Scoppia il grisù in fondo alla zolfatara Otto minatori morti e più di 60 feriti

Scoppia il grisù in fondo alla zolfatara Otto minatori morti e più di 60 feriti Incendi e crolli in una galleria, 300 metri sotto terra9 presso Co Ita ni ssetta Scoppia il grisù in fondo alla zolfatara Otto minatori morti e più di 60 feriti Trenta degli infortunati perderanno forse la vista, altri cinque sono in condizioni disperate - La sciagura è accaduta nella «Nuova Gessolungo»: in quella vecchia erano rimasti sepolti cinquantaquattro operai - Il disastro di ieri è stato provocato dalla esplosione d'una mina-Gravi parole di un deputato al Parlamento siciliano sulla attrezzatura tecnica delle miniere (Nostro servizio particolare) Caltanissetta, 14 febbraio. Un forte bopto n . "-uassato stamane alle sette e un quarto il suolo nel quale si aggrovigliano le spire della miniera di zolfo Gessolungo; nello stesso tempo una vampata si è scagliata in aria dall'ingresso della galleria, seguita da vortici di fumo nero. Era il segno che una sciagura, provocata da una ' esplosione di grisù, era avvenuta nelle profondità della zolfara. Gravissima sciagura. Otto sono i morti, più di sessanta i feriti; e di essi, alcuni sono in condizioni disperate. Questi sono i nomi delle vittime: Giuseppe Gammarata di 42 anni; Antonio Cusumano di 23; Cateno Rodano di 54; Angelo Furioso di 50; Cataldo Nicosia di 35; Michele Arnone di 21; Carmelo Vittorioso di 37; Francesco Jacono di 29. Quasi tutti sono morti bruciati dalla vampata della esplosione, qualcuno è rimasto soffocato dalle esalazioni di ossido di carbonio. Tutti i sopravvissuti sono colpiti dalle esalazioni tossiche; metà di essi hanno riportato inoltre gravi ustioni agli occhi con lesioni della cornea. Qualcuno è stato ferito dalla caduta di massi dalla vòlta delle gallerie, provocata dallo scoppio. La miniera Gessolungo è una delle più importanti e produttive miniere di zolfo della Sicilia. Occupa .oltre trecento minatori suddivisi in tre turni che si susseguono nei vari livelli fino a trecento metri di profondità. Viene chiamata Nuova Gessolungo per distinguerla da una vecchia miniera omonima chiusa all'inizio del secolo a causa d'un gravissimo disastro. Uno scoppio di grisù seppellì neile sue profondità i corpi di 54 minatori. Non fu possibile recuperarli, la miniera rimase il loro cimitero e venne abbandonata. Il grisù viene chiamato < il boia >. Il 20 agosto dello scorso anno nella vicina miniera Trabla-Tallarita uno scoppio di grisù uccise nove minatori e ne 'feri dieci. Tre salme sono rimaste sepolte fra i massi di zolfo. • Per combattere il terribile nemico, la miniera Nuova Gessolungo era dotata d'un grisùmetro, un moderno apparecchio che permette di segnalare la presenza di grisù misurandone il quantitativo. Inoltre nelle varie gallerie sono distribuite delle lampade-spia a benzina, accese in permanenza; particolarmente osservate in procinto del brillamento di mine. Le lampade segnalano la presenza di gas allungando la fiamma, che assume anche un inconfondibile colore azzurrognolo. Nella galleria dove è awenu' ta la sciagura né i grisùmetri né le lampade-spia hanno segnalato l'esistenza di gas. Le lampade sono rimaste accese ininterrottamente dalle 15 di ieri alle 7 di stamane, e i due operai addetti alla loro sorveglianza per i turni che vanno dalle 15 alle 23 di ièri e dalle 23 alle 7 di stamane, poco prima cioè della sciagura, hanno affermato di non aver notato nulla di anormale. Questa mattina alle 6,45 una squadra di un'ottantina di minatori era appena scesa al posto di lavoro servendosi di vari montacarichi. Essa si era distribuita a oltre trecento metri di profondità, per continuare il lavoro, già iniziato, di tracciamento del nono livello. Il programma della mattinata doveva cominciare col brillamento di alcune mine, di cui erano già stati preparati i fornelli, le.cariche, gl'inneschi, lo apparecchio per il comando elettrico a distanza. Il grisùmetro non aveva segnalato la presenza di gas; analoga assicurazione diede l'operaio addetto alla sorveglianza delle lampade-spia. Tutto regolare. Gli uomini, già sistemati negli appositi cunicoli di protezione, si prepararono alla consueta esplosione delle mine. Il caposquadra diede al fuochiere Diego Nicosia l'ordine di dare micio al brillamento delle mine, Il fuochiere è stato la prima vittima. Aveva da poco ripreso il lavoro, appena convalescente da uno scoppio di grisù che un paio di mesi fa gli aveva prodotto varie ustioni. Nicosia abbassò la leva del primo contatto, la mina scop piò regolarmente. Abbassò la seconda, la terza, e avvenne il finimondo. Una vampata acce cante, una mortale lingua di fuoco investì gli' uomini che si trovavano più vicino; massi Incandescenti vennero lanciati come proiettili, altri si staccarono dalla vòlta e dalle pareti che crollavano. Un fumo acre, soffocante, micidiale, invase la galleria, avvolse gli uomini Il grisù non c'èra, al nono livello; gli apparecchi erano stati