Sullo schermo

Sullo schermo Sullo schermo Al Metro Cristallo: La mina, di 6. Bennati - Al Reposi : Quali tez, di H. Keller All'Ambrosio : Il dado è tratto, di G. Grangier In questi tempi di magra per il nostro cinema, merita un certo riguardo La mina, che Giuseppe Bennati ha diretto con la lindura e l'impegno dimostrati sin dal suo esordio con « Musoduro >. La vicenda, che ben sei sceneggiatori hanno ricavato da un soggetto dello stesso regista, intreccia e complica il dispettoso idillio tra il pescatore Stefano e la fiera Lucia con la minacciosa presenza di una mina, che < dragata > dalla rete di un peschereccio, è da Stefano ricuperata con una rischiosa immersione. Se non che 11 micidiale ordigno fa gola a un pescatore di frodo, soprannominato l'Ardito per le sue vantate, ma false, imprese guerresche, il quale, con l'aiuto del fratellino di Lucia, se n'impadronisce per cavarne l'esplosivo. Stefano accorre per impedire l'insensata Impresa, ma già l'incauto fanciullo ha smontato la mina e soltanto il volontario sacrificio dell'Ardito, che riscatta così un passato di menzogna e di viltà, fa salva la vita del bambino. Più che i caratteri, alquanto convenzionali, o la storia stessa, abbastanza stiracchiata allo scopo di dare ampiezza agli episodi, del resto di discreta presa, del ripescamento e dello scoppio della mina, sono da lodare in questo Slm la bella cornice del par. saggio (l'isola del Giglio e la costa tirrenica che la fron teggia), cui accresce sugge stione il grande schermo e. il colore, e la puntigliosa cura dei particolari (alcuni interni, la pesca, le figurine di con torno) che testimoniano di un serio sforzo produttivo e impediscono al lavoro di dare nell'abborracciato. Anche l'interpretazione non è dozzina le. Con alcuni attori spagno li, si tratta di una comprodu zione, compaiono Antonio Ci fariello, simpaticamente spac cone, Elsa Martinelli, tutta spigoli ma non incapace all'occorrenza di dolcezza, e il piccolo Giancarlo Zarfati, uno dei più promettenti frutti del vivaio del nostri minuscoli divi. Quan.cz è una cittadina di frontiera dove fanno tappa quattro banditi e . una donna che cercano scampo nel Messico con il frutto di una rapina. Ma il luogo è deBerto, tutti gli abitanti l'hanno abbandonato per timore degli Apaches. A costoro il traditore del gruppo vende i compagni, ma non sa che tra essi, e ignoto anche agli altri, vi è un celeberrimo < pistolero che sta fuggendo il suo triste passato di uccisore, e perciò ha giurato di non battersi più con nessuno. Promesse da marinaio. Saranno le circostanze stesse a indurlo a risfoderare la pistola per abbattere in duello il feroce capobanda, che minacciava di sterminare questo e quello. Quando poi gli indiani attaccheranno i superstiti, il generoso offrirà la propria vita affinché il più giovane dei banditi e la donna, traviati ma redimibili nell'amore, possano fuggire insieme. Diretto da Harry Keller in cinemascope a colori, il film segue la moda del < western! con velleità psicologiche, che in questo caso tuttavia non giovano alla vivacità dell'azione, senza che i suoi tormentati personaggi guadagnino di credibilità. Ma il ricalco è dignitoso e alcune sequenze non mancano d'efflca- dtncn0 0 e o s o r n a , l ; ., -. -'cia grazie anche al buon la . o o . à é ; ; o a voro degli interpreti fra i quali, con l'anziano Fred Mac Murray, ben figurano 1 giovani Sydney Chaplin e John Gavìn e scintillano, a fomentare sanguinose rivalità, i grandi occhi assassini di Dorothy Malone. * * Non fosse per Jean Gabin, ancorché costretto nel personaggio ormai dì maniera del gangster con scrupoli, figlio esemplare e fratello affettuoso, Il dado è tratto («Le rouge est mis ») nulla aggiungerebbe ai precedenti film della « serie nera >, molti dei quali, come questo, sono stati tratti dai romanzi di Auguste Le Bre ton. Basti dire che una rapi na apre il film e un'altra lo conclude quando di quattro banditi uno è ucciso dagli agenti inseguitori, un altro, preBO dal terrore, si costituisce e « canta >; e i due rimanenti, forBe per agevolare .il compito della polizia, si eliminano a vicenda in un finale che la ricerca dell'effetto spinge ai limiti del grottesco. La materia è trattata dal regista Gilles Grangier non senza abilità (e Gabin è pur sempre un ottimo attore) ma davvero non si può dire edificante: con singolare disinvoltura e con simulata imparzialità si continua a presentare i rapinatori come persone adorne di tutte le virtù possibili, salvo il piccolo difetto di non far nessun conto della vita altrui. TEATRO CARIGNANO — Continuano, con crescente successo, le repliche di « Bello di papà » di Marotta e Randone, nell'interpretazione di Nino Taranto e della sua Compagnia. TEATRO ALFIERI — Proseguono, tra vivi consensi del pubblico, le repliche di « Billl e pupe » con Bllli, il Quartetto Cetra e Mara Berni.

Luoghi citati: Isola Del Giglio, Messico