Gaillard afferma: Aiutando i ribelli algerini la Tunisia si era messa in stato di belligeranza

Gaillard afferma: Aiutando i ribelli algerini la Tunisia si era messa in stato di belligeranza L'Assemblea concede la fiducia con 339 voti contro 179 Gaillard afferma: Aiutando i ribelli algerini la Tunisia si era messa in stato di belligeranza II Presidente del Consiglio non chiarisce se l'ordine della rappresaglia sia stato impartito dal Governo - I socialisti chiedono che vengano precisate le responsabilità - Silenzio mentre parla il comunista Duclos; violenta reazione dell'estrema destra all'intervento di due deputati raendesiaui Il Ministro degli Esteri Pineau smentisce di aver ammesso che era stato compiuto un "grave errore,, - La drammatica discussione nella notte (Dal nostro corrispondente) Parigi, 11 febbraio. AI termine del dibattito, l'Assemblea nazionale ha approvato con 339 voti contro 179 un ordine del giorno in cui " « deplora le vittime civili e, udite le dichiarazioni del governo, gli accorda la fiducia». All'inizio della seduta notturna, dopo una polemica fra Pierre Mendès-France e Georges Bidault, relativa soprattutto agli avvenimenti di alcuni anni fa in Indocina, è salito alla tribuna Felix Oaillard, il quale ha riassunto la storia delle trattative che si sono svolte fra il suo governo e Burghiba, rivolte a ristabilire l'amicizia tra la Francia e la Tunisia, e a riprova delle sue affermazioni ha letto alcuni brani di. lettere che aveva in¬ viato al presidente della repubblica tunisina. Ha messo poi in evidenza che tutti i tentativi francesi sono stati ostacolati dall'appoggio che Burghiba ha sempre dato ai ribelli algerini. Il Presidente del Consiglio ha ricordato numerosi episodi che dimostrano come la Tunisia non sia mai stata neutrale e come il suo atteggiamento abbia costantemente alimentato la rivolta contro la Francia. Passando poi a parlare dell'incidente che era oggetto della discussione in corso, Oaillard ha detto che Sakiet era diventato, a 1500 metri dalla frontiera, un centro im-, portante della ribellione 'algerina, ed ha elencato tutti gli incidenti che sono avvenuti durante gli ultimi mesi nella zona. i n o 1 o e e Gaillard ha accennato, in un inciso, che il comando locale ha ordinato la risposta alle provocazioni provenienti da Sakiet, ma non ha detto se il comando locale ha agito dietro ordini superiori o di propria iniziativa. Ha affermato però che il governo francese ha sempre avvertito Tunisi dei gravi rischi che correva tollerando la pericolosa situazione delle sue frontiere, ma non ha mai ottenuto soddisfazione. « Potevamo ordinare all'esercito di rimaner fermo, le braccia incrociate, senza rispondere t » ha chiesto allora il Presidente del Consiglio: <La Tunisia si era posta da sé in stato di belligeranza contro di noi ». A conclusione del suo discorso, che ha eluso in gran parte le domande che gli erano state rivolte nel pomeriggio, Gaillard ha detto che la Francia non ha nessuna intenzione di compromettere la indipendenza della Tunisia e ha dichiarato che il governo francese € formula il voto che il governo tunisino non trascinerà il suo popolo in un'avventura di'cui sarebbe la prima vittima ». Le dichiarazioni del presidente del Consiglio sono state giudicate insufficienti dal gruppo parlamentare socialista, il quale ha dichiarato che non avrebbe votato la fiducia al governo se questo non avesse precisato le responsabilità del bombardamento di Sakiet e non sì fosse impegnato a risarcire i danni subiti dalle vittime civili. Bette interpellanze erano state presentate sul bombardamento di Sakiet dagli esponenti dei gruppi parlamentari, e gli oratori che le hanno svolte hanno insistito principalmente affinché il governo facesse conoscere j3hÉ_ abbia preso ^ini-/j ziativa del grave incidente. Il primo a prendere la parola è stato Jacques Duclot, che ha svolto la sua interpellanza mentre un angoscioso silenzio gravava sull'emiciclo: nessun deputato di destra ha interrotto il capo del partito comunista, ciò che nel Parlamento francese non accadeva più da diversi anni, ed il fatto nuovo ha dato subito la misura dell'imbarazzo in cui si trovavano tutti i gruppi. L'unico interruttore è stato il Ministro degli Esteri il quale ha chiesto la parola per smentire ancora una volta l'intervista pubblicata da Joseph Alsop sul New York Herald Tribune. Quella intervista lasciava capire che esistono divergenze all'interno del governo perché, secondo quanìo ha riferito il giornalista americano, Pineau gli avrebbe detto che nessuna azione di quel genere « è stata autorizzata dal go verno