dichiarazioni rese dal Vinardi in istruttoria. Costui spiegò che la borsa del Faletto era chiusa con due cinghietti, che gliene sfilò uno so¬ c lo ed alzò un lembo del coperchio facendogli intravvedere nell'oscurità la pistola. Il Vinardi credette che fosse una Beretta: « Ma possiamo ritenere, che egli abbia'visto, fotografato in quell'attimo? Provate a ripetere la mossa del Faletto — ha invitato l'avvocato Gillio — e poi mi direte che cosa può aver visto il Vinardi ». Non si dimentichi che nell'osteria c'era gente. Tutti noi sappiamo come sia facile veder male e credere d'aver visto bene. La lunga arringa dell'avvocato Gillio è terminata a mezzogiorno. Egli ha messo a fuoco l'intera causa. L'avv. Dal Fiume, che ha preso In parola nel pomeriggio, come parte civile per l'episodio Maggi e l'episodio Trussone, ha detto: «Tutto quello che era possibile trar fuori l'avv. Gillio lo ha tratto, lasciandomi senza argomento ». Ciononostante l'oratoria ,a volte tragica a volte sarcastica, dell'avv. Dal Fiume, ha interessato la Corte per l'intero pomeriggio. Se l'avvocato Geo Dal Fiume giovedì aveva illustrato il processo dal punto di vista del diritto, il padre si è dilungato per ricordare i fatti nella loro crudeltà, nella loro inutilità. E' stato tremendo nell'accusare il Faletto, contrapponendo alla ferocia dell'imputato la sofferenza dei morti, il pianto del vivi. Giuseppe Faletto non era in aula. Già aveva fatto sapere che 'non avrebbe udito le ar¬ ridemPsuAdtoabmcadsutar.vadoremnInq« sesieci pgfaatelohmpa■ iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiirtitiiiiiiiiiiiiiiiiiiii ringhe dell'accusa privata. Ha detto che non ci sarà neppure martedì alla requisitoria del P.M. Verrà invece a sentire i suoi due difensori. Giovanni Trovati Era a letto con /'influenza