Il bandito Toninato catturato mentre tenta di fuggire seminudo

Il bandito Toninato catturato mentre tenta di fuggire seminudo Il bandito Toninato catturato mentre tenta di fuggire seminudo Ferito e arrestato anche il suo luogotenente dopo una fitta sparatoria - L'operazione dei carabinieri a S. Pietro di Cavarzere dove i due s'erano rifugiati - All'arrivo dei militi si buttano da una finestra ma vengono bloccati (Dal nostro corrispondent») Mestre, 17 febbraio. Da questa mattina, i due maggiori esponenti della malavita veneta sono nelle mani della Giustizia. L'operazione di polizia, condotta dai carabinieri di Mestre, si è conclusa con esito positivo. Si voleva giungere all'arresto di Adriano Toninato, il Giuliano della Valle Padana, e con sorpresa si è riusciti a snidare, oltre al Toninato naturalmente, anche un altro bandito, Giovanni Coccato, braccio destro del T«ninato, il vero cervello — a quanto si dice — della gang di fuorilegge. L'operazione è nata quasi per un caso fortuito. Militi della Guardia di Finanza, appostati lungo la statale triestina alla ricerca di contrabbandieri di sigarette, dovevano inseguire due automobili che non avevano obbedito al segnale di fermarsi. Si trattava di una Alfa super e di una « 1100 ». Vistasi raggiunta, la « 1100 » si fermava e si poneva di traverso alla strada proteggendo in tal modo la fuga dell'auto più veloce. Gli occupanti della macchina scendevano precipitosamente e fuggivano per la campagna per cui i finanzieri sequestravano l'automobile rimanendo sbalorditi nel trovarvi dentro un vitello vivo e una quarantina di forme di formaggio. Non si trattava di merce di contrabbando, ma di refurtiva. Risultò poi che presso un noto caseificio di Jesolo era stato commesso quella notte il furto del formaggio e presso Musile di Piave quello del vitello. La guardia di finanza cedeva allora il passo ai carabinieri, i quali perquisendo l'auto trovavano un cappello con le iniziali G.F.; veniva Individua¬ to il cappellaio che lo aveva venduto e sorgeva il sospetto che l'acquirente fosse Giuseppe Favaron, di 23 anni, fratello dell'amante del Toninato. Si decideva di agire mettendo in azione un servizio già predisposto da diverso tempo. I carabinieri erano riusciti a compilare infatti un elenco di 26 persone che risultavano sospette di favoreggiamento nei confronti del Toninato. Nella notte fra il 7 e 1*8 febbraio scorso, i militi irrompevano in 26 abitazioni oltre quella del Giuseppe Favaron che in quell'occasione venne arrestato. Il risultato fu abbastanza soddisfacente. Presso il Favaron venne trovata della merce risultata frutto di alcune rapine commesse nella zona di Mestre e Padova. Anche in .altre case fu trovato del materiale sospetto. Il Favaron venne lungamente interrogato. Confessò di aver partecipato — assieme al Toninato e al Coccato — al furto di Jesolo e a quello di Musile di Piave. Inoltre faceva il nome di Renato Maniero, residente a Liettoli di Campolongo Maggiore, che una volta fermato accusava anche Placido Matterazzo, pure da Liettoli, indicato quale fraterno amico del Toninato. Nella casa del Matterazzo si rinveniva altro materiale risultato poi proveniente dalle due rapine di Spinea e Chirignago. Anche il Matterazzo fu fermato e quindi arrestato. Si seppe che la sorella Jole aveva avuto dei contatti con la gang per cui veniva a sua volta fermata. Preoccupato per la sorte della giovane, interveniva il suo fidanzato mettendosi a disposizione del (Carabinieri e fornendo cosi ulteriori particolari. Questa serie di fermi e perquisizioni aveva un valore notevole per la cattura dei due fuorilegge. Il Toninato si vedeva minacciato di momento in momento e decideva di riparare a Curtatone, in provincia di Mantova, presso 1 genitori del MncdzscanIpatditdmsdc Milani. Een presto anche qui non si sentiva tranquillo e decideva di fuggire a San Pietro di Cavarzere prima e nella frazione Delfino poi, presso la ca sa dell'agricoltore Gino Con con. Ieri mattina una « 1900 », con a bordo il brigadiere Luigi Menanno, il brigadiere Sante MiIan e il milite Antonio Basilei partiva alla volta di Mantova alla ricerca del Toninato. Sapu to che il bandito si era trasferito da poche ore in provincia di Venezia, i due brigadieri e il milite ripartivano immediatamente nella speranza di poterlo raggiungere lungo la strada. I tre tutori dell'ordine non dormivano da due giorni, erano stanchissimi e ad un certo momento il Menanno, colto dal sonno mentre era al volante della macchina, era vittima di un incidente stradale risoltosi per fortuna senza gravi conseguenze. Solo il Menanno rimaneva illeso, il Milan e il Basile venivano condotti all'ospedale civile di Padova, ma nella tarda serata di oggi ne sono stati dimessi. Il brigadiere Menanno senti¬ va che ormai era questione di ore e trasmetteva per telefono n cifrario segreto un messaggio al collega Dino Ferrari. Venivano subito informati il capiano Mazzeo e il tenente colonnello Cappelli. Veniva disposto l servizio di questa mattina. Alle 6,45 tre automezzi dei caabinieri giungevano da tre diezioni dinanzi alla casa del'agricoltore Gino Concon. Erano presenti il tenente colonnello Cappelli, il capitano Mazeo e 11 brigadiere Ferrari. Non appena 1 carabinieri scendevano dalle camionette, da una finestra del pianterreno saltavano all'esterno due uomini. Biogna precisare che i carabinieri erano convinti di aver a che fare soltanto con il Toninato; il Coccato era stato segnalato In altra zona. Uno dei due era In mutande e disarmao, l'altro vestito completamene e armato di una rivoltella automatica. L'uomo in mutande, piccolo e con le gambe core fuggiva disperato. Il brigadiere Ferrari, indicandolo con a mano, gridò: < E' lui! Fate uoco! ». A questo punto l'ometto si arrestava di scatto e volgendosi supplicava: «Non ammazzatemi, per carità! ». Contemporaneamente alzava e mani. Il brigadiere Ferrari, Intanto, aveva urtato con la fronte contro un reticolato e s'era prodotto una ferita. Ciò nonostante non si fermava. Poco dopo si trovava dinanzi al bandito, all'uomo che aveva terrorizzao per oltre dieci anni le pacifiche popolazioni venete; gli si avvicinava e gli applicava le manette. Il Coccato si era piazzato a ridosso di un mu retto facendo « cantare » la rivoltella automatica. I militi erano 25; solo quattro erano mpegnati con il brigadiere Ferrari; tutti gli altri avevano subito capito che il pericolo veniva dall'uomo vestito, non da quello in mutande. Alcune scariche di mitra venivano sparate in direzione del Coccato. Due pallottole hanno colpito il bandito: una al femore destro e 'altra ad una caviglia. Il Coccato cadeva riverso urlando: «Maledetti, non ammazzatemi, che a casa ho sette figli! ». Cadendo aveva perduto la rivoltella. Con un balzo due carabinieri gli erano sopra. Venti minuti dopo si trovava in una stanza del reparto chirurgico dell'ospedale civile di Cavarzere piantonato da 20 carabinieri. Il Concon, il figlio Bruno e il nipote Antonio Mattiazzi sono stati tratti in arresto per favoreggiamento. a. 1. lo tsAdriano Toninato fotografato poco dopo il suo arresto (Tel.)