francese». Il comunicato pubblicato dal comando francese in Algeria afferma che soltanto obiettivi militari sono stati colpiti; invece Pineau avrebbe detto ad Alsop che tnon c'è dubbio che il villàggio è stato distrutto nella quasi totalità, anche se, bene inteso, gli obiettivi militari sono stati pure distrutti». Alla smentita di Christian Pineau era però seguita immediatamente una controsmentita di Joseph Alsop, pubblicata dai giornali parigini, nella quale il giornalista americano affermava: < Malgrado il mio grande rispetto per il ministro degli Esteri, non pos,so ritirare una sola delle parole che gli hcfvvccsffdsppfsiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiitii ho attribuito, e respingo Pac-\ccusa secondo la quale avrei fatto cattivo uso di una conversazione essenzialmente privata ». Il ministro degli Esteri ha colto perciò l'occasione dell'acc&nno alla contrastata intervista, che Jacques Duclos aveva fatto nel suo discorso, per affermare davanti al Parlamento di avere ricevuto Alsop, ma dLjion avergli detto le narole da lui 1 riferite. Nel fàrè^qùe^ sta dichiarazione, il Ministro ha anche aggiunto: < Zia stampa americana deforma spesso le mie affermazioni e da ciò dipende se l'opinione pubblica degli Stati Uniti è così male informata sugli affari della Francia ». Questa ridda di smentite, insieme alle contraddizioni fra il rapporto sui fatti diramato dal Comando delle forze militari francesi in Algeria e le dichiarazioni dei numerosi testimoni che hanno visitato Sakiet dopo il bombardamento, hanno contribuito ad appesantire lo. discussione, specie quando, dopo Duclos, ha preso la parola il deputato radicale mendesista Hovnanian, il quale, dopo avere affermato che < il bombardamento del villaggio tunisino fa pesare una grave responsabilità moz rale su tutta la Nazione », ha chiesto « rigorose sanzioni con tro i responsabili ». La richiesta è stata accolta dalle proteste dei deputati di estrema destra, che, contrariamente a ciò che avevano fatto col segretario del par t.iio comunista, hanno violen temente interrotto il deputato radicaleLa violenta reazione dei poujadisti e degli altri gruppi che rappresentano la punta più spinta del colonialismo nell'Assemblea Nazionale deve probabilmente essere messa in relazione con la notizia che Mendès-France ha avuto stamani un colloquio col Presidente del Consiglio, durante il quale sono stati trattati i problemi dell'Africa Settentrionale. La pos- iiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiitiitiiii sibilità che sr ripeta ciò che accadde dopo la catastrofe di Dien Bien Plvu, e che si cominci perciò a prospettare l'eventualità di un ritórno di Pierre Mendès-France, basta infatti a scatenare l'opposizione degh ambienti colonialisti. Tutti gli interpellanti hanno deplorato il bombardamento del villaggio tunisino, Deixonne, che ha parlato a noma dei aocjtfftsfv ♦ qualifanne-fiarte del Ministero Gaillard, ha detto di t sleEddsTr■ilmsft t manifestare-ttn sentimento di stupore e di dolore davanti alle circostanze dell'operazione ». Egli ha poi chiesto al governo di precisare le responsabilità del grave fatto e di definire la sua politica nei confronti della Tunisia. < Bisogna indennizzare le vittime civili — hà detto ■il deputato socialista —, altrimenti un torto irreparabile sarà ccfKsàfò all'idea dell'Africa ftanerpe >. La richiesta dei socialisti è stata oggetto di trattative durante la lunga interruzione della seduta, al termine delle quali l'aggiunta della formula « deplora le vittime civili » aggiunta all'ordine -del giorno che era già stato presentato, e le assicurazioni date dal presidente del Consiglio contro il ripetersi di incidenti dello stesso genere, hanno permesso al gruppo socialista e a quello democristiano di votare a favore del governo. Sandro Volta La Tunisia, già protettorato francese, è libera e sovrana dal marzo 1956; nei luglio 1957 fu proclamata la repubblica e Bourghtba, capo della lotta nazionale, divenne presidente. Non. è stato ancora raggiunto con la Francia il previsto accordo di « interdipendenza » e collaborazione. Il Paese si estende su 156.000 kmq. ed ha 3.800.000 abitanti (circa 65.000 Italiani). Povero d'acqua, conta su una limitata produzione agricola (cereali, olivo), abbondanza di ovini e caprini, talune risorsa minorarle (fosfati, ferro). La scarsità, di capitali «vii « deficit » della bilancia commerciale creano gravi problèmi I componenti il Corpo diplomatico in Tunisia ispezionano lo rovine del villaggio di Sakiet. AI centro, indicato dalla freccia, l'ambasciatore americano Lewis Jones (Telefoto)