veritieri. Ma una- delle mine, si suppone, ha provocato uno squarcio in una parete ol tre la quale si era formata, inawertibile, una sacca di gri bù. La fiammata della mina successiva provocò la tremen da esplosione. Questa è la sola Ipotesi che riesca a dare una spiegazione del disastro. All'imbocco esterno della miniera si trovava il vicedirettore, ing. Grillo. Venne quasi investito dalla vampata che aveva percorso in un attimo 1 trecento metri di dislivello, venne avvolto da un'ondata di pulviscolo rovente e di fumo. Comprese istantaneamen te che cos'era accaduto nelle viscere di zolfo della miniera. Diede l'allarme, iniziò e dires se l'opera di soccorso. Ambu lapCGbtsinsrcsvsatncEllectmcdfsdcdmarsdrdlldtmsstpccvnnmgsUasq i e e i e o e o o lanze, medici, vigili del fuoco partirono immediatamente da Caltanissfc .ta per la Nuova Gessolungo, mentre una gabbia carica di minatori, che si trovava già al settimo livello, squassata dalla massa d'aria incandescente, veniva fatta risalire. Una prima squadra di operai scese coraggiosamente pochi minuti dopo, e già, fra il settimo e- l'ottavo livello, dovette domare un incendio. Prosegui dopo che il grisùmetro assicurò che in fondo non si trovava più gas e che quindi non c'era da temere il pericolo d'una nuova esplosione. E quando giunse si presentò la visione raccapricciante delle vittime semicarbonizzate, dei compagni ustionati, feriti, contorti dalla sofferenza, ansimanti per l'asfissia. Con la sollecitudine e con la cautela consentite dai luoghi e dall'angoscia del momento, i feriti furono trasportati alla superficie e avviati agli ospedali, medicati, assistiti. Era una catena ininterrotta di barelle, dì feriti. Più aumentava il numero dei feriti che venivano alla luce, più cresceva la speranza, e nello stesso tempo ci si rendeva conto della gravità della sciagura. Poi non vi furono più feriti, e ci si occupò dei morti. Pietà di loro e dei loro congiunti, e anche dì chi legge, se il loro stato non viene descritto. Bisogna parlare dei congiunti, delle mogli, dei figli, delle madri. Una folla pazza di disperazione si riversò all'ingresso della miniera, appena la notizia si diffuse in città. Visi piangenti, scarmigliati; nomi chiamati con angoscia; gemiti che salivano di tono fino a diventare ululati. Difficile trattenere quella folla che chiedeva notizie, che cercava tra i corpi martoriati, ed esplodeva' nella gioia o nella disperazione. Una sessantina dì minatori sono ricoverati in ospedale. Ustioni, fratture, sintomi di asfissia per aver respirato ossido di carbonio e grisù. Cinque sono in grave stato, e i medici temono di non riuscire a salvarli. Una trentina, colpiti alla cornea dalla vampata oda schegge di minerale, forse perderanno 'a vista, o totalmente o da un occhio. Le.autorità del governo centrale e di quello regionale e così quelle comunali sono immediatamente intervenute con telegrammi di cordoglio e con elargizioni di denaro alle famiglie delle vittime e .dei feriti. Hanno telegrafato il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio dei ministri, il presidente della regione siciliana. All'assemblea regionale, a Palermo, in assenza del presidente che si trovava a Roma, il vicepresidente ha commemorato le vittime e ha sospeso la seduta in segno di lutto. Gravi parole ha pronunziato all'assemblea regionale il presidente del gruppo parlamentare democristiano, on. Carollo t Non c'è dubbio — egli ha detto — che nelle nostre miniere manca probabilmeftte quella pcletctvtttllllllllnilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll perfetta attrezzatura tecnica che meglio potrebbe preservare la vita dei nostri minrtori. Ciò evidentemente non va addebitato a colpe di governi o di politici, ma certamente va anche collegato a tutta una tradizione penosa In cui si è andata trascinando la nostra industria mineraria dello zolfo ». Da ricordare che negli ultimi venticinque anni, 336 sono stati i morti nelle miniere di Caltanissetta. Dolorosa la situazione in tutte le miniere. E' di ieri la dichiarazione fatta al parlamento halsfi. dall'ex-mlnatore Noci Duvivler, deputato socialcristiano, a proposito dell'Inchiesta sull'incendio che provocò la sciagura di Marcinelle, in Belgio: «Tutto quello che è accaduto si poteva prevedere: per questo la catastrofe è estremamente grave >. Forse anch^ a CaJtanlssetta la sciagura poteva essére preveduta, ed è avvenuta per insufficienza di mezzi di sicurezza. L'ipotesi della sacca di grisù liberata e fatta esplodere dalla mina non è che un'ipotesi, che soltanto l'inchiesta potrà convalidare. Intanto i parenti delle vittime piangono 1 f. g. iiMUiiiiiiiiMiiiiiiiiinimmiiiiiimiiiiiminm I I familiari del minatori morti attendono angosciati dinanzi alla miniera di Gessolungo Hiiiiniiiiu

Persone citate: Ambu, Angelo Furioso, Antonio Cusumano, Carmelo Vittorioso, Carollo, Cataldo Nicosia, Francesco Jacono, Giuseppe Gammarata, Michele Arnone

Luoghi citati: Belgio, Caltanissetta, Nicosia, Palermo, Roma, Sicilia