La data delia chiamata alle urne verrà decisa nei prossimi giorni

La data delia chiamata alle urne verrà decisa nei prossimi giorni La data delia chiamata alle urne verrà decisa nei prossimi giorni Colloqui e sondaggi dì Gronchi e Zoli - «Pazientate - dichiara Tambroni ai giornalisti - tra poco saranno risolti tutti gli enigmi» - i d.c. puntano sul mese di maggio Roma, 18 febbraio. « Vi assicuro — ha detto stamane Tambroni conversando con i giornalisti — che non conosco ancora la data delle elezioni ». Tambroni come Ministro dell'Interno è l'uomo che ha la maggiore responsabilità dell'andamento della campagna elettorale e, quindi, che deve meglio conoscere la situazione. Ma l'incertezza che anche lui dimostra sull'argomento non deve stupire. Può darsi — è anzi molto probabile — che alla fine del mese corrente o agli inizi del prossimo le Camere vengano sciolte e le elezioni indette per una delle domeniche di maggio. E', però, questa una decisione che spetta al Presidente della Repubblica, subordinata a quella che il Senato dovrà prendere il 25 sulla riforma del proprio ordinamento. Non v'è altro da fare, quindi, che rimettersi a queste prossime scadenze, accettando la raccomandazione dello stesso Tambroni che, concludendo la schermaglia con i giornalisti, ha detto: « Pazientate, tra pochi giorni saranno risolti tutti gli enigmi ». Attorno a questi enigmi hanno continuato anche oggi a consultarsi i principali uomini politici. Il Presidente del Consiglio ha avuto un colloquio con Me'rzagora e vari abboccamenti con esponenti del suo e degli altri partiti; Bucciarelli-Ducci (una specie di plenipotenziario dei democristiani) si è incontrato con Pacciardi, Saragat e Malagodi; lo stesso capo dello Stato ha proseguito il suo giro di consultazioni ufficiose ricevendo, su loro richiesta, i capigruppo missini. I problemi — è stato già detto, ma giova ripeterlo — sono sostanzialmente due, strettamente collegati l'uno con l'altro. Occorre in primo luogo stabilire se è preferibile aumentare il numero dei senatori, rinviando alla prossima legislatura la decisione sulla riduzione della durata dell'assemblea, o se, nell'impossibilità di accordarsi su questo secondo punto, non convenga lasciare anche per il resto le cose come sono. I socialisti, i comunisti, i repubblicani vorrebbero aumentare il numero, senza decidere sulla durata (è il « compromesso Merzagora », sostenuto anche da De Nicola); tutti gli altri hanno finito, invece, per condividere la tesi dei democristiani: « O ci accor¬ diamo su tutto o non decidiamo su niente ». Le voci sull'estensione della riforma vanno collegate ed interpretate alla luce dell'altro problema, che è quello dello scioglimento. Tutti lo vogliono, ad eccezione dei comunisti. E anche l'opposizione dei comunisti è più tattica che sostanziale: si preoccupano, in parole semplici, di precostituirsi un alibi per poter accusare, a scioglimento deciso, i democristiani di sopraffazione ed i socialisti di « aver tenuto bordone a Fanfani », come hanno scritto sull'ultimo numero di Vie Nuove. Ma se tutti sono d'accordo nel sollecitare da Gronchi lo scioglimento, perché tanti contrasti? Perché gli uni lo vogliono con la « riforma parziale» e gli altri senza. I democristiani temono che il problema della riduzione della legislatura senatoriale, una volta accantonato, non venga più risollevato; i socialisti e i comunisti puntano, di contro, proprio su questa prospettiva. Al di sopra di tutti, infine, c'è la posizione di Gronchi: che, pur essendo disposto, in linea di massima, ad accordare lo scioglimento, vorrebbe che ci bì arrivasse quanto è più possibile di comune ac cordo per evitare l'accusa di aver favorito una parte contro l'altra. Come si è detto, la decisio ne è questione di giorni. Se le due Camere verranno sciolte, il relativo decreto verrebbe di ramato al più tardi nella pri ma decade di marzo. Le eie zioni si dovrebbero tenere, secondo la legge, « entro settanta giorni » dalla chiusura, del Parlamento, con un limite minimo di quarantacinque giorni, che è il termine fissato per la presentazione delle liste dei candidati. Poiché per la metà di maggio è già in program ma il viaggio di Gronchi a Londra, bisognerebbe sceglie re la data delle votazioni o im mediatamente prima o imme diatamente dopo. I democristiani tengono molto che essa cada in maggio: per aprile, c'è ormai poco tempo, giugno ricorda troppo il fallimento del meccanismo elettorale escogitato per le elezioni del '53 e maggio* infine è il « mese mariano » le cui varie manifestazioni religiose — come francamcrte riconosceva oggi l'on. Facchin — possono dare una mano alla propaganda DC. e. f.

Luoghi citati: Londra, Roma